giovedì 13 giugno 2019

Nel Biellese


Tornati da Barolo con il libro faticosamente ottenuto, ci fu giusto il tempo di una breve relazione e dovemmo ripartire alla volta di Biella, o più precisamente a Valle Mosso, ove si trovava l’ultima copia delle Nove Porte. Don Ettore volle accompagnarci, e noi lo accogliemmo volentieri: nonostante la sua equivoca specializzazione, mi pare un religioso affidabile. Per quasi cento chilometri di strada – strada accidentata e male curata – non vi erano villaggi o punti di riposo, sicché alla sera della prima giornata di viaggio fummo costretti ad accamparci, presso le rovine di un monastero, fiduciosi che lì l’occhio benevolo del Signore ci avrebbe protetto meglio che altrove. Come ulteriore precauzione, comunque, decidemmo di organizzare anche dei turni di guardia: “A coppie”, tenni a precisare. Che fratello Emilio avesse vegliato per tutta la notte su di noi per lasciarci dormire, al posto di guardia di Vicus Novus, non mi aveva mai convinto, sebbene non fossi mai riuscito a trovare prove della sua mancanza. Io mi addormentai quasi subito, sotto il controllo di fratello Emilio e, soprattutto, di fratello Guglielmo, che così poteva sorvegliare anche il suo ambiguo sottoposto.
Mi addormentai subito, ma non bene. Anzi, il mio fu un sonno tormentato: udii campane suonare, vidi una chiesa sconosciuta, dentro la quale dodici frati stavano avevano i volti coperti da cappucci, mentre il tredicesimo, con i piedi scalzi e decomposti, stava officiando una messa. Intorno, c’erano libri, cumuli di libri. Il tredicesimo frate si voltò verso di me, ed io caddi nel buio. Una voce roca mi disse: “Una vita per il libro, è il prezzo da pagare, altrimenti morirete tutti. A te la scelta, mandalo da noi”. Intravidi la porta di una sacrestia, poi mi svegliai, richiamato da urla di allarme.
Urla di allarme gridate dai due Ospitalieri, che quando mi svegliai del tutto si erano già lanciati contro quattro morti che, stranamente claudicanti, procedevano verso di noi. Non fidandomi troppo del valore delle nostre guardie del corpo, nonostante la gamba oramai gravemente compromessa dalla caduta dalle scale, sguainai la spada e zoppicai contro i morti, accompagnato da Don Ettore. In effetti, fratello Gugliemo aprì in due uno dei morti col suo expiator al primo colpo, ma fratello Emilio non riuscì a colpire con la stessa efficacia e si trovò un morto addosso. Io e Don Ettore colpimmo il cadavere con due colpi coordinati, staccandogli la testa dal corpo, ma non dall’elmo di fratello Emilio. Senza pensaci due volte, il sacrificabilissimo Ospitaliere si tolse l’elmo e lo scagliò con violenza contro fratello Guglielmo, gridandogli di colpirlo al volo. Ancora mi meraviglio dei riflessi fulminei con cui fratello Guglielmo sollevò l’expiator e tagliò in due sia la testa, sia l’elmo (che gli stava per arrivare in faccia).
In poco tempo, comunque, riuscimmo ad aver ragione di questi morti, che combattevano stranamente male anche perché, a quanto capimmo, erano completamente disarticolati: secondo il nostro “medico di campo per causa di forza maggiore”, ossia fratello Guglielmo, erano morti stritolati da una forza tremenda. Analizzando i documenti, alcuni dei quali palesemente falsi, scoprimmo che si trattava di mercanti tedeschi, o almeno di persone che si volevano far credere tali.
La notte proseguì senza ulteriori intoppi (sebbene nel mio turno di guardia fosse inquietante vedere fratello Emilio che – ai limiti fra l’eresia e la follia – dormiva attorniato da tutti i suoi pupazzi, che aveva singolarmente salutato, come se non sapesse che solo Dio può infondere l’alito della vita, e non un banale burattinaio.

4 commenti:

  1. Ehi ragazzi ma passate dalle mie parti! Se vi avanzano 5 minuti venitemi a trovare a Cossato che festeggiamo! ;D

    RispondiElimina
  2. Baracca passera' a trovare i suoi adepti

    RispondiElimina
  3. Attendiamo fiduciosi la Sua venuta!

    RispondiElimina
  4. Fratello Emilio è più inquietante di dei Morti tedeschi...

    RispondiElimina