lunedì 17 dicembre 2012

Auguri

BUON NATALE E BUON ANNO DALL'ARMATA BRANCALEONE E DAL COM. BARACCA


CI RIVEDIAMO A GENNAIO!!!

domenica 16 dicembre 2012

La caduta di Minosse


Ho sempre sostenuto che il rogo sia il modo migliore di redimere gli infedeli e gli eretici, ed il Signore ha voluto darne una conferma anche agli increduli: abbiamo arso lo scellerato Fratello Giocondo, e subito è comparsa la sua copia perfetta nell'aspetto, simile nello spirito, ma animata da spirito e zelo cristiano! Come non si può scorgere il disegno divino in ciò?
Fratello Ruggero avrebbe addirittura voluto uccidere Drakonis Papadopulus, il messo che Minosse ci aveva mandato per chiederci di andare da lui, nella sua città assediata, a discutere di pace; ma poi le sue parole illuminate, la sua professata fede cristiana, la sua volontà di rovesciare il pagano ci convinsero. Certo, avrebbe dovuto scegliere il martirio, come ogni buon cristiano, invece di piegarsi ai riti pagani imposti dal tiranno dell'isola, ma allora non era ancora redento, redento dal rogo del suo alter ego – perché non può non esserci un legame fra i due. Io decisi addirittura di benedire il coltello di Drakonis, per testimoniare la sua nuova vita fra i fratelli in fede.
Fratello Ruggero nutriva qualche diffidenza, del tutto giustificabile sul piano bellico, mentre Antonio Maria Accobelli addirittura fornì di nascosto un fucile a Drakoins, come fu scoperto da Matteus durante il viaggio verso Cnosso.
Benché Drakonis avesse parlato di un passaggio segreto (che sarebbe poi l'antico Labirinto, a suo dire ancora abitato dal Minotauro – probabilmente il frutto di qualche blasfemo rito magico), decidemmo di entrare in Cnosso dalla porta principale, come ambasciatori. In verità, avremmo voluto chiedere a Minosse di uscire, ma – com'era prevedibile – rifiutò. Decidemmo di entrare lo stesso, in dieci, pur fiutando una trappola: Minosse, però, non considerava che Iddio era con noi.

Io, Fratello Ruggero, Lotar Matteus (ora nominato secondo), Antonio Maria Accobelli e Drakoins fummo ammessi alla presenza di Minosse, dopo aver lasciato le armi da fuoco all'ingresso della stanza. Il tiranno pagano sedeva su un trono posto al vertice di una scala, alla cui base era incatenato un essere mostruoso, mezzo uomo e mezzo toro. Intorno a lui, oltre ad alcune guardie, danzavano donne lascivamente abbigliate. Ciò che più attrasse la nostra attenzione fu, però, la maschera con cui Minosse si copriva il viso: recava impressi gli stessi segni che avevamo trovato sul medaglione che serviva a controllare i morti, e subito capimmo che era tramite essa che tutti i morti dell'isola erano tenuti sotto controllo. Distruggerla avrebbe provocato il caos, anche per le vie della città, vigilate da morti e – come avevamo notato percorrendole – in gran parte minate per scongiurare un attacco.
(A dire il vero, non escludo che per qualcuno di noi ciò che più attrasse l'attenzione fossero le donne lascivamente vestite.)
Minosse, in realtà, non voleva parlare di pace, ma di corruzione: ci offrì donne avvenenti e ricchezze purché lo lasciassimo sul trono, ma noi siamo vincolati al voto di castità e povertà, e non avremmo saputo che fare di quelle offerte. Fratello Ruggero rifiutò fieramente: l'unica offerta possibile era la resa in cambio della vita di Minosse stesso.
Di fronte alla nostra fermezza, il folle tiranno, come dimentico dell'assedio, volle provare ad ucciderci, scatenando il Minotauro e le sue guardie, ma noi eravamo pronti a tale evenienza, ben conoscendo l'infingardia che alberga nel cuore degli infedeli, e reagimmo. Io lanciai con precisione il mio rosario (che conteneva una granata NdA) contro Minosse, ma uno dei suoi schiavi fu pronto a lanciarsi davanti a lui, finendo sbriciolato in sua vece. Intanto, Fratello Ruggero si occupava del Minotauro: benché intontito da un poderoso pugno della bestia, forte al punto da spezzargli l'elmo, riuscì a reagire con un memorabile colpo di spadone che recise di netto la testa della creatura. Minosse, compreso che in me albergava la protezione del Signore e certo impaurito dallo Stocco Pontificio che pendeva al mio fianco, provò ad eliminarmi, probabilmente considerandomi il più pericoloso. Provò a lanciarmi una delle sue maledizioni, ma nulla possono le magie blasfeme contro chi è benedetto dal Signore: riuscì giusto a bruciarmi gli abiti, lasciandomi ignudo (promemoria: la prossima volta, benedire anche gli abiti, o almeno le mutande).
Intanto, Drakonis si era allontanato con un scusa, e compariva portandoci le armi da fuoco: Antonio Maria Accobelli imbracciò il suo San Michele Mitragliere e con una raffica precisa spezzò maschera e testa di Minosse. Improvvisamente, i morti di guardia cominciarono a trascinarsi privi di volontà come simplices, e non ci fu difficile sopraffarli. In breve, io con il mio Stocco e Fratello Ruggero con il suo spadone avemmo definitivamente la meglio sul Minotauro.
Non ci fu bisogno di lottare con le guardie ed i soldati: anzi, illuminati dal Signore, gli uomini e le donne di Creta furono ben lieti di poter abbracciare la veda Fede, di abbandonare la pagania e di soggiogarsi all'illuminata guida del Sanctum Imperium. In breve, la città fu anche libera dai morti.
Ancora una minaccia incombeva però su Creta: quella dei pirati Turchi acquartierati in Spinalonga. Stando a quanto Drakonis aveva origliato da alcune guardie, essi erano d'accordo con Minosse per aggredire le nostre forze nottetempo, ma la mattina venne senza disguidi: forse, attendevano un segno.
Di certo, per liberare del tutto l'isola avremmo dovuto affrontarli presto. Intanto, però, la bandiera della Santa Croce sventolava su Cnosso, sulla nostra fortezza, su tutta l'isola. Era tempo di una grande Messa celebrativa, per ringraziare Iddio della conquista.