domenica 16 giugno 2019

Ringraziamenti

Così si conclude la breve campagna nel Sanctum Imperium, un piccolo gruppo di eroi, costituito da molti giocatori nuovi, ha portato a termine un'importante impresa, ma è stato tratto in inganno dalla malvagità delle persone.
Ringrazio tutti i partecipanti per le ore spassose passate insieme e sopratutto ci tengo a ringraziare coloro che ci seguono sempre, ovvero il Baracca's fan club: Mr Mist e Nicholas in primis, Maury(anche se non commenta mai sul blog ;-) ). Non disperate perché da stasera ripartiamo col Sine, giocando però nel folcloristico Trono di Crisantemo. Potrete seguire le nuove mirabolanti avventure del nostro gruppo su questo blog:

                     Mekura hebi ni ojizu


Iniziata tempo fa e ora potremmo, finalmente concludere questa campagna...
Grazie a tutti

venerdì 14 giugno 2019

Epilogo


BARACCA FOREVER

Tutto mi è più chiaro… il tradimento dell’inquisitore, che ci ha mandato al macello per i sui loschi piani… quell’infame Tommaso del Torchio l’avevo sentito nella notte dire parole “dalla sacrestia … una vita per un libro”, ma non avevo capito.
Io e Guglielmo siamo entrati dalla sacrestia del monastero, i monaci erano dei morti con poteri sovrannaturali che ci hanno bloccato. Sono stato uno stolto a non capire.
Per Guglielmo non c’è stato scampo, ma io ho avuto il tempo di far esplodere un candelotto di dinamite. Poi … solo immagini confuse. Guglielmo veniva divorato e il mio piccolo burattino Gioffredo con gli altri due burattini Freccia e Italo saltavano fuori dallo Zaino. Freccia si parava a mia difesa mentre Gioffredo e Italo mi portavano fuori, nascondendomi nel bosco.
Loro hanno vegliato su di me… mi sveglio e vedo che ho perso un braccio… Gioffredo tu sarai per ora il mio braccio.
Ora non mi resta che sceglier il mio futuro. Non cerco vendetta, ma una nuova vita… lascerò il Sanctum Imperium, l’unico mio sogno è riavere il mio braccio… ho sentito leggende di un potente impero ad est dove la tecnologia fa miracoli.

ADDIO ITALICO IMPERO!

P.S. leggende narrano di un vagabondo solitario accompagnato da burattini in cerca di un leggendario treno il Galaxy Transiberian Express, per ottenere un arto robotico. Pronto ad affrontare da solo una grande Campagna


P.P.S. a volte si confonde la realtà con la fantasia!

Il gran finale (La vendetta di Fra Novella)


La sera successiva, senza ulteriori intoppi, arrivammo a Valle Mosso, dove fummo accolti dal gentile Capitano Strippoli, che col suo piccolo gruppo di Crociati vigilava sulla sicurezza del villaggio. Egli ci raccontò che a Mosso Santa Maria (dove, secondo le nostre informazioni, si trovava il libro) viveva una piccola comunità di frati, che non avevano rapporti con il villaggio, salvo per il fatto che due di essi, regolarmente, scendevano in città a portare cibo per avere, quando possibile, libri e opere d’arte. Ci chiese inoltre del nostro viaggio e, saputo dell’attacco dei morti, chiese le condizioni dei cadaveri: da tempo, ci raccontò, non arrivavano più mercanti da oltre le Alpi, ma si trovavano morti vaganti e stritolati.
Dormimmo in una sala della locanda, questa volta senza necessità di turni. La mattina dopo, trovammo fratello Emilio in lacrime: una delle sue bambole era rotta, e lui la piangeva come una bambina dell’asilo. Non solo, farneticava sostenendo che la bambola fosse morta per difenderci dal male e insistette per seppellirla fuori dalle mura. Data la sua particolare condizione, lo concedemmo.
Finito lo strampalato rito funebre, ci avviammo verso Mosso Santa Maria. Non appena giungemmo in vista del posto, scorgemmo un frate incappucciato (come quelli del sogno!) che si ritirava rapidamente nella chiesa (uguale a quella del mio sogno!). Mentre ci avvicinavamo, le campane iniziarono a suonare a morto. Lisabetta o Lucrezia si offrì di andare in avanscoperta, ma poco dopo udimmo un urlo: era caduta in una trappola, alcuni spuntoni che si trovavano dietro a un muro di cinta che aveva provato a scavalcare per avvicinarsi alla Chiesa evitando l’ingresso principale. Dovemmo avvicinarci per strappare via Linda o Luisa (con suo grande dolore) da quei ferri arrugginiti: di fatto, sarebbe stata inutile per il combattimento.
La chiesa di Mosso Santa Maria si ergeva davanti a noi, imponente, senza finestre. Di fianco, si trovava il grande edificio del dormitorio del convento e un pugno di vecchie case: tutti edifici in evidente stato di abbandono. Ma dove dormivano i monaci? Avevano bisogno di dormire? Avremmo potuto affrontarli, senza dover sacrificare fratello Emilio (e chi altri?) per concedergli un regolare processo prima di buttarlo sul rogo?
Fu lo stesso fratello Emilio a risolvere (involontariamente) la situazione: propose di entrare, armi in pugno, nella sacrestia, purtroppo accompagnato da fratello Guglielmo, mentre noialtri saremmo entrati dalla porta principale della Chiesa. Voleva, insomma, replicare il piano messo in atto a None, quando era stato praticamente ucciso. Approvai con entusiasmo: se chi si trovava all’interno fosse stato un nemico alla nostra portata, saremmo intervenuti, ma se i due più forti guerrieri fra noi fossero stati uccisi subito, il patto del sogno sarebbe stato rispettato.
Dovetti solo chiedere a Don Ettore di attendere un momento per entrare dopo che i due Ospitalieri avevano forzato la porta della sacrestia e tutto accadde: udimmo un boato, come un’esplosione; quindi, le porte della chiesa si aprirono e, in terra, giaceva un libro. Il libro che cercavamo. Lo prendemmo e tornammo ad Augusta Taurinorum.

Il nostro eroismo, però, non fu premiato. La notte successiva al nostro ritorno, infatti, ci fu un incendio nella casa di Don Gerardo e il prelato vi arse vivo. Venne fuori che il documento di incarico papale con cui eravamo stati chiamati era un falso, che i libri che gli avevamo procurato servivano ad un rito blasfemo fallito forse perché una delle copie era incompleta o era stata manomessa. Io e Mauro potemmo godere di un periodo di penitenza e riflessione, per meditare sul nostro errore di ingenuità: Luana o Lidia fu degradata e Fanny radiata dal corpo degli excubitores, anche perché fu provato che era direttamente agli ordini di Don Gerardo, che riceveva da lei regolari rapporti senza passare per le vie ufficiali.
In tutto questo intrico, c’era una grande lezione di apprendere: alla fine, il volere di Dio era stato compiuto. I malvagi, come Don Gerardo e Fratello Emilio, erano stati puniti con la morte; i giusti, come Fratello Guglielmo, erano stati chiamati da Dio a godere del loro meritato premio attraverso la morte; nel frattempo, avevamo riparato ad alcuni torti e ingiustizie, come nel caso della casa infestata o negli intrighi di Vicus Novus.

Semper ad maiorem Dei gloriam.


giovedì 13 giugno 2019

Nel Biellese


Tornati da Barolo con il libro faticosamente ottenuto, ci fu giusto il tempo di una breve relazione e dovemmo ripartire alla volta di Biella, o più precisamente a Valle Mosso, ove si trovava l’ultima copia delle Nove Porte. Don Ettore volle accompagnarci, e noi lo accogliemmo volentieri: nonostante la sua equivoca specializzazione, mi pare un religioso affidabile. Per quasi cento chilometri di strada – strada accidentata e male curata – non vi erano villaggi o punti di riposo, sicché alla sera della prima giornata di viaggio fummo costretti ad accamparci, presso le rovine di un monastero, fiduciosi che lì l’occhio benevolo del Signore ci avrebbe protetto meglio che altrove. Come ulteriore precauzione, comunque, decidemmo di organizzare anche dei turni di guardia: “A coppie”, tenni a precisare. Che fratello Emilio avesse vegliato per tutta la notte su di noi per lasciarci dormire, al posto di guardia di Vicus Novus, non mi aveva mai convinto, sebbene non fossi mai riuscito a trovare prove della sua mancanza. Io mi addormentai quasi subito, sotto il controllo di fratello Emilio e, soprattutto, di fratello Guglielmo, che così poteva sorvegliare anche il suo ambiguo sottoposto.
Mi addormentai subito, ma non bene. Anzi, il mio fu un sonno tormentato: udii campane suonare, vidi una chiesa sconosciuta, dentro la quale dodici frati stavano avevano i volti coperti da cappucci, mentre il tredicesimo, con i piedi scalzi e decomposti, stava officiando una messa. Intorno, c’erano libri, cumuli di libri. Il tredicesimo frate si voltò verso di me, ed io caddi nel buio. Una voce roca mi disse: “Una vita per il libro, è il prezzo da pagare, altrimenti morirete tutti. A te la scelta, mandalo da noi”. Intravidi la porta di una sacrestia, poi mi svegliai, richiamato da urla di allarme.
Urla di allarme gridate dai due Ospitalieri, che quando mi svegliai del tutto si erano già lanciati contro quattro morti che, stranamente claudicanti, procedevano verso di noi. Non fidandomi troppo del valore delle nostre guardie del corpo, nonostante la gamba oramai gravemente compromessa dalla caduta dalle scale, sguainai la spada e zoppicai contro i morti, accompagnato da Don Ettore. In effetti, fratello Gugliemo aprì in due uno dei morti col suo expiator al primo colpo, ma fratello Emilio non riuscì a colpire con la stessa efficacia e si trovò un morto addosso. Io e Don Ettore colpimmo il cadavere con due colpi coordinati, staccandogli la testa dal corpo, ma non dall’elmo di fratello Emilio. Senza pensaci due volte, il sacrificabilissimo Ospitaliere si tolse l’elmo e lo scagliò con violenza contro fratello Guglielmo, gridandogli di colpirlo al volo. Ancora mi meraviglio dei riflessi fulminei con cui fratello Guglielmo sollevò l’expiator e tagliò in due sia la testa, sia l’elmo (che gli stava per arrivare in faccia).
In poco tempo, comunque, riuscimmo ad aver ragione di questi morti, che combattevano stranamente male anche perché, a quanto capimmo, erano completamente disarticolati: secondo il nostro “medico di campo per causa di forza maggiore”, ossia fratello Guglielmo, erano morti stritolati da una forza tremenda. Analizzando i documenti, alcuni dei quali palesemente falsi, scoprimmo che si trattava di mercanti tedeschi, o almeno di persone che si volevano far credere tali.
La notte proseguì senza ulteriori intoppi (sebbene nel mio turno di guardia fosse inquietante vedere fratello Emilio che – ai limiti fra l’eresia e la follia – dormiva attorniato da tutti i suoi pupazzi, che aveva singolarmente salutato, come se non sapesse che solo Dio può infondere l’alito della vita, e non un banale burattinaio.

mercoledì 12 giugno 2019

Il segreto della casa


Continuammo l’esplorazione nel polveroso piano di sopra. Anche qui, gli eventi inspiegabili non mancarono: io e Fanny fummo, per esempio, caricati da un letto che aveva l’energia del branco di porci in cui Gesù cacciò la legione di demoni che affliggeva l’indemoniato. Questo non ci impedì di trovare alcune lettere rivolte al misterioso Abitatore della Casa, sotto una mattonella, in cui lo si pregava di lasciare in pace la famiglia; una di queste lettere conteneva una confessione del vecchio proprietario, che confessava di avere ucciso un uomo, da posseduto, e di averlo nascosto nel pollaio.
In un’altra stanza, trovammo una grande libreria, piena di documenti, fra cui un faldone di fatture che riportava acquisti, risalenti al 1901 (prima che iniziassero gli eventi) di una serie di mobili presso la Casa d’Aste di Gragnano, presso Barolo. In quel momento, vidi negli occhi di Mauro, il mio fidato segretario, qualcosa di strano: anche lui era posseduto! Anche lui tramava di ucciderci! Dovevo assolutamente isolarlo e metterlo fuori combattimento.
In quel mentre, Fanny trovò una botola che portava in soffitta e vi salì insieme a Laura o Luisa, nonché a Don Ettore. Appena sparirono, prima che io potessi agire, Mauro attaccò la ragazzina medium, con furia violenta. Provai a colpirlo, ma invano.
Prima che arrivasse il peggio, però, dalle scale scesero Don Ettore, che si gettò a proteggere la ragazzina, e Luisa a Luana, con la pisola spianata, che minacciava tutti. Non sapevo che fare. Improvvisamente, ebbi l’illuminazione: i mobili comprati alla Casa d’Aste! Quei mobili dall’aspetto inquietante in salotto, là dove avevamo assistito alle prime manifestazioni: dovevo distruggerli! Mi precipitai giù dalle scale, ma purtroppo “precipitai” non è una metafora: arrivato sul primo gradino, sentii una spinta e ruzzolai giù, fratturandomi una gamba in modo scomposto. Altro che distruggere i mobili: potevo solo gridare di dolore, finché persi i sensi.
Quando mi riebbi, vidi che i miei compagni (di nuovo amici) avevano avuto la stessa idea: provarono a distruggere il tavolino a zampe di capra, ma tutti i vasi della stanza si alzarono in volo e attaccarono. Fratello Guglielmo cadde svenuto, Mauro fuggì terrorizzato fuori, incurante dell’acqua (ci mancava solo un’influenza!).
Ci ritirammo, per riordinare le idee. Fratello Gugliemo, ripresosi, mi rattoppò al meglio la gamba, forse salvandomi la vita, di certo lasciandomi zoppo. Intanto, fratello Emilio tirò fuori dallo zaino ben quattro pupazzi, e disse che hanno sensibilità, non si possono lasciare lì. Del resto, compaiono anche in una foto di famiglia. Erano cinque: Romolo, Remolo, Remo, Sposa Grassa e Sposa Rossa.

Ad un certo punto, la medium entrò nello studio e restò pietrificata: lì la presenza era massima. Laura o Lidia provò a lacerare la poltrona con un coltello, ma una forza misteriosa la tratteneva, ma con l’aiuto di Fanny riuscì a vincerla. Dentro la poltrona, vi erano ossa umane, uno scheletro completo, e il libro maledetto che stavamo cercando. Don Ettore, con le sue competenze di esorcista, sapeva come agire: distrusse tutto, salvo il nostro libro. Immediatamente, il disagio che avevamo avvertito sin da subito venne meno, al punto che decidemmo di passare la notte nella casa. Facemmo ancora qualche ricerca, nella notte, e dietro a un muro trovammo i due burattini della foto mancanti, ma Remolo era quasi distrutto. Nel pollaio, c’era in effetti uno scheletro: me era orrore ordinario.
Il mattino dopo ripartimmo per Augusta Taurinorum, assieme a Don Ettore.

martedì 11 giugno 2019

Presenze


Il Maligno, solo il Maligno può essere dietro simili accadimenti: fedeli feriti, storditi, colpiti. Ma noi siamo gli emissari di Dio, e non lo temiamo.
Questo, in teoria: in pratica, abbiamo le nostre debolezze umane e a veder un lampadario ondeggiare senza motivo, quindi cadere e decapitare di netto il Dottore che, vedendo il pericolo, si era lanciato per spostare fratello Emilio che, sereno e ignaro, stazionava proprio sotto il lampadario, un po’ di timore viene. Povero Dottore! Morto solo perché non conosceva abbastanza fratello Emilio per lasciarlo al suo destino! O, forse, Dio ha in mente piani più grandi per la vita di quell’ambiguo Ospitaliere?
La medium cominciò ad affermare di sentire una presenza forte e inquietante nella casa: per fortuna che avevamo lei al nostro fianco, con la sua sensibilità.
Lasciati i feriti nel soggiorno, ci muovemmo ad esplorare la casa. Dietro un armadio del soggiorno, c’era la porta di una cantina: vi entrammo, trovandovi il cadavere (che eliminammo facilmente) di un ladro che, a giudicare dai segni di graffi disperati attorno alla porta, doveva essere stato chiuso lì dentro e lasciato morire. Tra l’altro, senza che in quel locale ci fosse nulla di valore, ma solo scartoffie che ci confermarono le vicende già note della sfortunata famiglia. Improvvisamente, sentimmo uno sparo: corremmo sopra, in soggiorno, dove trovammo Caspio in una pozza di sangue e Fratello Emilio con il fucile fumante. Il nostro ambiguo amico affermava che Caspio aveva cercato di ucciderlo, che non era più lui: in altre circostanze, l’avremmo processato per direttissima, ma in quella casa...in quella casa…

lunedì 10 giugno 2019

Rapporto n°2


Vicus Novus, 16 Marzo 1957

Vostra Eminenza,
Le indagini proseguono così come la mia supervisione.
Mentre non ho molto di diverso da riferire riguardo al Padre Inquisitore ed al suo notaio, è invece con molta apprensione che osservo i comportamenti dei due ospitalieri.
Fratello Guglielmo continua ad essere estremamente sospettoso di tutti e a proferire ingiuriose illazioni sulla Vostra persona.
Tuttavia, è Fratello Emilio quello che mi preoccupa maggiormente. Oltre al macabro pupazzo di cui Le ho già riferito, egli ha affermato di avere dei sogni premonitori, sicuramente opera del Demonio. In combattimento si è rivelato inconcludente ed inoltre ha lasciato fuggire un sospetto di omicidio (peraltro un uomo piuttosto anziano), che era stato affidato alla sua guardia.
Temo che la corruzione del male si sia insinuata nei due ospitalieri.

Vostra Umile Servitrice

P.s. Ci tengo ad evidenziare la carica di rabbia e diffidenza di questa persona nei confronti dei 2 Ospitalieri

giovedì 6 giugno 2019

Il Baracca's Test


QUANTO BARACCA SEI NEL GDR?
Tutti gli amanti del gioco di ruolo e delle imprese di Baracca possono cimentarsi in un breve test per capire quanto Baracca sono. Le risposte alle domande si basano sulle reali scelte del nostro ero in una “missione" in solitaria che quasi nessuno conosce….
  • Avete espugnato il posto di guardia ospitaliero vicino Vinovo. Il gruppo si ferma per la notte perché stremato e ferito. Baracca hai 1 punto ferita, Luisa va in esplorazione a Vinovo ed è il tuo turno di guardia. Cosa fai:
    1. Stai a fare la guardia devi vegliare sui compagni
    2. I compagni dormono quindi non ti sentono e tu segui Luisa in quanto andare dietro una donna è meglio che stare con dei preti e inquisitori. E pur messo male te ne fotti ,una donna è sempre donna
    3. Preghi per lei
  • Seguendo le tracce di Luisa la perdi… ma trovi una casa con le luci accese pur essendoci il coprifuoco. Avvicinandoti alla finestra vedi la Guiotti in abbigliamento intimo che si prepara alla fuga. Cosa fai?
    1. Dalla finestra dove la stai spiando le spari a sorpresa perché è lei che ha organizzato tutto e voleva uccidere te e i compagni
    2. Hai un’erezione. Noti una finestra aperta e decidi di entrare senza un preciso piano non appena la Guiotti va nel bagno
    3. Preghi
  • Dopo essere entrato dalla finestra noti che nella borsa che la Guiotti preparava c'erano libri all'indice. Proibiti dalla chiesa. Che fai?
    1. Analizzi cosa sono per aumentare la pena che subirà la Guiotti
    2. Te ne fotti e entri in bagno
    3. Preghi
  • Sorprendi la Guiotti in bagno. Lei è spaventata, ma nota il pacco e ci prova. Che fai?
    1. La tramortisci con la mazza, la leghi e ti organizzi per avvisare il gruppo.
    2. Ti lasci sedurre. Non la fermi mentre ti sta toccando e la segui nella camera da letto al piano di sopra lasciandoti travolgere da ore di sesso e fottendotene di tutto ciò che è capitato… conti di arrestarla dopo con il sorriso…
    3. Preghi
  • Dopo ore di sesso travolgente ti svegli di colpo. È quasi mattina e ti svegli con un succhiotto e un foglietto su cui scritto “sei stato fantastico", Guiotti e i libri sono spariti. Che fai?
    1. Corri dai compagni confessi i peccati e ti flagelli
    2. Ti dai due belle pacche sul petto. Ti lodi per il biglietto e te ne fotti dei libri. Corri e speri di arrivare dai tuoi compagni prima che si sveglino e prima che arrivi Luisa
    3. Preghi
  • Arrivi al campo ti sei fasciato con un vistoso foulard il succhiotto trovi i tuoi compagni che dormono e Luisa che rientra poco dopo di te… la vedi sorpresa… ti prende da parte e ti dice che ti ha visto. Che fai?
    1. Confessi a tutti e ti flagelli
    2. Sei felice che tutti dormono e ti gaggi che hai vegliato su di loro. Parlando con Luisa le spieghi che ti sei lasciato un po' andare, ma quando capisci che lei ha preso i libri della Gu
      iotti fai un patto di silenzio fottendotene di tutte le dottrine e leggi religiose.
    3. Preghi
Se hai risposto sempre “B" come Baracca allora anche tu hai il B-factor in corpo.

P.s. Il test è stato scritto e concepito interamente da Baracca, avviso anche i lettore che abbiamo finito la campagna domenica sera, quindi non appena l'inquisitore Tommaso manderà i post avremmo il gran finale, restate collegati al blog

Rapporto n°1

                                                                                                    Vicus Novus, 12 Marzo 1957

Vostra Eminenza,
Un primo contatto con il gruppo assegnatomi è stato stabilito.
Padre Tommaso sembra molto devoto e allo stesso tempo intransigente, ha richiesto delle credenziali di un neonato di pochi mesi prima di imporgli una benedizione. Fronteggiando gli abomini che abbiamo incontrato si è rivelato risoluto ed efficace, riportando all’ordine Fratello Emilio che nonostante la grossa stazza e il suo continuo vantarsi della potenza della sua mazza (arma che, peraltro, nemmeno brandisce), è scappato frignando come la più tenera delle Novizie.
Riguardo a quest’ultimo, nutro molte perplessità. E’ sicuramente un soggetto instabile, alla continua ricerca di attenzioni da parte del genere femminile, facilmente corruttibile dal Demonio e dalle sue tentazioni, ammesso che già non lo sia. Egli reca con sé un sinistro pupazzo con cui parla e che tratta come se fosse una persona reale. Se la corruzione dovesse rendersi manifesta, confido nell’intransigenza dell’Inquisitore, che ha già manifestato un certo biasimo per questi atteggiamenti, nel riportare il soggetto sulla Retta Via.
Il notaio Mauro è sembrato più interessato alla compilazione del suo quaderno che ad approfondire chi fossi o da dove venissi. In combattimento si è rivelato sorprendentemente letale, nonostante le scarse facoltà visive. Subisce un particolare fascino da libri e documenti ufficiali.
Fratello Guglielmo è il soggetto più difficile, si è rivelato coraggioso in battaglia, anche se poco efficace, nonostante le dimensioni. Tuttavia, egli ha manifestato moltissima diffidenza non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti della missione e di Vostra Eminenza stessa.


Vostra Umile Servitrice

La casa delle nebbie


Caricato di traverso sul cavallo quell’ubriacone, ci incamminiamo verso la Villa. Il signor Roberto ci dice di aver già consegnato le chiavi al gruppo che ci precedeva, e infatti nel cortile trovammo un’auto parcheggiata e una serie di personaggi poco rassicuranti: il prete esorcista, un certo don Ettore, un robusto tuttofare di nome Giovanni Caspio, una ragazza pallidissima, di nome Annamaria Legresti, e il dottor Luigi Proserpini: insieme, con il consenso della Curia (!!!) stanno studiando come comunicare con l’Aldilà, quasi non fosse sufficiente leggere la Bibbia per sapere tutto.
Ad ogni buon conto, ci stringiamo la mano e ci scambiamo i documenti d’incarico, quindi entriamo: notiamo subito che la serratura è stata a suo tempo forzata e poi richiusa, ma la polvere che troviamo all’interno mostra che da molto tempo non entra più nessuno – nemmeno il signor Roberto, pagato per aver cura della casa.
A dire il vero, non entriamo proprio tutti: fratello Emilio resta fuori, presso il pozzo, a cantare canzoni discutibili con voce ebbra e – speriamo – a rinfrescarsi le idee.
Appena messo piede nella casa, sentiamo una sensazione malvagia, come un brivido occulto, e suoni strani. Ma fossero solo i suoni! Il giovane converso, lasciato per un momento solo in una stanza, viene tramortito da un colpo e – quando si riprende – sostiene che un vaso si sia messo a volare verso di lui. A me, però, va peggio: esco per raggiungere Mauro, che sta analizzando il pozzo (dal quale fratello Emilio si è allontanato perché avrebbe sentito un richiamo dalla foresta) e, non appena mi avvicino, vedo il tuttofare dell’esorcista puntarmi contro il fucile, con aria spiritata. Non contento, mi spara! Ci vogliono gli sforzi congiunti miei e degli Ospitalieri per disarmarlo: dopo un paio di schiaffoni, ritorna in sé, come da una possessione.
Rientriamo tutti - fratello Emilio tornato dai boschi incluso – nella sala d’ingresso, dove il giovane converso viene curato dal dottor Proserpini. Improvvisamente, noto un’ombra inquietante scivolare nella stanza attigua: visto che restare soli è poco salutare, faccio cenno a fratello Emilio di venirmi dietro e la inseguo, ma nella stanza non trovo nessuno: solo uno scarno arredamento, una sedia occultata da una coperta ed una vetrinetta che custodisce un pupazzo. Un pupazzo? Ovviamente, compare quel pazzo di Fratello Emilio, che con i pupazzi ha un rapporto speciale, rompe la vetrinetta al grido di “Fidatemi di me, so quello che faccio” e si mette a rassicurare il pupazzo. Meno rassicurante è don Ettore, il quale ricorda che la vetrinetta, un oggetto prezioso, andrà pagata da qualcuno. E tutti sappiamo chi sia qualcuno.
Non abbiamo ancora finito di solidarizzare con pupazzo, quando si sente un gran puzzo provenire dalla stanza di fianco, che si rivela essere la cucina, fornita di un’ampia dispensa, dimenticata da anni. Il cibo, tuttavia, è inscatolato e non sembra poter emanare un puzzo tale. Dispensa “ampia”, ho detto, ma non così ampia come parrebbe da fuori: quel colosso di fratello Guglielmo dà una spallata al muro, che viene giù facilmente, rivelando uno scomparto segreto.

mercoledì 29 maggio 2019

Il vino di Barolo


Tornati a Torino, abbiamo giusto il tempo di incontrare Don Gerardo intento a sorvegliare la contessa Bottero ad un pranzo, di sapere di un nuovo, orribile delitto (un borghesotto di nome Franco Masiero è stato ucciso mentre portava a passeggio il cane: gli occhi gli sono stati cavati e, in cambio, è stato lasciato sul suo corpo il tarocco della Luna) ed è già tempo di ripartire, alla volta di Barolo, per continuare la nostra ricerca delle copie del libro maledetto. A quanto ci risulta, la copia dovrebbe trovarsi nella cosiddetta “Villa delle Nebbie”, una villa fuori città dove dovrebbe essere in corso un’indagine da parte di un gruppo di esorcisti, autorizzata da Don Gerardo stesso. Per la missione ci viene anche affiancato un converso: lo vedremo all’opera, ma pare una brava persona.



Appena giunti a Barolo, ci dividiamo. Io e Mauro, in modo saggio e pio, ci rechiamo dal prete locale, il quale ci rivela che la Villa delle Nebbie è un luogo temuto ed evitato da tutti: oscuri eventi vi sono accaduti, anche prima del Giorno del Risveglio dei Morti. Tutti i membri della famiglia degli ex proprietari, la famiglia Signani, sono morti o scomparsi, salvo un certo Roberto, che ha pensato bene di lasciare la proprietà alla curia, ottenendo l’incarico di averne cura (vivendo accuratamente a distanza). Antonio, il padre di Roberto, era scomparso nel ‘43, ma già nel ‘38 la madre era morta di parto, nel ‘40 era scomparsa la sorella Mirna (all’epoca di otto anni), mentre nel ‘41 era caduta dalle scale, morendo, l’altra sorella, Anna di cinque anni. Aggiunge che, poche ore prima, un prete esorcista, accompagnato da un gruppo in cui spiccava una ragazza inquietante, aveva chiesto di recarsi alla villa per una ricerca sul paranormale. Uscendo dalla casa, troviamo Linda o Luisa di ritorno dalla sede degli excubitores, dove ha ricevuto le nostre stesse notizie.
Anche i due ospitalieri avevano, a quanto ricostruimmo, cercato notizie, ma in modo originale: si erano intrufolati nella locale osteria, dove fratello Emilio aveva offerto da bere a tutti i presenti (con quali soldi? Da dove vengono le sue laute riserve di denaro, poco adatte al suo ruolo?) fiumi del delizioso vino locale, sperando, così pare, di sciogliere lingue. Disgraziatamente, avendo scrupolosamente brindato assieme ai paesani, la sua indagine finì ballando sui tavoli, fino ad essere buttato fuori dai popolani, ubriaco fradicio. Un comportamento disdicevole, che Fratello Guglielmo non aveva impedito: avremo rimostranze da muovere.

martedì 21 maggio 2019

La resa dei conti... forse!


Ci svegliamo dopo una notte di sonno fin troppo rilassante: ci sveglia fratello Emilio, che porta un vistoso foulard che lo fa sembrare una mondina e che sostiene di aver vegliato tutte quelle ore per permetterci un riposo migliore. Credibile come un luterano, ma non ho prove per smentirlo, così decido di lasciar perdere e di tenerlo d’occhio. Intanto, è tornata dalla ricognizione notturna anche Linda o Luisa, la quale mi conforta dicendo che i miei genitori sono in salute e aggiunge che le guardie erano in allarme, come se temessero un attacco.
Non abbiamo ancora finito di discutere su come agire, né di decidere se la braciolata di cavallo sia adatta alla colazione, quando sentiamo bussare gli uomini del cambio. Come giustificheremo i morti? Saranno onesti, o anche loro vorranno ucciderci? Sentiamo che sono inquietati dalla strage dei cavalli, fratello Emilio prova a calmarli urlando, da dentro, che c’è stata un’epidemia di febbre da cavallo, ma le sue parole non hanno effetto. È Laura o Luana a trovare le parole giuste, anche in veste di collega: alla fine, il capo del gruppo, un certo Andrea Ghignone (un buon uomo, ma forse un po’ ingenuo) si convince e ci accompagna in città, da padre Beniamino, al quale raccontiamo tutto.
Il buon prete è incredulo, freme al pensiero che dei suoi parrocchiani possano aver sparato ad un Inquisitore, così andiamo a cercare la Gubbiotti, ma la nostra sospettata non è in casa. Forse è fuggita, ma la valigia, quasi pronta, è abbandonata per terra e, nella stanza da letto, troviamo segni di colluttazione: che sia stata rapita da un “amico” che temeva di essere coinvolto? Dalla libreria, piena di libri al limite dell’eresia, mancano alcuni volumi, così come manca il necessario per scrivere.
Torniamo all’ufficio degli excubitores e torchiamo (solo metaforicamente) gli agenti che avevano ricevuto ruoli dalla Gubbiotti: sembra che le abbiano semplicemente ubbidito in cambio di favori, così ci limitiamo a rimuoverli dal loro ruolo e ad assegnare loro un congruo numero di frustate. Purtroppo, non possiamo indagare oltre: la cosiddetta licenza è finita e dobbiamo tornare a Torino. L’ultima notizia che abbiamo è che la Gubbiotti è stata vista, stanca e con alcuni graffi, al posto di guardia verso La Loggia, in piena notte: era a cavallo, ma si è allontanata subito.

lunedì 13 maggio 2019

The Baracca's Version 2


Corri cavallo corri ti prego … oh oh cavallo ..oh oh

Il posto di blocco è nell’oscurità, avviso i compagni che continuavano a teorizzare. Un cecchino ci attende alle porte di Vicus Novus.
Una bella accoglienza della Guiotti… diffida sempre delle donne che non ci stanno caro il mio Gioffredo.
Siamo qua nell’erba alta. Speriamo non ti colpiscano Gioffredo.
Conto i colpi sparati dal cecchino… troppo pochi per pensare che abbia finito le munizioni.
I compagni sono inermi sotto il fuoco di un vile, che non mostra il volto, ma fa sentire la sua baldanza.
A quel punto solo il nostro genio Gioffredo può salvare la situazione.
I cavalli sono poco lontani da noi, il posto di guardia si trova a un centinaio di metri da noi e capisco di aver fatto bene a raccontarti la guerra di Troia l’altro giorno.
Ci nascondiamo tra i cavalli e li usiamo come scudo, hai avuto una bella idea Gioffredo. Loro cadono sotto i colpi del cecchino, ma riusciamo a raggiungere il posto di blocco e creare un diversivo per i nostri compagni, aggrappandoci all’ultimo cavallo avanziamo verso la porta ma viene colpito e ci cade addosso.
Ho scritto una nuova ballata caro Gioffredo:

<<corri cavallo, corri ti prego
Fino al portone io ti guiderò,
Non ti fermare, vola ti prego
Corri come il vento che li salverò
Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh>>

La battaglia è vinta, pensa Gioffredo, un soldato voleva uccidermi, ma io l’ho ammazzato pur essendo schiacciato da un cavallo, spero tu sia illeso.
Gioffredo sai che ho un’idea. Occorre ricordare questi cavalli. Qui alle porte di Vicus Novus dovrà sorgere un ippodromo dove le anime di questi sei valorosi correranno per sempre e il posto di guardia sarà il centro del nuovo villaggio Ippico-ospitaliero.



P.s. Vicus Novus è rinomato per un bellissimo ippodromo, ora ahimè trasformato in campi di allenamento per le zebre

The Baracca's Version


Una vita, un debito e bei soldi
Caro Gioffredo, è stata dura oggi ma come sempre c’è l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a sgominare la banda di criminali che occupavano la chiesa e tenevano in ostaggio Toath. Si vede che i nostri compagni di gruppo sono inesperti e in alcuni casi ciechi.
Guglielmo si fa troppo condizionare dagli inquisitori, prima baldanzoso poi un cucciolo di coniglietto quando loro parlano. Cambierà…
Caro Gioffredo sono contento che abbiamo salvato una vita. Hai visto quanto era grosso il burattino di argilla di Toath? hai visto come ci è saltato in groppa? Anche a me piacerebbe saltarti in groppa, ma sono felice comunque di portarti con me. Hai visto che Toath aveva dato al suo burattino un nome “Emeth”, lo aveva scritto in fronte. Nome da donna gli ha dato. Ci avresti potuto provare, era un po’ in “carne “ per te, ma avresti fatto una bella figura comunque.  Che ridere quando abbiamo scritto sul braccio e sedere della statua di argilla il nome di Guglielmo… peccato lo abbia cancellato… ha perso un po’ il senso dell’umorismo.
Una gran brava persona Toath, abbiamo fatto bene ad aprirgli le manette, per averlo liberato ci ha smollato 200 corone… pensa quanto ci divertiremo. Poi Toath era amico di nonno e gli amici di nonno sono miei amici. Non potevo permettere che fosse processato e ucciso. Luisa ci ha visto, ma per fortuna ha taciuto… sono in debito con lei. Volevo fare a metà, ma non ha voluto ora dovrò ricambiare il favore.
Sono strani i nostri compagni discutevano tra loro e non agivano, avevano vicino una bara con una creatura disgustosa dentro, un grosso burattino di argilla e Toath in manette . Noi siamo arrivati mangiando le provviste che i banditi avevano lasciato… buono il salame … per fortuna gli abbiamo detto cosa fare è hanno deciso di bruciare la bara. Parlano troppo e pensavano che un vecchio fosse il colpevole. Non hanno capito che c’è una terza forza in campo… i fascisti debellati… i partigiani di Toath pure. Chi rimane sono gli Excubitores di Vicus novus, devo solo capire il movente. La Guiotti forse ambisce al potere sulla città….
Lo scopriremo Gioffredo



mercoledì 8 maggio 2019

"La stazione del Dazio"


Ma fucili e fortificazioni nulla possono quando si va contro il volere di Dio: i traditori erano già condannati a morte quando mi mancarono di rispetto. Io continuai a parlar loro sperando di convincerli a tornare sulla retta via prima che fosse troppo tardi, mentre i miei compagni agivano in modo che fosse troppo tardi. Laura, Linda o Leonora si infiltrò cautamente fra le erbe, raggiunse la stazione di dazio, vi si arrampicò ed entrò da una finestra, mentre Fratello Emilio gettò avanti i cavalli, per usarli come riparo. Quando anche l'ultimo cavallo fu ucciso dai colpi di fucile, lui era oramai vicino alla porta d'ingresso, ma purtroppo quest'ultimo cavallo gli cadde addosso bloccandolo. Anche fratello Gugliemo fece irruzione, con un colpo ferì gravemente uno degli occupanti, che era uno degli excubitores di Vicus Novus; anche io entrai di corsa e feci in tempo ad aiutare a colpi di spada (che non ne ucciderà quanti la lingua, ma in certi casi è utile) Linda, Luisa o Lara, che si stava azzuffando con due excubitores. Li uccidemmo, confidando di potere interrogare quello ferito da fratello Emilio.
Disgraziatamente, nel frattempo Fratello Emilio, invece di starsene buono sotto il cavallo, gli aveva sparato, finendolo.
Tuttavia, ogni confessione sarebbe stata inutile: quegli excubitores, come risultava dal registro, erano stati mandati lì, con un imprevisto cambio di turno, dalla Gubbiotti. Ma Dio non voleva permettere che le sue oscure trame restassero ancora occulte.

"Il Golem"


Improvvisamente, sentimmo un tintinnare, ci voltammo, intravedemmo Toaff libero che gettava un foglietto nella statua, la quale prendeva vita, si alzava, afferrava Toaff e lo prendeva in spalla. Restammo quasi impietriti dal terrore: Fanny fuggì di nuovo, la mia mano tremava troppo per sparare, gli altri rimasero inerti. Toaff ci intimò di non seguirlo, altrimenti il Golem ci avrebbe uccisi, e sparì verso luoghi ignoti.

Come aveva potuto liberarsi dalle manette? Il ferro che le teneva salde era in terra, inutile, come se qualcuno lo avesse rimosso. Ma chi? Fratello Emilio avrebbe dovuto controllare il prigioniero: era complice o solo inaffidabile? Non riuscimmo a dirimere la questione, ma conoscendolo alla fine ci convincemmo che fosse semplicemente incapace di svolgere qualsiasi compito che non fosse "attacca, spacca".

Considerato che Toaff era fuggito, non ci rimaneva che cercare di capire chi fossero i complici ancora a Vicus Novus: il nostro sospetto andava soprattutto verso la Gubbiotti, la capa degli excubitores, e sulla via del ritorno elaborammo un intricato piano, con tanto di lettere false che Luisa, Linda o Lucrezia (non ricordo mai il nome) avrebbe dovuto scrivere. Arrivati a circa cento metri dalla stazione di dazio, quando oramai imbruniva, accadde però qualcosa che cambiò tutto: la postazione era chiusa e scura, Fanny notò il riflesso di un fucile da una finestra appena in tempo perché potessimo nasconderci nell'erba alta. Annunciai di essere l'Inquisitore, ma le risposte furono parole cortesi e fucilate, una della quali colpì e distrusse l'elmo che fratello Guglielmo aveva fatto sporgere dalle erbe, cautamente senza metterci dentro la testa.

mercoledì 1 maggio 2019

"Ognuno è ebreo di qualcuno"


Mentre Fratello Emilio e Fratello Guglielmo agonizzavano per le ferite riportate nel conflitto con gli eretici e Fanny vagava terrorizzata per le campagne attorno al covo di costoro, io ed il mio buon notaio Mauro ci dedicammo a interrogare il sospetto (di assassinio e di eresia) Toaff. Dopo averlo ammanettato, cominciammo a parlare dei libri ebraici trovati nella sua cantina, chiaro indizio di nicomedismo. In modo poco credibile, sostenne di essere collezionista, negò di sapere cosa ci fosse nella bara sul carro e affermò perfino di essere venuto in questo luogo da solo, mentre noi sapevamo che era stato visto accompagnato da una sorta di gigante, che non era stato fermato nemmeno dai proiettili al posto di blocco. 
Ah, se avessimo saputo allora quel che avremmo scoperto in seguito! Ma l'onniscenza è propria del solo Dio, quindi forse il mio rammarico e blasfemo, e me ne pento. Però, detto fra noi o Signore, non avresti potuto dirmi prima che quella dei Golem non è soltanto una leggenda? Per noi, quell'enorme ammasso di argilla antropomorfo era solo una curiosa statua. Sì, nei nostri studi avevamo sentito di questi esseri pericolosi e senz'anima evocati dalla negromanzia dei deicidi per difendersi dai giusti pogrom messi in atto dagli uomini timorati di Dio, ma credevamo che fosse una semplice leggenda. Fratello Guglielmo, curatosi alla meno peggio, vide perfino la scritta "emet" sulla fronte del mostro, oltre alla scritta "Guglielmo" incisa poco prima sulla chiappa destra della statua da Fratello Emilio (scritta che il nostro Ospitaliere provvide ad eliminare con una strisciata del suo Expiator. 
Mentre pensavamo al da farsi, pensammo di intrattenerci con un piccolo rogo: bruciammo il carro con la bara sopra e lo strano cadavere che vi si trovava dentro. Arse tutto e, al momento culminante, si udì un grido abbastanza raccapricciante, ma per fortuna di breve durata.
Seguì un momento un po' confuso. Toaff provò a lamentarsi di essere maltrattato e interrogato con atteggiamento duro, nonché ammanettato, io e Mauro discutemmo della possibilità di istituire su due piedi un piccolo tribunale inquisitorio per poterlo torturare in piena legittimità; intanto, Toaff si mise a raccontare di aver conosciuto Baracca, il nonno prode di Fratello Emilio (ah, la decadenza del genere umano!). Fratello Emilio lo prese pertanto in simpatia e ci chiese di liberarlo... Fra una baraccata e l'altra, Toaff ci rivelò anche che i suoi rapitori si chiamavano con i nomi degli scacchi (ma non sentì mai chiamare né il re, né la regina e affermò che Pannacci lo odiava sin dalla Guerra Mondiale, perché aveva quasi distrutto la sua unità. Fanny, che nel frattempo aveva superato la paura ed era tornata, notà che Toaff aveva ucciso il carceriere che avremmo voluto interrogare: era stato solo un episodio casuale di comportamento?
In un momento di pausa dall'interrogatorio, Mauro provò a ricalcare un blocco note e vide che, negli ultimi giorni, era stata scritta una lettera indirizzata a qualcuno a Vicus Novus.


sabato 27 aprile 2019

"Non c'è altare senza croce"


Arrivati a S. Maria Annunziata, trovammo le porte spalancate. Gli Ospitalieri stavano per precipitarsi dentro, quando fu loro ricordato che non si entra armati nella casa del Signore. D’altra parte, visto che stavamo cercando una setta di potenziali eretici che non avrebbero avuto scrupoli del genere, forse non era nemmeno il caso di entrare disarmati. La nostra excubitora, Luisa o Lucia, aggirò furtivamente la chiesa e l’annessa casa del parroco, notando che era probabilmente abitata e che c’erano due porte (una delle quali era la porta di un garage).
Decidemmo di entrare (armati) nella casa: Mauro sarebbe rimasto nei pressi della porta della chiesa, per evitare fughe, i due Ospitalieri avrebbero fatto irruzione dalla porta principale della casa del parroco, le due femmine di excubitor da una finestra sul retro, io avrei seguito gli Ospitalieri.

Tutto funzionò alla perfezione, almeno finché non entrammo nell’edificio. Appena i miei alleati furono dentro, sentii spari, grida. Mi precipitai dentro: i due Ospitalieri erano già gravemente feriti, fratello Emilio si teneva un braccio orribilmente squarciato. Provai ad urlare che stavamo venendo in pace, ma siccome sapevo quegli eretici non mi avrebbero dato retta, al contempo sparai colpendone uno in testa. I peccatori si erano appostati dentro la Chiesa, e sparavano. Alcuni (appresi dopo) avevano anche tentato di prenderci alle spalle, ma Mauro li aveva spazzati via con una raffica della sua micidiale doppietta, proponendo a gran voce la dottrina per cui le armi non devono entrare nella Casa del Signore, ma non viene specificato nulla a proposito dei proiettili.
Un’idea convincente, infatti sparammo contro tutti coloro che si muovevano, finché furono morti o si diedero alla fuga.
Eliminato questo pericolo, trovammo la stanza nella quale erano entrate le due femmine di excubitores, che poi era il garage: erano con Toaff, il quale era stato evidentemente torturato anche se, come appurai quasi subito, non da loro, bensì da un tizio (in combutta con quelli che avevamo eliminato) che ora giaceva scrupolosamente fatto a pezzi sul pavimento.
Luisa o Lucia era bianca in volto, come se avesse visto qualcosa di tremendo, mentre Fanny era scomparsa. La femmina rimasta ci indicò un carro, parcheggiato al centro del vasto garage, con sopra una bara (una bara? Chi le usa, ancora?) e una sorta di gigante di argilla. Il gigante, come avevamo studiato a teologia, era un golem, con la sua brava scritta “Emet” sulla fronte da alterare cancellando l’iniziale per disattivarlo.
Luisa o Lucia ci disse, invece, che dentro la bara c’era qualcosa di terribile, qualcosa la cui vista Fanny non aveva potuto sopportare, al punto di darsi alla fuga, e che aveva inquietato orribilmente anche lei. L’aprimmo: vi era una strana figura bianchissima, poteva sembrare un cadavere, ma era inerte; inoltre, era senza occhi e con mani fornite di terribili artigli.
Non c’erano dubbi: era la Morte Bianca, quella che aveva fatto strage di Pannacci e dei suoi seguaci, e che evidentemente necessitava di qualche strano rito blasfemo per attivarsi.
Andava bruciata quanto prima, e non esitammo un momento.

Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti

giovedì 25 aprile 2019

"Senza Santi non si va in paradiso"


Siccome era quasi l’una, decidemmo di requisire la zuppa come preda di guerra, ma prima di consumarla mandai i due Ospitalieri a recuperare Ventura: questa volta, fu fratello Emilio a ruzzolare dalle scale, ma almeno uno dei due resta sempre in piedi e così il fuggitivo fu catturato. A dire il vero, il Ventura era terrorizzato: si era nascosto lì non per paura della legge, ma della “Morte Bianca”, una imprecisata minaccia di cui aveva parlato Pannacci.
Finita la zuppa e assolto il Masiero, affidammo ai due excubitores vicinovesi il compito di consegnare il Ventura alla Guidotti e, così liberatici di loro, ci incamminammo verso la Chiesa di S. Maria Annunziata di None, dove speravamo di trovare Toaff.
Uscendo dal paese, trovammo il posto di controllo dove erano stati avvistati, nei giorni precedenti, due uomini in fuga: ne approfittammo per interrogare gli agenti lì in servizio, che sfortunatamente non erano quelli che avevano assistito al fatto. A passare, comunque, erano stati un uomo enorme e uno di dimensioni normali; un agente giurava di aver colpito l’uomo enorme, ma senza effetto.



Tavola di Simone Delladio
Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti

"Le imprecazioni sono foglie, chi le semina le raccoglie"


Dato che ancora brancolavamo nel buio, ci recammo ai ruderi della casa di Toaff, sita in una frazione. Qui i ritrovamenti furono più interessanti: un sotterraneo dove erano custoditi vietatissimi testi ebraici (Torah inclusa) e, in un vano segreto del camino, alcune lettere in cui un anonimo avvertiva Toaff che i fascisti avevano intenzione di attaccarlo e, in seguito, lo invitava a rifugiarsi nella chiesa di S. Maria Annunciata (sita in un paese a pochi chilometri).
Invece di recarci direttamente lì, anche per levarci di torno i due excubitores locali, decidemmo di tornare alla Domus populi, dove riferimmo quasi tutto alla Gubbiotti, la quale ci diede una lettera trovata sul corpo dell’ex fascista arrestato per ubriachezza: era un testo sgrammaticato, in cui si parlava di entrare in una setta. La Gubbiotti ci mostrò anche il quadro che avevano requisito a casa di Pannacci: in realtà, non era un quadro, ma una foto della squadraccia, scattata dal “camerata Mauro Masiero”. Ebbene, questi idioti di excubitores non avevano notato la scritta o non avevano pensato che fosse rilevante. Noi, grazie alla luce divina che sempre ci guida, capimmo subito che dovevamo recarci da questo Masiero, unico superstite reperibile del gruppo.
Sempre coi due excubitores, ci recammo da lui: i due viconovesi si appostarono sul retro della casa, mentre i nostri bracci armati fecero incursione: fratello Guglielmo si servì dell’elmo per abbattere la porta della catapecchia con una solenne capocciata (visto che era inciampato sulla soglia), fratello Emilio incespicò dentro. Il Masiero, vedendoli entrare, brandì altissimo il cucchiaio di legno con cui stava mescolando una zuppa di fagioli e, terrorizzato, si arrese, confessando che Tiziano Ventura era nascosto in cantina. Poco duri questi ex fascisti.


Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti

martedì 16 aprile 2019

Baracca - La Follia-



Strano l’altra sera a Torino essermi imbambolato come un adolescente davanti alla contessa Bottero, strano che il mio fascino non l’abbia turbata… Ogni volta che cercavo di parlarle insieme, uscivano dalla mia bocca parole sconnesse…
Mi sono appena svegliato a Vicus Novus è un inquietante sogno ha turbato il mio sonno ho ancora le palpitazioni. Questo è ciò che ricordo
“Mi ero svegliato sentendo uno strano fruscio, tutti i compagni erano riversi in grosse pozze di sangue, tutti sgozzati, ma con un particolare, a tutti erano stati asportati i bulbi oculari. Il rumore che sentivo all’inizio lo risentii e notai vicino alla porta d’ingresso un grosso gatto nero che si leccava e le zampe sporche di sangue e mi fissava… poi mi sveglia.”
Pur essendo assonnato capisco tutto e la mia mente collega attimi e momenti. Tutto sembra più chiaro come un mosaico che si compone. Il mio 28mo senso mi aveva già avvisato la sera scorsa dalla Bottero, ragionare solo con la mente non sempre aiuta quando si è forniti della virtù meno apparente, tra tutte le virtù la più indecente.
La Bottero nascondeva qualcosa, il gatto che ho sentito nella biblioteca, che tanto ha turbato il mio spirito forse è lo stesso del sogno. Poi quella scena, forse una forma di processo di mummificazione… Le mummie che io sappia a Torino ci sono ancora al museo Egizio, luogo dove la Bottero ha contatti… Tutto torna…
Decido di lasciare all’oscuro della mia visione gli inquisitori, troppo amici di Don Gerardo, che è troppo amico della Bottero. Racconto la storia e i miei pensieri a Guglielmo, che subito mi capisce, e alle due escubitores Fanny e Laura che appena parlato del mio 28mo senso le vedo interessate ad altro e abbassano lo sguardo non mi fissandomi più negli occhi…

domenica 14 aprile 2019

"Tutti ti amano, quando sei 2 metri sotto terra"


Richiamata la mia pettegola scorta ai doveri, ci recammo nella Domus populi, la sede degli excubitores, dove l’unico ad ottenere un risultato notevole fu Fratello Guglielmo, che trovò diverse excubitores intenzionate a dannare la sua anima nel girone dei lussuriosi. Mi auguro che sappia resistere. Per il resto, ci fu solo ribadito il contenuto di un rapporto: prima della strage di Pannacci, alcuni degli ex membri della sua squadra erano stati uccisi da Toaff in casa sua, ma era stata giudicata legittima difesa; dopo la strage, la casa di Toaff era stata distrutta coi colpi di un mortaio rubato dall’armeria della Domus populi. Di tutta la vecchia squadraccia, solo due erano fuggiti a morte violenta: uno era stato arrestato per ubriachezza molesta, solo per morire soffocato dal suo stesso vomito in cella; l’altro, un certo Ventura, era latitante.
Per capirci qualcosa, decidemmo di recarci nei luoghi dei delitti, con due excubitores vicinovesi alle costole. A casa di Pannacci, posta ai margini del paese, trovammo dei segni inquietanti, oltre alla già inquietante croce di sangue disegnata sulla porta (così simile a quella di recenti assassinii accaduti in Torino): una porta rinforzata e abbattuta con forza spaventosa, segni di spari sui muri, graffi profondi nelle pareti. Eppure, anche se tanti uomini armati erano barricati dentro e pronti a resistere, nessuno degli aggressori era stato trovato sul posto. Ispezionando il posto, trovammo alcuni cimeli di stampo illegalmente fascista e notammo che dalle pareti mancava un quadro.


Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti

giovedì 11 aprile 2019

"Quel ch'è disposto in cielo, convien che sia"


Eravamo devotamente immersi nelle preghiere delle cinque (fortunatamente, Fratello Emilio aveva ritirato il pupazzo), quando udimmo un brusio provenire da fuori. Guardammo dalla finestra: era un gruppo di cittadini, dal quale si fece avanti un messo che mi consegnò una lettera.
Ebbene, anche nei giorni di congedo avremmo avuto modo di fare del bene! Il padre semplice di Vicus Novus, padre Beniamino, aveva chiesto l’intervento di un Inquisitore per risolvere il mistero degli assassinii di cui ci avevano appena parlato i miei genitori, e Don Gerardo aveva pensato a me! Il principale sospettato, un certo Elia Toaff (un ex partigiano che aveva una antica inimicizia con le vittime, tutte ex fascisti) si era dileguato, ma, secondo padre Beniamino, era un brav’uomo, incapace di simili efferatezze.
Ad essere convinta della sua colpevolezza era, invece, la capa degli excubitores del paese (sì, avete letto bene: una donna a capo degli excubitores!), una certa Annalisa Gubbiotti, una signora sulla trentina che Fratello Emilio trovò subito affascinante per motivi che poco riguardavano l’animo della donna in questione. A suo onore, va detto che la risposta che diede ai tentativi di approccio del nostro poco pio Ospitaliere fu quella che tutti avremmo desiderato dare:
- Piacere tuo.
All’osservazione del mio notaio Mauro (di cui non potrò mai abbastanza lodare la preparazione) che il nonno di Fratello Emilio era un eroe, ella commentò:
- Notevole, perché in lui ravviso le fattezze di un criminale.
Ciononostante, Fratello Emilio, al grido di “Chi disprezza compra!” si convinse di aver colpito la bella lombrosiana. In effetti l’aveva colpita, ma non come sperava.
Ad ogni buon conto, giusto il tempo di prepararci e fummo pronti ad iniziare le indagini. Devo, però, registrare un fatto increscioso: quando io e Mauro tornammo da un breve colloquio con padre Beniamino, trovammo le due femmine e il due Ospitalieri intenti a confabulare tra loro. Ebbi la chiara impressione che si interrompessero al solo vedermi, come se avessero segreti nei miei confronti. È una pessima e sacrilega idea avere dei segreti verso un Inquisitore: dovrò accertarmi di questo aspetto.

Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti

giovedì 4 aprile 2019

"Donne, Ragazzi e gatti, la dannazione della chiesa"


Nel frattempo, Luisa o Lucia trovò il modo di sbirciare una copia di “I tre moschettieri” e Fratello Emilio di inseguire il gatto della Contessa, che si chiamava (in modo inopportuno) Cagliostro.
Ad ogni modo, ci ritenemmo soddisfatti della missione e consegnammo il libro a Don Gerardo, il quale in cambio mi diede notizie dei miei genitori, che mi attendevano a Vicus Novus: avevo due giorni di congedo per recarmi a trovarli, con tutta la guardia del corpo al seguito.
Obbedii volentieri e fui contento di riabbracciare i miei vecchi, ma lo fui molto meno quando seppi che a Vicus Novus si era consumata una tremenda sequenza di omicidi: il vecchio Padre Castigatore ((Emanuele Pannacci,un ex fascista) era stato trovato fatto a pezzi nella sua abitazione insieme a nove uomini. Avremmo dovuto indagare.
L’attenzione sui funesti eventi su distolta da Fratello Emilio, il quale tirò fuori dallo zaino il suo amato pupazzo, vestito da aviatore, e lo mise a sedere al tavolo fra noi, parlandogli e fingendo di dargli da mangiare.
Non solo peccatore, ma anche pazzo.

sabato 30 marzo 2019

"Donnesca astuzia e garbuglio di prete, van sopra tutte, come ben sapete


Su indicazione di Don Gerardo, la prima ricerca fu in casa della Contessa Bottero: arrivammo da lei poco dopo le preghiere del mattino ed ella si presentò in vestaglia (il maggiordomo ci spiegò che era tornata a letto dopo le preghiere mattutine), fu molto gentile nell’accoglierci e ci offrì degli alcolici, che io rifiutai in quanto siamo uomini di Chiesa e non stavamo officiando Messa. Fratello Emilio osservò che, nel suo caso, era più “uomo” e meno “di Chiesa”, scolandosi un bel bicchiere e dando ad intendere che riteneva la vestaglia della Contessa inutile.
Finiti i preamboli, la Bottero ci introdusse nella sua enorme biblioteca dopo averci detto che molti libri erano catalogati, ma altri erano stati comprati in blocco e non aveva ancora visto quali titoli contenessero. C’erano, in effetti, alcuni libri all’Indice, ma Mauro vide che quelli catalogati erano stati segnati come da restituire alla Chiesa.
Trovammo una copia de “Le nove porte del Regno delle Ombre” nel mucchio dei libri di catalogare, anche se in una edizione diversa (e più antica) rispetto a quella che andavamo cercando. Sul momento, eravamo tutti troppo intenti a resistere alle tentazioni della carne per notarlo, ma mi chiedo come sia possibile che un libro che, in teoria, si trovava in casa della Contessa da poco, potesse essere quello annotato sul diario della Masca.

lunedì 25 marzo 2019

"Chi sta coi preti e vicino un medico, vive malato e muore eretico


Curati alla men peggio i feriti, requisimmo un carro in nome della Santa Chiesa e vi ponemmo Guglielmo e Fanny: senza ulteriori intoppi, raggiungemmo Torino e li depositammo all’Ospedale degli excubitores, dove le suore ebbero modo di lagnarsi degli eccessivi lamenti di Fratello Emilio, paragonabili a quelli di una novizia.
Appena assicuratici della salute del corpo dei nostri compagni di avventura, ci recammo da Don Gerardo, il quale fu contento del risultato ma, quando seppe del Diario della Masca, chiamò a colloquio privato me e il mio fido notaio.
Solo perché sono assolutamente certo che nessuno, e tanto meno i due Ospitalieri e le due femmine di exubitor che ci accompagnano, leggeranno mai queste righe, posso scrivere che Don Gerardo ci confessò che talora la Santa Chiesa ricorreva, in segreto, a uomini di dubbia fede e dubbia virtù, ma con doti tali per cui forse avrebbero saputo decifrare il codice del diario. In Torino, si trattava di un uomo noto come “Il cartolaio”.
A cena, infatti, fummo avvicinati da una suora recante un biglietto: eravamo attesi. Fummo guidati in via Pietro Micca, entrammo in un cortile, bussammo ad una porta, ci venne ad aprire una donna rossa molto ispiratrice di gran peccati, la quale ci introdusse in una stanza lussuosa al centro della quale, mollemente seduto su una poltrona, stava un uomo dall’aria melliflua: il Cartolaio. Gli cedemmo il diario ed egli, dopo essersi ritirato in una stanza attigua per poco più di un quarto d’ora, seppe dirci dove si trovavano le altre tre copie de “Le nove porte del Regno delle Ombre”: una nel castello di Barolo, una a Masso S. Maria, una in Torino, a casa della Contessa Bottero. Il fatto che l’avvenente rossa e Fratello Emilio non si fossero mai trovati nella stessa stanza ci evitò imbarazzi, ma all’uscita trovammo costui nell’atto di origliare alla porta, mentre ebbi l’impressione che Luisa o Lucia fosse saltata giù da un cornicione un attimo prima che noi tornassimo in cortile. Che gruppo malfidato!

sabato 23 marzo 2019

Baracca - La Follia -


Sulle note di DESPACITO .... BALLATA A GUGLIELMO


Mi sembra parli troppo guardando te
Quelli segnan pure i cazzi tuoi
Si sente cosa pensi pure silenziando te
Loro sono i peggior mattatoi
Tu aumenti l’espressività
Insulti senza razionalità
Quei preti col vestito scuro
Non rispetti la rigidità
Sparli denigrando sua santità
Guarda anche loro lo hanno duro

INQUISITO
Caro il mio Guglielmo inquisito
Con l’espiator seppellito
Al patibolo  sei finito
INQUISITO

È stato peggio di un castigo
Fra Tommaso che fa il figo
E Mauro prepara la gogna
Sei pronto per sto sacrificio
Perché non chiudi la bocca
Don Gerardo rincoglionito”
Sei proprio un bel picio
Il clero sai non si tocca
Le excubitores ti han sentito

Disprezzarli è uno scandalo
Farai la fine di un coriandolo
Nel rogo degli inquisitor
Inquisito inquisito nel fuoco finito
Passando dalla tortura
Che per la chiesa è na cura

INQUISITO
Caro il mio Guglielmo inquisito
Con l’espiator seppellito
Al patibolo  sei finito
INQUISITO

Fanny e Luisa hai divertito
Ti piange solo un amico
E Mauro prepara la gogna
Per Tommaso già seppellito
Ardito ardito sei stato tu punito
La lingua che scotta
Hai già preso una cotta
Gerardo rincoglionito”
Non taci neanche sotto costrizione
Sarebbe stata buona la meditazione

INQUISITO
Caro il mio Guglielmo inquisito
Con l’espiator seppellito
Al patibolo  sei finito

INQUISITO