mercoledì 8 maggio 2019

"Il Golem"


Improvvisamente, sentimmo un tintinnare, ci voltammo, intravedemmo Toaff libero che gettava un foglietto nella statua, la quale prendeva vita, si alzava, afferrava Toaff e lo prendeva in spalla. Restammo quasi impietriti dal terrore: Fanny fuggì di nuovo, la mia mano tremava troppo per sparare, gli altri rimasero inerti. Toaff ci intimò di non seguirlo, altrimenti il Golem ci avrebbe uccisi, e sparì verso luoghi ignoti.

Come aveva potuto liberarsi dalle manette? Il ferro che le teneva salde era in terra, inutile, come se qualcuno lo avesse rimosso. Ma chi? Fratello Emilio avrebbe dovuto controllare il prigioniero: era complice o solo inaffidabile? Non riuscimmo a dirimere la questione, ma conoscendolo alla fine ci convincemmo che fosse semplicemente incapace di svolgere qualsiasi compito che non fosse "attacca, spacca".

Considerato che Toaff era fuggito, non ci rimaneva che cercare di capire chi fossero i complici ancora a Vicus Novus: il nostro sospetto andava soprattutto verso la Gubbiotti, la capa degli excubitores, e sulla via del ritorno elaborammo un intricato piano, con tanto di lettere false che Luisa, Linda o Lucrezia (non ricordo mai il nome) avrebbe dovuto scrivere. Arrivati a circa cento metri dalla stazione di dazio, quando oramai imbruniva, accadde però qualcosa che cambiò tutto: la postazione era chiusa e scura, Fanny notò il riflesso di un fucile da una finestra appena in tempo perché potessimo nasconderci nell'erba alta. Annunciai di essere l'Inquisitore, ma le risposte furono parole cortesi e fucilate, una della quali colpì e distrusse l'elmo che fratello Guglielmo aveva fatto sporgere dalle erbe, cautamente senza metterci dentro la testa.

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