mercoledì 29 giugno 2022

Il paradiso può attendere

 

Come risvegliato da un lungo viaggio, cerco a fatica di aprire gli occhi accecato da una luce abbagliante. Quello che vedo non può essere descritto a parole, ma solo tramite un versetto, che ricordo aver studiato nelle scuole, scritto dal sommo poeta Dante:


“Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;

e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.”


Abbasso lo sguardo e verso di me vedo tendersi una mano di uomo. Una voce mi invita ad alzarmi. “Ben arrivato Rocco, il mio nome è Adolf Stettermayer, ma puoi chiamarmi Kartoffen, non ti aspettavamo così presto! Vieni con noi Lui ti sta aspettando". Adolf è un bel uomo con chiari lineamenti ariani e il numero 7 tatuato sul petto. E’ accompagnato da Emilio, che dice di essere un soldato di origine italiana e un giapponese Hiroshi Goromaru. Tutti mi guardano con un sorriso e risplendono di luce propria.

Mi alzo e i tre mi accompagnano davanti a una tenda. Sento la voce di Adolf: «Entra Lui è lì».

Non so a chi si riferiscano, ma procedo senza farmi domande. Cosa vedo mi lascia senza parole. Un uomo è seduto su una specie di trono coperto da un velo trasparente con una gamba accavallata sul bracciolo. Assomiglia a me solo con qualche anno in più, un po’ di rughe in volto e alcune ciocche di capelli bianchi. Sdraiate al suo fianco su una grossa branda, due donne bellissime con le ali, totalmente nude, stanno dormendo con un sorriso compiaciuto e un foulart rosso, che lega i loro polsi alla testa del giaciglio.

Non lascio il tempo a quell’uomo di emettere verbo, con lacrime di gioia che mi solcano il viso esclamo: «Capitano Baracca!».

Si alza e viene verso di me. Nell’emozione sono in ginocchio senza fiato. Le sue parole mi riempiono il cuore: «Guglielmo, puoi chiamarmi papà! Sono orgoglioso di te, ora meriti tutto questo»

Mi appoggia una mano sulla spalla e si avvicina all’orecchio susurrandomi: «Ti dirò un segreto, gli angeli un sesso c’è l’hanno e qua di femmine ce ne sono molte. Benvenuto in Paradiso!»

sabato 25 giugno 2022

La caduta del gigante

 Alla luce di questa fioca candela, tra le mura della mia cella, posso scrivere su questo diario gli accadimenti degli scorsi giorni senza paura di essere preso per pazzo o eretico.

Celestino mi aveva avvisato che nel mio cammino mi sarei imbattuto in fatti che non avrei potuto condividere neanche col mio padre confessore, e qui li vado a narrare per chi, un giorno, forse leggerà queste pagine.

La situazione fuori dalla città è già di per se disperata. Ludovico è ferito gravemente, Rocco sta un poco meglio, Vasco, Gaetano ed io siamo in forma, ma troppo pochi per assaltare una base con un numero imprecisato di banditi, l'unica speranza è che il livello intellettivo sia quello di Lollo, altrimenti siamo spacciati sia noi che Simoncino.
Elaboriamo un rapido piano. La città è parzialmente fortificata, sul retro ci sono costruzioni diroccate che permettono di avere una buona visuale sul portone e piazza antistante, lì si posizionerà Vasco col fucile. Gaetano e Ludovico interverranno sfondando il portone e facendo irruzione e portandoci via, sperando ci sia qualcosa da portar via... che Dio ci assista.
Rocco ed io accompagniamo Lollo al portone, mi assale l'ansia. È un piano terribile, siamo pochi e feriti e ci aspetta una trappola. Non esitiamo, non esitiamo mai quando sentiamo che Nostro Signore è con noi!
Lollo prende la parola a sorpresa, grida di farlo entrare, dice che siamo amici! Che lo stiamo riportando a casa!
Si affacciano una decina di uomini dalle mura, penso che sono tanti, troppi, ho un nodo alla gola e mi si stringe lo stomaco. Ma il Signore è con me e guiderà la mia lingua ed il mio braccio fino alla fine di questa storia.
Con tono amichevole dico che abbiamo portato Lollo a casa, e che forse da loro c'è un nostro amico, e gli propongo lo scambio. Si aprono le porte e siamo accolti come amici, con abbracci e grida festanti, ci ringraziano di aver portato sano e salvo Lollo a casa. Lo scambio però non possono deciderlo loro, dobbiamo parlare con "mamma".
Siamo fottuti! In trappola e con un rapporto di 15 a 1 ! E come se non bastasse, con la coda dell'occhio, Rocco ed io notiamo che sul fuoco sta rosolando un cadavere umano mentre in un recinto sono rinchiusi un uomo ed una donna nudi con indosso maschere animali.
Prima di avanzare tra sudiciume, uomini che avrebbero da imparare l'igiene dai caproni e lo schifo generale in cui queste bestie senza Dio vivono, decidono di disarmarci prima di condurci dalla "mamma". Per fortuna sono stupidi, e non ci tolgono le spade ( e a Rocco le granate)
Ci conducono in profondità nei sotterranei di quella che un tempo era una torre. Più si scende più la puzza, la claustrofobia ed il senso di essere un topo in trappola si fanno opprimenti.
Accediamo ad una stanza di grandi dimensioni in cui filtra la luce del sole da piccole aperture molto in alto. Al centro della stanza c'è una donna dalle fattezze abominevoli seduta su una specie di carrello che le consente di essere trasportata. È una morta, di quelle pericolose, di quelle di cui si nega l'esistenza, di quelle di cui non si parla nei rapporti ufficiali.
Trattenere i conati di vomito è impresa titanica, ma il peggio ha ancora da venire.
L'essere immondo sta cercando di sopraffare la mia mente, tutti questi poveri ebeti sono marionette nelle sue mani, i suoi servi, e quando il recinto è vuoto probabilmente i suoi pasti.
Mantengo il controllo, lo sforzo è sovrumano, perdo lucidità, non ho coscienza di ciò che accade realmente intorno a me, vedo Rocco che perde copiosamente sangue dal naso! Sta male! Spero resista.
Il Signore guida le mie parole, mantengo la calma e propongo lo scambio, lei perde tempo, ci invita a rimanere, trovo scuse, le parole mi escono con la dolcezza di un rivolo d'acqua che solca la campagna. Rocco vacilla, la mano va all'elsa della spada, lo blocco! Sta male! Io sto male! Sono al limite!
Non so, sverro', vomitero' o mi sbaglierò sulla morta! Signore Aiutami!
Ed il Signore guida ancora le mie parole, la trattativa continuerà nel cortile, forse abbiamo ancora una speranza, non fosse almeno quella di morire come un sorcio tra merda e pezzi di cadaveri, mangiato da quell'essere ripugnante.
Usciamo, il senso di stordimento è ancora forte, la paura si è diffusa come incenso in chiesa, ci avvolge, non credo di aver mai sentito un senso di oppressione così pesante.
Tutti i presenti si mettono tra noi, la porta e la "mamma". Ora si che siamo fregati!
Rocco ha la lucidità di tentare di liberare Simoncino, lo vedo, mi passa una granata, ormai siamo in ballo, balliamo!
Vasco spara! Colpisce del carburante che detona creando confusione e scompiglio! Poi un secondo colpo, è quello che avvisa Gaetano!
Lancio la granata che a mezz'aria si ferma, torna indietro per cadere dentro la maschera che Simoncino si era appena levato. Esplode!
Rocco e Simone vengono investiti dalla deflagrazione, Simoncino muore sul colpo, Rocco è parzialmente riparato dall'armatura che limita i danni, ma la situazione è disperata. Fugge cercando di guadagnare l'angolo dell'edificio adiacente. È l'ultima volta che lo vedrò vivo, ed ora come non mai mi struggo di aver pensato di lui fosse un vigliacco

Il compito di Dio è quello di giudicare le anime, il mio è quello di fornirgliele!

Mi lancio nella mischia, solo!
In sottofondo grida, imprecazioni, sangue ed i colpi di Vasco che come un orologio segnano la fine di molti banditi!
Mi faccio largo a colpi di spada! Sfondo crani, lacero carni, mutilo uomini fino a trovarmi davanti la mamma!
La vedo, fa schifo, credo che anche il Diavolo l'abbia vomitata in questo angolo di mondo per non vederla mai più!
Il cranio spezzato da cui vedo parte del cervello, è opera di Vasco, credo sia riuscita abbellirla nonostante tutto!
Mi ci avvento contro con l'unico scopo di obliterare quell'abominio dal mondo. Il fendente si ferma, il mio braccio si ferma. È lei che mi ferma!
Non resisto, fuggo!
Un terrore primordiale mi attanaglia la mente. Sono confuso, cosa succede? Sono ancora vivo?
Si! Sono vivo! Ritorno parzialmente in me.
Guidato dall'istinto corro verso il mio expiator.
La mamma è stata fatta a pezzi, da cosa ancora non so. Gaetano sgomma nel cortile col camion mentre Ludovico spara alla cieca facendo una grandissima confusione ma pochissimi morti.
Un cingolato è contro un muro, acceso. I banditi fuggono, imprecano e non sanno cosa fare dopo essere stati liberati dal giogo della mamma.
Grido! Grido a squarciagola di occuparci dei morti, anche ai banditi! Se ritornano è la fine!
Cominciamo a fare a pezzi tutti i cadaveri, finché non ritroviamo Rocco. È sul cingolato.
Ora capisco, la sua fuga aveva lo scopo di prendere il controllo del mezzo, e così ha fatto. È stato lui che col suo ultimo respiro ha travolto e dilaniato la morta, rimettendoci la vita e salvando la nostra!
Non si è ancora risvegliato, per la prima volta non me la sento di calare "Libera nos a malo" su un cadavere, non sul suo. Non merita di andare via così!
In accordo coi miei fratelli decidiamo di imbottirlo con i suoi amati esplosivi e lo facciamo brillare! Così merita di andare Rocco! Con luce, fuoco ed un boato che si senta fino in Paradiso! Arriva Rocco mio Signore, abbilo in gloria che lo merita!

Sul rapporto ufficiale abbiamo convenuto di comunicare che la "mamma" era una donna di grande abilità comunicativa che con l'aiuto di erbe dalle facoltà psicotrope aveva preso il controllo di questa comunità di banditi. Fratello Simoncino al nostro arrivo era già stato ucciso e mangiato, e nel tentativo di annientare i banditi, fratello Rocco

era caduto con onore.

Questo e ciò che è successo, Dio mi è testimone.

Ed ora anche voi!

F.F.

lunedì 20 giugno 2022

Se sono vedove c'è un motivo

 

Siamo da poco giunti alla chiesa, cerchiamo di nascondere il camion nella parte posteriore dell’edificio e urtiamo il campanile facendolo crollare una parte. Fratello Vasco si era appostato sulla sua sommità come vedetta. Aveva appena scorto in lontananza venire verso di noi un blindato tedesco con una bandiera francese. Cerca di scendere per avvisarci, ma l’urto del camion ha fatto crollare le scale e quindi decide di lanciarsi , fortunatamente senza farsi nulla.

Decidiamo velocemente un piano, non sappiamo, se chi sta arrivando sia nemico o amico. Io, fratello Ludovico e fratello Gaetano stiamo con il nostro prigioniero di nome Lollo all’interno delle chiesa e lo teniamo d’occhio dicendogli di stare in silenzio. Fratello Furio si apposta dietro la porta e fratello Vasco, il nostro cecchino si mimetizza in una boscaglia poco vicina per coprirci in caso di attacco.

Il blindato si ferma davanti la chiesa, capiamo di essere stati scoperti e usciamo lasciando Lollo dentro. Dal blindato escono un gruppo di donne armate fino ai denti accompagnate da un inquisitore. A questo punto anche fratello Vasco esce allo scoperto e dopo un po’ di fraintendimenti ci presentiamo.

Disegno di Daniela Giubellini

Il gruppo di donne è formato da cacciatrici di morti rimaste vedove, da qui prendono il loro nome di “LE VEDOVE” e sono accompagnate da uomini di chiesa, dicono di stare cercando tre uomini, che si fanno chiamare gli arcangeli. Io essendo templare e quindi uomo di chiesa, ritengo che potrei avere un certo ascendente su qualcuna di loro. Sono infatti molto affascinanti, soprattutto la loro capo squadra. Su di lei volgo la mia attenzione, e dopo un sorriso e uno sguardo ammiccante mi trovo il suo fucile puntato in fronte. Immagino ora, che non gradisse le avances…

La situazione sembra volgersi al peggio per noi, ma soprattutto per me. Fratello Furio con grandi doti da mediatore riesce a tranquillizzare le acque e regalando un po’ del materiale trovato nella base tedesca riusciamo e soprattutto riesco ad avere salva la vita.

Visto il carattere, sicuramente i loro mariti se la sono vista brutta quando erano in vita.

Riusciamo ad avere anche qualche informazione delle Cicale e scopriamo, che dobbiamo dirigerci a Carcasson.

Le donne decido di ripartire e noi passiamo la notte alla chiesa, per riprendere la nostra missione alle prime luci dell’alba, dopo la preghiera.

martedì 14 giugno 2022

Il muro di Dio

 

La creatura si sta per avventare verso di noi, ma fratello Furio come muro ne ferma l’avanzare colpendola con forza inaudita con il suo expiator. Un arto del mostro viene staccato dal corpo e io e fratello Ludovico abbiamo la possibilità di dirigerci verso l’uscita. Dalla porta da cui è uscita la creatura un gruppo di morti avanza e fratello Gateano si butta contro loro, ma mentre cercava di attaccarli lo fanno cadere e si lanciano contro di lui.

Furio continua a tener testa alla creatura, Gaetano ormai è sotto a una montagnola di morti. Furio resiste a un colpo del mostro che fa trenare anche i muri, ma cade a terra vicino a noi. La bestia si avventa sul nostro baluardo, ma io con le ultime forze accendo l’expiator e lo colpisco, passando con la sega della mia arma, a pochi centimetri dal volto del mio compagno. Ho rischiato di fare a pezzi Furio, ma lui ha il tempo di riprendere la posizione di lotta e avanzare facendo a pezzi l’abomino. Fratello Vasco intanto aiuta Gaetano ad avere la meglio sui morti salvandolo da sicuro soffocamento.

Furio con la sua forza ci ha protetto erigendosi come muro di Dio sui suoi poveri inermi compagni.

La mia gamba e l’inguine di Ludovico continuano a sanguinare. Tenendoci le ferite ci avviciniamo all’uscita. Vediamo sul muro esterno della fabbrica una strana figura umana con ali e testa con grossi occhi da farfalla che ci osserva. L’essere ci fissa e dopo un po’ vola via. Fratello Ludovico sviene e solo l’intervento repentino di fratello Furio, che cuce la ferita sul momento, asportando un testicolo, da la possibilità al nostro compagno di salvarsi la vita fermando l’emorragia . Io me la cavo con una fasciatura stretta.

Gaetano sistema il camion e io e Ludovico ci mettiamo sopra a riposare, il nostro meccanico monta anche l’armamento della moto tedesca sul veicolo in maniera da armarlo per un eventuale scontro.

Furio e Vasco perquisiscono l’edificio. Nella sala dove c’era il tedesco trovano fogli che descrivevano di un fallimento del progetto falena, ma nulla di più. Entrando invece dalla porta laterale esterna, vista prima, accedono ad una cantina, in cui al suo interno veniva tenuto prigioniero un italo francese. L’uomo, che all’apparenza sembrava abbastanza tonto, ci rivela di far parte di un gruppo di banditi chiamati le cicale, che aveva attaccato il camion italiano su cui siamo ora, portandolo alla loro base con il templare che lo guidava. Per divertirsi, però aveva deciso di prendere il camion per farsi un giro ed era stato poi catturato lui stesso a sua volta dai tedeschi e portato li.

Ora abbiamo una pista per trovare fratello Simoncino.

Decidiamo di andare via da Lione e rifugiarci nella chiesa in cui avevamo passato la notte precedente per recuperare le forze.

martedì 24 maggio 2022

Granata!!! Ops!!!

 

Siamo all’ingresso della base tedesca. Abbiamo fatto un veloce controllo sull’esterno e abbiamo visto una piccola porta laterale chiusa dall’esterno e le gabbie aperte dei cani che ci avevano attaccato. Decidiamo di entrare dall’ingresso principale da cui fratello Ludovico era uscito tenuto in bocca da un cane a due teste. Ci troviamo un corridoio con due porte per lato e una frontale. Sono tutte chiuse e tolto dall’ultima a sinistra, da cui viene come un ticchettio di macchina da scrivere, non udiamo nulla. Decidiamo di aprirle in ordine per evitare eventuali agguati alle spalle. Spalanchiamo le prime porte, all’interno le stanze sono vuote con segni di sangue e colluttazione, ma nulla di più.

Apriamo quindi la porta di fronte a quella da cui proviene il ticchettio. Una scena raccapricciante si presenta ai nostri occhi. La stanza doveva essere un laboratorio chimico o di esperimenti. Il tetto è crollato, sicuramente era il luogo nel quale c’era stata l’esplosione e da cui proveniva il fumo, che avevamo visto. Dal soffitto brandelli di cadavere penzolano e un po’ ovunque sono sparsi. Gli arti ancora si muovono e capisco di non essere ancora pronto a tali scene di orrore.

Mentre tutti siamo colpiti dall’inferno che ci troviamo davanti agli occhi, un rumore di colpo su metallo proviene dalla porta frontale al corridoio e attira la nostra attenzione. Fratello Vasco e Ludovico decidono prima di aprire la porta da cui proviene il ticchettio. All’interno c’è un ufficiale tedesco dietro una scrivania con una macchina da scrivere. Si alza di colpo e inneggiando Hitler si spara alla tempia. I due fratelli si fiondano su lui per farlo a pezzi.

Il rumore di colpi sul metallo si fanno sempre più forti. Fratello Furio apre la porta frontale. Dietro c’è una porta metallica, una cella frigo. Qualcosa sta colpendola da dietro e i cardini stanno per cedere. Io sono scioccato da tutto cosa mi sta circondando. La paura prende il sopravvento e istintivamente lancio una granata contro la porta di metallo. Mentre lo faccio urlo granata, ma nessuno ha il tempo di ripararsi. La porta di ferro cade. Furio viene investito dalle schegge della granata senza subire danni e senza muoversi. La stessa sorte non possiamo dire di averla avuta io e fratello Ludovico. La mia gamba sanguina copiosamente mentre lui si tiene l’inguine e il suo mantello si tinge di rosso. Gaetano e Vasco hanno qualche graffio, ma non hanno il tempo di controllare. Dalla stanza con la porta metallica balza fuori un abominio. Una creatura umanoide che cammina a quattro zampe e attorno alle mani ha filo spinato e ringhia bramando le nostre carni.


venerdì 13 maggio 2022

Dio perdona, il fucile di Vasco No!

 


Raggiungiamo Lione, siamo incuriositi dalle luci ed esplosione udita nella notte. Il posto è molto surreale non si vedono persone ma solo case distrutte. Ci dirigiamo verso il centro città dove pensiamo provenissero. Iniziamo a sentire rumori di una fabbrica e muovendoci tra le macerie vediamo con sorpresa 2 soldati di guardia con divise tedesche a fianco di una moto con un grosso mitragliatore.

Propongo a Furio un piano, lui non sembra stia a sentirmi, ma lo ripete nello stesso modo. Io e fratello Ludovico ci avvicineremo muovendoci silenziosamente tra la boscaglia vicina. Fratello Ludovico dovrà sparare alla guardia di destra e io dovrò difenderlo in caso ci trovassimo in corpo a corpo con altri soldati. Fratello Vasco invece che sta con il resto del gruppo, visto le su abilità da cecchino dovrà mirare sul soldato di sinistra.

Sembra tutto perfetto, io e Ludovico ci appostiamo e diamo il segnale con i cicalini. Vasco spara e centra il cuore del primo tedesco, che cade a terra. Ludovico quindi si alza per sparare al secondo, ma si incanta… Rimane bloccato come in estasi. Lo incito a sparare, ma nulla. Il tedesco rimasto solo risponde verso di noi al fuoco vedendo Ludovico imbambolato e colpisce me ferendomi a una spalla. Insulto fratello Ludovico affinchè si sproni e prema quel grilletto. Finalmente si decide e colpisce il nemico.

Recuperiamo armi, lasciamo la moto e i cavalli. Scopriamo dalle divise, che i due tedeschi fanno parte di un gruppo speciale di ricerca scientifica militare. Avanziamo e troviamo un portone di rete metallica sorvegliato da due guardie. Esce un camion tedesco e in lontananza vediamo un camion italiano. Una piccola colonna di fumo si alza dallo stabile centrale che è segnato da un’esplosione. Probabilmente quella udita la notte scorsa.

Visto che di cecchini nel gruppo c’è ne solo uno, non ci fidiamo di ripetere il piano di prima. Lasciamo Vasco a coprirci le spalle e noi ci dirigiamo verso l’ingresso. Viene affidato a me con una granata il compito di far saltare guardie e portone. Neanche a chiederlo e siamo già dentro con altri due tedeschi fatti fuori. Scatta però l’allarme e un branco di pastori tedeschi arriva inferocito contro di noi. Io, fratello Gaetano e Furio ci dirigiamo verso il camion italiano, fratello Ludovico invece entra in una porta della palazzina centrale. Vasco con mira infallibile centra 2 cani e a noi basta fare a pezzi gli altri due mentre Gaetano mette in moto il camion. Scopro che forse l’expiator è troppo per uccidere un cane. Lo faccio a pezzi, ma colpisco con la sega una ruota posteriore, Gaetano capisce e impreca!

La situazione sembra risolta, ma la porta da cui era entrato fratello Ludovico viene sfondata dall’interno e balza fuori un grosso cane mastino a 2 teste. Rimaniamo un po’ scossi anche perché tra una delle mascelle del cane c’è Ludovico tenuto per il collo. Ludovico sembra essere ancora vivo, l’armatura lo stava proteggendo, anche se si vede che è mezza distrutta. Dobbiamo agire in fretta. Neanche il tempo di pensare e sentiamo sparare fratello Vasco e vediamo esplodere l’altra testa del cane. Ludovico viene lasciato dall’abominio e noi abbiamo il tempo di ucciderlo.

Vasco ancora una volta ti dobbiamo la vita. Nell’attesa che il nostro super cecchino ci raggiunga, prima di entrare nella palazzina, controlliamo sul camion e troviamo fucili italiani e un bazuka tedesco. Lasciamo li tutto e ci addentriamo nell’edificio.

domenica 8 maggio 2022

Templare bagnato, russare assicurato

 

Raggiungiamo quindi un paesino nella periferia di Lione. E’ sera e inizia a piovere a dirotto. Abbiamo bisogno di trovare un posto dove passare la notte e far riposare i cavalli. Poco distante da noi si vede una piccola chiesa. Decidiamo di avvicinarci e vicino all’ingresso, tutti tranne fratello Gaetano, nostro meccanico e esperto di veicoli, notiamo tracce di pneumatici. Sicuramente visto i segni e la pioggia scrosciante, i veicoli sono passati o hanno sostato da poco. Richiamiamo l’attenzione di Gaetano, dopo averli fissati per bene dice che sono segni di una carriola. Alla fine lo convinciamo che sta dicendo stupidaggini e lui si incaponisce dicendo che ora vuole analizzarli. Noi entriamo, intanto Gaetano rimane fuori sotto la pioggia a fissare la strada sterrata. Noi troviamo dentro il cadavere del prete che cerca di attaccarci, lo uccidiamo e intanto Gaetano rimane fuori sotto la pioggia a fissare la strada. Capiamo che ci sono state tracce di lotta e macchie di sangue, intanto Gaetano rimane fuori sotto la pioggia a fissare la strada. Sistemiamo i cavalli, accendiamo un fuoco e intanto Gaetano rimane fuori sotto la pioggia a fissare la strada sterrata. Lo vediamo rientrare fradicio, dice che sono pneumatici di camion. Aggiunge però che un tipo di pneumatico è sicuramente di un mezzo militare italiano visto il battistrada. Forse è passato proprio di qua fratello Simoncino ed ha sostato, siamo però molto preoccupati dai segni di colluttazione trovati, magari ha avuto un’imboscata.

Decidiamo di fare turni di guardia di due ore circa, appostandoci sul campanile. Inizia Gaetano, tanto è ancora umido, poi tocca a me, quindi fratello Ludovico e infine fratello Vasco. Per anzianità e ruolo lasciamo riposare fratello Furio. Tutti notiamo una luce elettrica, tipo riflettore alzarsi dal centro di Lione, molto strano in quanto la città dovrebbe essere deserta, ad un certo punto del turno di Gaetano si sente una forte esplosione provenire dalla zona della luce. La notte sembra passare tranquilla, ma proprio durante l’ultimo turno, Vasco vede uscire dalla boscaglia vicina una figura umana con un fucile. Ci avverte di svegliarci, il russare di Gaetano copre la voce del compagno. Vasco quindi intima dal campanile alla figura di fermarsi, quella avanza e Vasco è costretto a spararle. Un centro perfetto in pieno petto, ma l’uomo non rallenta. E’ sicuramente un morto, un morto che imbraccia un fucile. Lo sparo fa sobbalzare me e fratello Ludovico, Gaetano continua russare e tale suono appare più forte anche del colpo di fucile. Vasco scende di fretta dal campanile e ci avvisa del pericolo. Il morto sfonda la porta, ma anche se privi di armatura con Furio che dorme e con il russare di Gaetano che copre anche la colluttazione, abbiamo la meglio sul morto che viene fatto a pezzi. Di nuovo un ottimo lavoro di Vasco, che sempre più risulta determinante per il gruppo e ci ha salvato la vita.

Sta per sorgere il sole e svegliamo tutti per recitare le preghiere. Una dura giornata ci attende.

domenica 1 maggio 2022

L'orologio di Vion fa... U.S.A. Army

 


Arriviamo a Marsiglia. Il comandante dei templari della città ci accoglie e quando gli raccontiamo cosa è successo a Saint Crepain, ci elogia per il lavoro svolto e ci rifornisce armi e provviste per il viaggio. Dobbiamo dirigerci verso Parigi e la nostra prima tappa sarà Lione, da dove fratello Simoncino è passato.

Non indugiamo e partiamo alla volta delle terre perdute. Rinunciamo ad un comodo camion e preferiamo i cavalli per non dare nell’occhio in quei territori dove regna barbaria e morte. Raggiungiamo, senza troppi problemi Valence, l’ultima città liberata dal Sanctum Imperio. Da quel punto in poi potremmo contare solo su noi stessi. La città è principalmente abitata da cacciatori di morti e non abbiamo fortuna neanche con il parroco, nell’avere informazioni sul passaggio di fratello Simoncino.

Proseguiamo la nostra ricerca verso nord e ci imbattiamo nelle rovine di Vion. Fratello Vasco appare sempre di più intraprendente e a suo agio nelle sue terre e nota il cadavere in decomposizione di un soldato americano appeso alle lancette del campanile con il suo paracadute. Visto la decomposizione del corpo che ancora si muove a scatti, poteva essere li da anni. La curiosità ci porta a controllare e convinciamo anche fratello Furio, che era rimasto titubante.

Non sembrano essere presenti trappole o rischi di agguati. Il villaggio o meglio, ciò che ne resta, è disabitato. Il campanile parzialmente danneggiato e la scala per salire in cima inutilizzabile. Forse quello era il motivo per cui quel cadavere era ancora li appeso con l’equipaggiamento intatto. Vasco decide di arrampicarsi, provo ad aiutarlo, ma vedo che anche senza di me riesce a scalare 20 metri di campanile con agilità e tagliare le corde del paracadute che legano il morto.

Il corpo cade, applausi a Vasco. Dal morto recuperiamo un mitragliatore Thompson, 2 caricatori, 2 granate, 2 cicalini e una targhetta identificativa. Il cadavere continua a muoversi e si avventa su lui fratello Ludovico. Lo fa a pezzi, forse con una foga esagerata e vediamo che si gira dolorante verso di noi con un copri stinco danneggiato, lui dice per l’attacco di un braccio del morto, noi capiamo essere il colpo della sua mazza, che si è autorecato. Tratteniamo le risa.

Il bottino trovato è prezioso e con il morale alto continuiamo verso nord.

sabato 30 aprile 2022

Lo scontro sotto la cintura


 Mentre scatto verso il muro Ovest, vedo sopraggiungere anche fratello Furio e scorgo da dietro una casa un converso in agguato. Devo raggiungere fra Ruina e portare a termine il lavoro incompiuto di mio padre, una mia granata mi libera del possibile agguato, del converso rimangono solo più tracce sparse sulla strada. Fra Ruina ormai a scavalcato le mura e lo vedo allontanarsi a cavallo. E’ troppo distante per me, per ora lo scontro è rimandato.

Io raggiungo il gruppo degli scavalcatori. Noto una cosa molto curiosa, prima che i 4 corpi dei conversi morti, che si erano battuti contro Gaetano, Ludovico e Vasco, venissero fatti a pezzi e bruciati, tutti presentavano colpi di fucile o tagli di arma bianca all’altezza dell’inguine, proprio li dove la virilità dell’uomo è più evidente. Anche fratello Gaetano e fratello Ludovico avevano evidenti segni sull’armatura nella stessa zona. Non so che tipo di combattimento abbiano fatto, ma sicuramente ha vinto chi lo aveva più duro.

Mentre osservavo la folla spaventata, Furio e Vasco avevano fatto prigioniero il notaio di Ruina. 

Il capo villaggio e la gente arriva da noi ringraziandoci. Noi chiediamo una stanza per interrogare l’ostaggio. Ce ne occupiamo io e Furio a far sputare fuori informazioni. Riconosco inoltre l’individuo. Nel Sanctum Imperio c’era una taglia su di lui ed era accusato di pedofilia. Preso dall’odio per un simile reato e ancora scosso da come avessero sostenuto la battaglia Gaetano e Ludovico contro i conversi, stringo nel guanto di ferro in maniera violenta le parti virili del notaio.

Giustamente gli altri mi fermano e fratello Ludovico da l’estrema unzione al prigioniero, che viene portato al rogo affinché sia il Signore a giudicarlo.

La popolazione di Saint Crepain ci ringrazia e ci saluta, noi dobbiamo dirigerci verso Marsiglia urgentemente. Siamo entrati nella città come uomini e ora ne stiamo uscendo da eroi.   


lunedì 25 aprile 2022

Un vero piano arriva al cuore non serve ascoltarlo


Quel nome fa ribollire il sangue in me, non dico nulla agli altri. Grazie padre dell’occasione che mi dai, tu ci stati guidando e in qualsiasi posto tu sia, sappi, che sei sempre nel mio cuore. Non racconto a nessuno di chi sia mio padre, non voglio che si facciano aspettative, che non posso mantenere. Ci riposiamo nella notte e i due ragazzi il giorno dopo decidono di continuare il viaggio con noi verso Saint Crepain.

Quando arriviamo, una colonna di fumo si alza dal villaggio fortificato e attira la nostra attenzione, pure il Parisienne la vede. Non ci sono guardie alle porte del paese. Il Parisienne con Francoise, che conosceva un accesso secondario, entrano a Saint Crepain. Ritornano con la notizia che un inquisitore è dentro e ha radunato la popolazione in piazza.

I valorosi Templari pronti all'azione
 

Dopo pochi minuti dall’arrivo del Parisienne si presentano a noi 2 templari. Dicono di chiamarsi fratello Ludovico e fratello Gaetano. Loro sono i templari che avremmo dovuto incontrare a Marsiglia, ma non vedendoci arrivare erano partiti alla volta di Saint Crepain, per venirci incontro. Arrivando da sud avevano notato la colonna di fumo salire dal centro del paese, ma soprattutto la furtività di fratello Vasco che tornava da noi. Dubito molto delle abilità di questo parisienne.

Non è tempo di futili considerazioni. Occorre agire. Ci mettiamo in cerchio capeggiati da Fratello Furio per escogitare un piano. Dentro alla città, oltre a frate Ruina, che però non è stato visto ci sono 13 conversi armati e pronti a tutto per fermarci e salvarsi la vita. Il numero non è dalla nostra parte, ma la fede sì e soprattutto sento che mio padre ci protegge dall’alto. Potrebbero essere anche in 100, ma non basterebbero per fermarci.

Preso dall’eccitazione del momento, fermo il discorso di fratello Furio e dico che ho un piano. Propongo di dividerci in 2 gruppi, uno che fa saltare la porta sud con dinamite, come diversivo, mentre l’altro entra dalla nord e prende il nemico alle spalle liberando la popolazione. Fratello Furio mi fa i complimenti per il piano, mi dice che è buono, ma con 2 accorgimenti sarebbe perfetto. Lui dice che si sarebbe presentato alla porta Sud dicendo che era fuggito da un gruppo di morti che stava per attaccare il villaggio. Per rendere la cosa più credibile avrebbe ferito un cavallo e sporcato gli abiti del suo sangue. Gli altri sarebbero entrati scavalcando le mura.

Capisco che la sua sordità abbia influito molto sulla comprensione delle mie parole. Gli chiedo cosa c’entrasse il mio piano con quello e quando avremmo usato la dinamite. Il mio tono deciso supera la sua sordità e arriva dritto al cuore. Vedo un uomo forte e determinato davanti a me. Disegna nel terreno il villaggio e inizia la sua spiegazione del nuovo piano. Lui è la nostra guida e comprendo a pieno come lo sia diventato.

Mi guarda e mi dice che io, da solo, mi sarei occupato di minare la porta nord e creare il diversivo, avrei “creato la situazione”. Fratello Ludovico, Vasco e Gaetano invece avrebbero dovuto scavalcare il muro sul versante est, da dove fratello Vasco era entrato prima. Ribattezza il gruppo dei tre con il nome in codice : “gli scavalcatori”. Il nostro comandante invece avrebbe sfondato da solo la porta sud.

Gli scavalcatori e il comandante avrebbero agito alla seconda mia esplosione. La prima per far cadere la porta, la seconda per far saltare in aria i conversi che sarebbero accorsi.

La grande occasione è arrivata, padre Baracca ti sento al mio fianco guida la mia mano con la dinamite. Sistemo la dinamite, mi apposto e alla prima esplosione, la porta cade, dopo poco un converso arrivando per controllare esplode sopra il mio secondo candelotto di dinamite. Non vedo cosa accade nel villaggio, sento il rumore dell’expiator di fratello Furio e dopo pochi istanti un boato, anche la porta a sud è caduta. Spari spezzano le urla della folla e l’inconfondibile rombo dell’expiator di Furio si fa sempre più forte segno che si sta avvicinando al centro città facendo piazza pulita degli avversari.

Attendo appostato fuori dalla porta Nord. Il piano prevedeva che entrassi anche io, ma aspetto che da quell’uscita arrivi padre Ruina. Quella è l’unica via di fuga. Dovrei seguire gli ordini ed entrare anche io, peccato che non me li ricordi e poi ora devo fare ciò che mio padre non è riuscito a fare.

Dopo una decina di minuti un converso spunta fuori puntandomi un mitra, non ha il tempo di schiacciare il grilletto che una mia granata gli apre in due il petto. Vedo in quel momento la figura di un uomo vestito da inquisitore correre verso il muro ovest con 2 uomini. Sguaino la spada e cerco di raggiungerlo.


lunedì 11 aprile 2022

Non vedo, non ti sento, tranquilli, io non ricordo!!!

 

Mio padre morì che ero molto giovane e mia madre mi rivelò che quello non era il mio padre naturale. Mi disse, che appena quattordicenne conobbe un templare venuto da Torino. Si faceva chiamare comandante Baracca! Lui dovette lasciarla perché chiamato a lottare sull’isola di Malta. Lei si dovette sposare, ma sapeva che il figlio che aveva in grembo era suo e mi chiamò Rocco, come roccia dura, duro come era stato il loro breve, ma intenso amore.

Decisi quindi di intraprendere anche io la via dei templari. Mi stette vicino in questo periodo un templare di nome Celestino, che diceva di aver conosciuto il mio vero padre e me ne elogiava le gesta. Mi raccontò, che a Malta fondò il convento della Rasata e in Piemonte vicino a Torino un ippodromo, per ricordare il sacrificio di 10cavalli, che permisero a Baracca di sgominare dei briganti. Mi parlò anche di un altro convento, fondato da Baracca, un convento nelle zone di Pinerolo, per soccorrere le povere fanciulle, che scappavano dal suolo francese, si chiamava l’Ultimo Impero.

Fratello Simoncino
Ci sto passando a fianco ora e immagino i canti di gioia provenire dall’interno. Ora mi trovo in Piemonte, non ho mai combinato nulla nella mia vita, nulla di veramente importante, nulla che mi rendesse leggendario come mio padre. L’occasione è capitata qualche giorno fa, quando una missiva, pervenuta al comando di Chieti, richiedeva rinforzi da mandare in Piemonte per una missione. Ho capito che era papà Baracca a chiamarmi, la sua via è ora la mia strada.

Sto viaggiando con il nostro comandante, fratello Furio e un templare che si fa chiamare fratello Vasco, un Parisienne, perché fa spesso missioni in Francia. Sinceramente al comando ci hanno detto la missione, ma non la ricordo, ero troppo attento ad osservare i miei compagni e ansioso di rivivere le gesta di mio padre. Comunque parlavano che dovevamo liberare un certo Fratello Simoncino, scomparso in circostante sospette e per farlo avremmo dovuto recarci in Francia, nelle Terre Perdute.

Mi ricordo solo che dovevamo passare dal Monginevro, questo luogo mi è subito balzato alla mente perché mio padre aveva combattuto in quella zona contro un brigante folle, un certo Claudio Maria Tandrelli, detto dai compagni Rovina, ma non era riuscito ad ucciderlo.

Furio è un uomo tutto di un pezzo, forte, grosso, impavido. Ha solo un problema, le cose le devi ripetere ad alta voce. E’ sordo come una campana. Il Vasco si vanta di avere occhio aguzzo e mira infallibile. Peccato che arrivati a Monginevro non si è accorto di un morto legato alla croce e due roghi sotto di lui, all'ingresso del paese in piena vista.

Così infatti è iniziata la nostra avventura, marciando lungo il passo di montagna per passare il confine, nel pomeriggio un gruppo di corvi ha attirato la nostra attenzione. Subito io e Furio e qualche minuto dopo il Parisienne, abbiamo visto questa macabra visione. Il corpo era di un prete, che abbiamo fatto a pezzi, nei roghi saranno arse 6 persone e entrati in paese un morto tagliava le siepi di un giardino. Anche lui lo abbiamo fatto a pezzi. Nel paese tracce di lotta, sangue e segni di un carro e di persone che uscivano da Monginevro.

La pioggia inizia a cadere, proseguiamo il viaggio. Dobbiamo scoprire cosa sia capitato. Arriviamo nei pressi di Brianzon, io e il Parisienne sentiamo campane, che facciamo notare a Furio. Un riflesso dalla torre dal campanile attira la mia attenzione, non posso dire la stessa cosa del Parisienne, al quale quando strappo di mano il cannocchiale, che teneva dal lato sbagliato, faccio notare che ci sono 2 adolescenti che chiedono aiuto. Scorgiamo anche un gruppo di morti ai piedi della chiesa, che cercano di entrare. Ci dirigiamo per salvare i fanciulli, e dopo aver abbozzato un piano mi accorgo che stavo inutilmente cercando di proporre una strategia a Furio, che dopo le mie parole si è girato chiedendomi “EH??”. La sordità e la cecità ci avevano portato faccia a faccia  contro 10 morti. Pezzi di cadaveri volavano sbrandellati dai nostri expiator (nostri intendo mio e di Furio), brandelli di carne morta ovunque e qualche lieve graffio per noi. Salviamo i due adolescenti, che si chiamano Francoise e Amelie. Ci raccontano, che un inquisitore è entrato a Monginevro e con i sui briganti ha iniziato a fare assurde punizioni e uccidere gli abitanti. I due giovani erano riusciti a scappare. L'inquisitore diceva di chiamarsi Ruina, Rovina!

Monginevro 1957


venerdì 25 marzo 2022

Un nuovo Inizio

 Torino 1957


Dopo gli avvenimenti che hanno sconvolto i territori del comune di Vinovo, None, Candiolo e Mosso Santa Maria e la prematura dipartita di 2 nobili e "valorosi" templari, il Maestro della Rocca di Torino, oltre che il custode della Sacra Sindone, Fratello Domenico detto Mecu, ha deciso di chiedere rinforzi alla Rocca di Roma e di non collaborare più direttamente con l'inquisizione (cosa peraltro non comune da nessuna parte) e nemmeno con gli excubitores. I suoi Templari verranno impiegati per questioni più importanti. Nuovi eroi, giungono in quel di Torino, saranno in grado di non far sentire la mancanza dei vecchi? Solo il tempo potrà confermarlo:

Il cappellano fanatico Fratello Ludovico, lontano nipote di un certo frate Novella morto in circostanze misteriose a Venezia, dopo una sconvolgente rivelazione;

L'adepto Sterminatore Fratello Furio, combatté al fianco dello scomparso Maestro Celestino in quel di Malta e a Creta e come il suo vecchio maestro condivide l'amore per la battaglia;

L'abile e scaltro Adepto Parisienne, infiltratore dell'esercito e ottimo tiratore, convertito dal Templare Pierferdinando dopo essersi abbandonato al brigantaggio con la caduta dell'Italia; 

L'adepto Fratello Domenico, valido addestratore di cani dalle nobili origini. Corrotto dal denaro posseduto dalla sua nobile famiglia ora sulla via della redenzione;

Il mite e capace Fratello Gaetano, in passato meccanico ed elettricista, nonché provetto autista. Ha preso i voti per amore/ timore di Dio, in lui arde forte la luce della giustizia e della lealtà


Infine Fratello Rocco di Chieti, misterioso individuo dal passato torbido. Chi afferma sia un parente dell'eroico Emilio Baracca, chi il figlio della peggiore "matrona" di Chieti. Numeri interessanti lo contraddistinguono;


Mentre vecchi amici si ritirano e dedicano ad altre attività, nuovi eroi appaiono all'orizzonte.