lunedì 27 febbraio 2012

Il diario di un Diabolicus


Apro gli occhi, lentamente...
I miei sensi sono amplificati all'inverosimile, scorgo una gamma di colori molto più vasta di prima ed anche il mio udito è notevolmente migliorato, ma ora sono stanco, troppo stanco, meglio riposare ancora un po'.

E' interessante questa mia nuova condizione, ho tutti i vantaggi dell'essere quello che sul Sine Requie viene descritto come morto Diabolicus, con i vantaggi dell'essere vivo ( quasi ), e mantenere quindi intatta la mia personalità, ricordi ed indole. Credo che il rito al momento non verrà riproposto su nessun'altro, tutto questo potere potrebbe far vacillare una mente debole.

Sono passati due giorni dall'esecuzione del rito su di me, sono in piena forma, anche i ricordi sono ritornati quasi completamente.
Mi sono intrattenuto a colloquiare con Jaques, da quello che siamo riusciti a ricostruire, il rito che svolsi su di me, e che mi catapultò nel futuro facendomi perdere la memoria, ha aperto una sorta di strappo nel continum spazio-tempo intrappolando me e gli angeli, i quali però, essendo stati sottoposti ad una forma imperfetta dello stesso rituale, ma completo, non hanno subito modificazioni della personalità o perdita della memoria. Almeno così crediamo.
L'altra cosa che ci lascia alquanto perplessi, è il fatto che ci siano voluti secoli prima dell'innescarsi di un effetto scatenante tale da fornire abbastanza energia perchè il rito si concludesse. Allo stato dei fatti, l'unica cosa che si può affermare con assoluta certezza è che il rito funziona molto bene se svolto su singoli individui, del resto non v'è certezza alcuna.
Ritornando poi alla questione iniziale, chiesi a Jaques quali fossero i nostri piani per l'immediato futuro, dato che aspettavamo visite e la croce appesa allo stolto stava tornado a casa.
Jaques mi disse che nonostante il lungo tempo trascorso dall'inizio della nostra "collaborazione" i principi basilari erano rimasti immutati nei secoli, pertanto l'obiettivo primario era sempre quello di costituire un'esercito di morti al servizio della vera fede per sbaragliale i nemici del Cristianesimo. Sopratutto quei nemici che si insinuano all'interno della casa del Signore, fingendo di essere servi ma che in realtà anelano potere ricercando testi alchemici ed armi per ottenere lo stesso tipo di potere terreno che cercano i servi del IV Reich. L'inquisizione avrà di che preoccuparsi, sopratutto a causa degli uomini di cui si circanda. Del resto, basta vedere il povero stolto di Novella, che come un cane ben addestrato eseguiva gli ordini senza mai mettere in dubbio il motivo che spingeva i suoi padroni a prendere un certo tipo di decisione, senza mai chiedersi se, per esempio, un'arma come quella atomica fosse più giusto distruggerla perchè non venga mai più usata o portarla a Roma perchè fosse replicata!

Peraltro, la mia nuova condizione, mi ha regalato una gradita sorpresa: la preveggenza.
Sono riuscito a vedere nel futuro dei miei ex compagni, Novella sarà rinchiuso in un convento, preso per pazzo per quello che ha raccontato su me e Jaques, ma riportare a Roma la bomba almeno gli ha salvato la vita. altrimenti sarebbe stato condannato per eresia dal suo steso ordine! Non sarebbe stato male come finale per lui, essere ucciso dall'ordine che ha sempre difeso con tanto ardore e poco intelletto!
Il segreto di Joaquin è già stato scoperto, ora è lui quello che viene tenuto sotto controllo dai suoi stessi "amici", la ricerca di sua sorella andrà avanti, non mi è dato sapere se mai la troverà o se lei si vorrà far trovare.
Per Adolf invece, forse perchè si tratta di un individuo "particolare" nel suo genere, la visione è stata molto confusa. Ho visto lui e la sua allegra compagnia avanzare nelle terre selvagge, al calar delle tenebre l'accensione di alcuni riflettori ed uno sparo in aria li ha fermati. Poi più nulla.

Oggi è il giorno in cui i nostri ospiti verranno a farci visita, per l'occasione ho nuovamente indossato l'armatura e tirato a lucido l'expiator ( che ora utilizzo agevolmente con una mano sola ), mi scontrerò con loro da templare, e loro faranno lo stesso... solo che io conosco già l'esito della battaglia!

domenica 26 febbraio 2012

Il grande tradimento


Vago ramingo e cieco per le Terre Perdute, e per fortuna che Joaquin è ancora con me, e sta guidando me e il nostro prezioso fardello verso sud, verso i confini del Sanctum Imperium dove saremo sicuri.
In fondo, non mi posso lamentare di quanto è accaduto: è una giusta punizione perché solo nel Signore dobbiamo riporre fiducia, mentre io l'ho erroneamente riposta anche nell'uomo, per sua natura corruttibile. Avrei dovuto aspettarmelo da chi è parte di una aggregazione che si nasconde dietro ad una croce per perseguire i propri scopi di potere, una aggregazione (indegna del nome di Ordine) che già una volta è stata dichiarata eretica, idolatra e sodomita, e quindi sciolta come i Templari. Ed invece mi sono lasciato fuorviare dall'apparenza di virtù del traditor Celestino.
Ora, inetto alla vita, avrò tempo per meditare, e spero che Sua Santità sia così accorto da prendere provvedimenti contro la serpe che Santa Madre Chiesa coltiva nel suo seno.

Del resto, già il giorno di ieri era stato presago di tradimento, allorché l'infame Adolf, dopo aver fatto pubblica ammenda e avendo falsamente dichiarato pentimento per salvarsi dal rogo, ci ha abbandonato non appena  ne ha avuto occasione, lontano dalle leggi Sante del Sanctum Imperium che lo avrebbero condannato a morte, alla ricerca del fantomatico Regno del Godi Godi, quanto di più peccaminoso si possa immaginare. Così, perderà la sua anima: una nuova riprova, se ancora ce ne fosse bisogno, che l'atto più misericordioso, quando si incontra un peccatore, è arderlo dopo il suo pentimento, altrimenti ricadrà nel peccato e sarà poi vittima del fuoco eterno.
Io, il traditore Celestino e Joaquin siamo dunque giunti al villaggio dell'aragosta, dopo aver concordato sulla fiducia con Celestino (ah! Quanto già ero cieco nel confidare nell'onore di un uomo di tal fatta!) di consegnare insieme la Bomba Atomica e il Graal nelle mani di Sua Santità.

Qui fummo immediatamente circondati da bimbi (vivi) che mostrarono di riconoscere Celestino e lo chiamarono Maestro, invitandolo ad entrare nell'unico edificio intatto, un maestoso palazzo. Li seguimmo su per una scalinata, in una stanza nella quale – con nostro grande stupore – ci aspettava Heinrich, il clone di Adolf e di Otto.
Egli dimostrò poteri incredibili: con un semplice gesto gettò, senza toccarlo, Joaquin fuori dalla finestra (per fortuna lo sventurato non morì), mentre raggelò il mio corpo, impedendomi di muovermi, di attaccarlo come di mettermi in salvo. Raccontò poi una storia agghiacciante: la responsabilità della blasfema resurrezione dei morti sarebbe stato proprio di Celestino, e in misura minore di Henirich. Heinrich, che sarebbe poi stato, a dar retta alla sue farneticazioni, nientemeno che Jaques de Molay, ultimo Gran Maestro dell'ordine, e Celestino invece Arnaldo di Villanova, un noto alchimista dell'epoca, entrambi sopravvissuto al tempo.
Celestino avrebbe messo a punto e lanciato un rituale, il Sine Requie, che avrebbe portato i morti a riprendere vita: l'intenzione, a dire il vero, non era malvagia (in origine), in quanto si voleva così creare un'armata invincibile da opporre agli infedeli, ma evidentemente gli sciagurati non si erano posti il problema di controllare i morti redivivi. Di fatto, De Molay – Heinrich si sarebbe sottoposto ad un “rito individuale” che lo avrebbe reso una sorta di morto vivente senziente e dotato di poteri magici, mentre Celestino, lanciato il Sine Requie, sarebbe stato sbalzato nel nostro tempo, privo di memoria. Anche i Tre Angeli, antichi templari, avrebbero avuto lo stesso trattamento, e avevano “protetto” Celestino, pur odiandolo, con lo scopo di arrivare ad Heinrich.
Sarebbe stato meglio ucciderlo: di certo avrebbero trovato Heinrich ugualmente, troppo quell'uomo aveva intrigato nei secoli.
Ma il Sine Requie era rimasto latente: ci voleva una carneficina senza precedenti a scatenarlo, e quella fu la Seconda Guerra Mondiale.
A sentire quel racconto, Celestino diede mostra di ritrovare la memoria (o forse anche lui ci aveva usati per arrivare dal suo alleato?), e soprattutto che il “pentimento” che lo aveva portato nell'Ordine dei Templari era del tutto fittizio, perché sempre nel cuore anelava al potere e ai beni terreni.
Tale fu la sua crudeltà che non esitò a estirpare e me, a Novella, compagno di tante avventure cui già doveva la vita, l'ultimo occhio sano, solo perché non potessi ritrovare il nascondiglio di Heinrich e, oramai, suo. Evidentemente sapevano che non avrei potuto tollerare una simile aberrazione: se anche l'intenzione di creare un esercito contro gli infedeli era stato non biasimevole, e se anche gli effetti non erano stati negativi, perché solo grazie al Sine Requie la Santa Chiesa era tornata agli antichi fasti, mentre oramai troppi uomini perdevano la fede, non si poteva oramai tollerare la presenza di questi crudeli e traditori, che ora volevano vendicarsi contro la Chiesa stessa per la giustissima soppressione dell'Ordine Templare, nel 1314.
Non fu Heinrich a cavarmi l'occhio, a suo dire perché era un morto e siccome io avevo con me un frammento della Vera Croce i morti non potevano toccarmi, in realtà per mettere alla prova la fedeltà di Celestino.
Non potei reagire, bloccato da un potere mentale: senza dubbio quell'Heinrich aveva poteri magici, e se anche si poteva dare scarsamente credito alla sua storia, era pericoloso.

Poi mi lasciarono andare, affinché portassi alla Chiesa notizia della loro storia. Per fortuna mi lasciarono la Bomba Atomica( l’innesto, ndr), garanzia di salvezza per il Sanctum Imperium, a dimostrazione che Iddio volle punire me, per aver avuto fiducia negli uomini, ma non volle che la mia punizione danneggiasse la Santa Madre Chiesa, e di questo dobbiamo renderGli grazie.
Spero che, se veramente le bombe atomiche debbono servire a salvare il Sanctum Imperium, la prima sia lanciata sui suoi nemici più fieri, che qui risiedono, e per questo mi adopererò.
Heinrich e Celestino mi diedero un cane come guida, ma per fortuna mentre mi allontanavo incontrai Joaquin, miracolosamente sopravvissuto alla caduta, e con lui mi avviai verso Avignone.

Che Iddio abbia pietà dei giusti, e perda i traditori ed i malvagi.

sabato 18 febbraio 2012

Il saluto del guerriero...


Il cacciatore deve fare delle scelte. Oggi io ne ho fatta una. Adolf lascia il gruppo!
Il viaggio nelle terre perdute mi ha fatto trovare la felicità che cercavo. Le visioni avute di un uomo vestito da pagliaccio con una maschera antigas e un uomo con un bastone che guidava un gruppo di seguaci fedeli si sono avverate.
Finalmente diretti verso il nord abbiamo incontrato il pagliaccio che chiamerò il Matto. Mi fido di lui, so che è un amico. Convinco gli altri a seguirlo. Lui è diretto a nord e deve portare un bastone a Carlitos, l’altro uomo che ho sognato.
Sono felice potrò incontrare la persona che mi aiuterà.
Il viaggio con il Matto è senza problemi, Novella vede marionette ovunque e si spaventa. Non gli do peso, un uomo che ha paura di una bambola non è un uomo.
Dopo qualche giorno finalmente l’atteso incontro. Prima arrivano persone che si fustigano poi lui, il grande e carismatico Carlito, lo seguono un gruppo folto di sui fedeli. Mi vede e dice di avermi sognato. Questo è un segno del destino.
Ci abbracciamo come fratelli. Poi impugna il bastone portatogli e dice che ci guiderà alla terra del Godi Godi. Cerco di tradurgli le parole di Novella, che lo accusano di falsa fede e altre quisquiglie dottrinali.
Carlitos mi propone di unirmi nel suo gruppo sarò il suo primo sacerdote.
Guardo il mio gruppo e vedo un morto, un templare turbato dalle sue convinzioni di fede su cui io non posso fare nulla e un inquisitore che con le sue rigide convinzioni non potrà darmi nulla.
Ora ho il sogno della pace e della felicità.
E’ giunta l’ora che scelga una vita nuova. La sera festeggiamo e alla mattina li guardo, trattengo una lacrima e mi volto.
La terra del Godi Godi mi aspetta.
Addio Joaquin, Celestino e … ah sì Novella …

Il destino di un cavaliere


Dopo la scoperta del "segreto" di Joaquin si era creata una situazione assurda, Novella non potendo apertamente accettare l'esistenza di un morto senziente inquando non espressamente indicato su bolla papale stava deliberatamente ignorando il nostro compagno. Si poneva quindi il problema di porre fine a tale situazione. La soluzione venne trovata discutendo direttamente con fra Novella, se Joaquin parla, si muove e ragiona come un vivo allora probabilmente è vivo! La soluzione piaqque all'inquisitore che l'accettò di buon grado, forse più per non dover fare a pezzi un'amico... anche se non l'ammetterà mai.
Risolto il problema "dell'esistenza" del nostro compagno, recuperammo le parti dell'ordigno tedesco e ci dirigemmo verso nord in cerca della città con l'emblema dell'aragosta.
La jeep ci consentì di viaggiare veloce ed in maniera piuttosto confortevole, il serbatoio conteneva abbastanza benzina e ci permise di inoltrarci parecchio in territorio francese. Rimanemmo a secco nei pressi delle rovine di una piccola cittadina che portava su di se i segni di pesanti bombardamenti, alcuni edifici sembravano però abbastanza in buono stato per poterci dare un buon riparo per la notte.
Avvicinandoci alla città Joaquin percepì una presenza, che mi disse inquietarlo ( come possa essere inquieto un morto, che non ha più un granchè da perdere, un giorno me lo spiegherà! ). La presenza si rivelò essere un uomo di nome Simon, un tizio vestito in maniera piuttosto bizzarra, anfibi ai piedi, pantaloni mimetici, giacca a rombi bianchi e neri, guanti bianchi, cappello a cilindro ed una maschera antigas che gli penzolava appesa al collo.
Si appoggiava ad lunghissimo bastone, e a parte questo era completamente disarmato!
Si rivelò essere una persona molto gentile ed accomodante, nonchè privo di senno, infatti lui ed Adolf sembravano amici di vecchia data. Devo dire con assoluta sincerità che provai anch'io simpatia per questo bizzarro personaggio.
Trovammo un posto tranquillo per accamparci, accendere il fuoco e mangiare qualcosa. Ci intrattenemmo in un'interessante conversazione col nostro nuovo amico, ci raccontò molte cose interessanti, pareva aver vagato per queste terre in lungo e in largo ed aver visto un po' tutto quel che c'è al mondo da vedere. Ci disse che il lungo bastone che portava con se doveva essere consegnato ad un cacciatore di morti che si trovava a nord, quella era la sua missione.
Ad un certo punto Simon decise che per lui era ora di dormire, estrasse dal suo zaino due marionette di pregevole fattura, una raffigurante un leone e l'altra un guerriero in armatura, le salutò ed accarezzò, poi le dispose in terra come per fargli da guardiani notturni, e  si addormentò immediatamente.
Visto che il nostro nuovo compagno non sembrava interessato a fornire il suo contributo alla guardia notturna, e la fanciulla non sarebbe stata una valida opzione, anche perchè disarmata e forse non in grado di maneggiare le nostre armi, decidemmo i turni. Il primo turno andò a Novella, che non potendo/volendo accettare la realtà della nuova "condizione" di Joaquin si comportò normalmente, io ed Adolf decidemmo che il secondo terzo e quarto turno avrebbe potuto farli tranquillamente Joaquin che non aveva più la necessità di riposarsi.
La notte passò tranquilla se non per il fallito tentativo di accoppiarsi di Adolf, e Joaquin che al mattino ci raccontò di aver avuto la sensazione che qualcuno ci spiasse, qualcuno che avrebbe lasciato sulla neve impronte grandi come noci... morto e con i primi segni di squilibrio mentale! Ottimo!
Anche la giornata successiva fu tranquilla, passammo lontano da Bordeaux in quanto, stando a quel che diceva Simon, attuale  base dei Diavoli Blu. A riprova della veridicità delle sue parole vedemmo in lontananza una colonna formata da un carro ed un halftrack riportanti il tridente blu lasciare la città. Era per noi impossibile pensare di assaltare il rifugio di una banda che poteva contare su un discreto numero di uomini molto ben armati, nutriti, ed in possesso di un tigre.
Raggiungemmo la successiva città a notte inoltrata, Simon ci disse che era già stato in questo posto e ci condusse in una farmacia abbandonata che si rivelò essere un ottimo rifugio. Ci disse inoltre che il suo viaggio era terminato perchè il giorno successivo avrebbe consegnato il bastone a Carlitos. Simon ripetè le stesse operazioni della notte precedente e si mise a dormire, noi anche, primo turno a Novella ed il resto a Joaquin.
Mi svegliai col cuore in gola al rumore della corona spinarorum che si accendeva. Novella era in piedi di fronte a noi dandoci le spalle, Adolf ed io lo raggiungemmo in un attimo mentre Joaquin faceva capolino dalla porta d'ingresso. L'inquisitore era in piedi con l'arma accesa ed il viso contratto in una smorfia di stupore misto ad orrore, il suo volto era bianco come la neve. Ci raccontò che una marionetta armata di coltello aveva tentato di fare irruzione nel nostro rifugio, fuori dalla farmacia vedemmo impronte grandi come noci...
Adolf ed io tornando a dormire fissammo il leone di pezza di Simon, tutti e due avevamo sentito un'altro rumore oltre al motore della corona spinarorum, era il ruggito di un leone! Scoprimmo che tutti i presentiti avevano udito lo stesso verso, tutti tranne Simon che dormiva.
Finalmente era giorno!
In paese arrivò un gruppo di una trentina di persone, davanti gente che si fustigava e subito dietro Carlitos, il suo luogotenente ed un tizio con volto coperto da un cappuccio con un unico buco per vedere. Ci avvicinammo. Se fino a quel momento avevo pensato che Adolf e Simon fossero pazzi mi dovetti ricredere! Questo Carlitos era completamente e totalmente fuori di senno! Ricevette il bastone da Simon che si congedò da noi con un inchino. Carlitos iniziò il suo sproloquio, ci disse che stava conducendo quel manipolo di persone nel paese del Godi Godi, dove avrebbero vissuto, gozzovigliato e fornicato! Un chiaro esempio di rettitudine e fede che non passò inosservato all'occhio vigile di Novella che ebbe immediatamente da dissentire, e lo fece come sempre con parole di fuoco. I "fedeli" di Carlitos sembrarono risentirsi parecchio alle parole del frate, e si avvicinarono con fare minaccioso. Cercai di sedare gli animi con parole accomodanti, in qualche modo, ci riuscii e venni addirittura invitato da Carlitos ad unirmi alla simpatica combricola, rifiutai dicendo che avevo una missione da portare a termine, ma che magari in un futuro avrei potuto raggiungerli. Il luogotenente ci spiegò che Carlitos aveva tutti questi seguaci a causa delle sue visioni, che erano quasi sempre veritiere, per il resto anche lui pensava che il suo amico fosse uscito di senno! Con Adolf il discorso fu diverso, lui e Carlitos si erano reciprocamente sognati, e per tutti e due l'incontro risultò essere la meta di un percorso partito da molto lontano, e forse è realmente così. Forse quelli che noi consideriamo folli, in realtà sono solo persone che riescono a guardare il mondo con gli occhi dei semplici, e non attraverso i filtri che la fede, la politica o anche solo la nostra cultura immancabilmente ci impone. Adolf e la ragazza decisero di unirsi a loro. Trovo che il nostro amico abbia optato per la scelta per lui più corretta, in fondo il Godi Godi è il posto che fa per lui, forse tutto il mondo per lui è il Godi Godi. Gli auguro tutta la fortuna del mondo e di vivere felice fino alla fine dei suoi giorni!
Carlitos ci ha invitato a partecipare ai festeggiamenti per l'ingresso nella sua comunità di Adolf, e noi lo festeggeremo!

Sia Simon che Carlitos, in occasioni diverse si sono rivolti a me parlando del fatto che a breve incontrerò il mio destino, a tutti e due ho risposto che il mio destino è affidato alle mani del Signore. Ma quale destino può avere un cavaliere? Solo quello di perire combattendo! Mio Signore, forse a breve verrò a te, se questa è la tua volontà!

Ma adesso festeggiamo Adolf!
Oggi non sarà un giorno di sangue, oggi non sarà il giorno della mia riconciliazione a Dio!
Oggi saluto un amico!

Non nobis Domine sed nomini tuo da gloriam
Celestino.

lunedì 13 febbraio 2012

Dubbi...


Mio Signore,
come posso portare a termine il mio compito se la mia fede vacilla? Come posso essere saldo, se la terra sotto i miei piedi sembra diventare sempre più cedevole?

Il cammino che hai scelto per me, oh mio Signore, si fa ogni giorno sempre più imperscrutabile per la mia povera mente. Mi hai messo di fronte a terribili prove, a Torino ho visto il corpo di un uomo che pareva essere il figlio tuo santissimo. Che se egli lo fosse stato veramente, vorrebbe dire che la nostra religione e le parole dei vangeli null'altro sarebbero che menzogna. Era realmente Gesù?

Ad Andorra poi, ho incontrato nuovamente i tre uomini che mi salvarono la vita nei giorni bui che precedettero la mia conversione. Tre uomini che portano il nome degli arcangeli e che si comportano, da quando li vidi per la prima volta almeno, come tuoi umilissimi servi, salvando persone da penosi destini in quest'epoca in cui sembra che il tuo sguardo si sia allontanato dai tuoi figli. Queste tre figure sono ora conosciute come gli angeli, e per me lo furono, lo sono e probabilmente lo saranno. Mikael, nell'occasione del nostro ultimo incontro, non ebbe vergogna a dire di fronte a me ed a Novella che il nostro modo di servirti e pregarti non è quello corretto. Se avesse ragione?

Nella fortezza di Monserrat sia io che i miei compagni abbiamo vissuto un' esperienza mistica, e perdonami Signore se pecco di presunzione, ma mi sono riconosciuto nel templare di cui si narrava la storia negli affreschi... anche se è impossibile che possa aver vissuto situazioni accadute centinaia di anni fa. Come posso sentirmi così legato a quelle immagini?

Ieri due rivelazioni mi hanno nuovamente sconvolto, oh Signore.

La prima è che il nostro compagno Joaquin è un morto... Morto in quella nefasta notte fiorentina, dove tutti per colpa di Otto ( pace all'anima sua )rischiammo di decedere. Joaquin è morto, ma si erge di fronte di noi, condivide le nostre sorti e combatte contro i nostri nemici. Ma egli è morto! Ed allora perchè non riesco a fare il mio dovere? Perchè vacillo? Perchè non riesco a ridurre in pezzi il suo cadavere, come feci senza esitare con fratello Ariosto? Come posso porre fine all'esistenza di un uomo, che seppur non vivo lotta al mio fianco come fece in vita?

La seconda riguarda la missione di Novella. L'inquisizione l'ha mandato nella Francia del nord al fine di recuperare parti di un ordigno bellico di immane potenza. Pensavo di potermi fidare di fratello Jacopo, invece come ogni inquisitore finge interesse per le anime dei poveri innocenti ma in realtà anela il potere terreno! Non riesco a capire se la sua sia fede oppure ottusità mascherata da fede! Ci si può fidare di Novella oppure faccio parte anch'io di un piano dell'inquisizione?

Troppe domande mi attanagliano, ma credo che il mio cammino mi porterà ad avere molte risposte, se questa è la tua volontà.

domenica 12 febbraio 2012

Le verità nascoste


Quando Sant'Antonio stava nel deserto, proprio come il Nostro Salvatore fu sottoposto alle tentazioni da parte del Demonio. Il Maligno gli offrì denaro, piaceri, cercando di fargli rinnegare lo spirito con il miraggio degli ignobili beni terreni. Ma era vero quello che il Santo vedeva, o solo inganno e miraggio? Poco conta, in fondo, perché era opera del Demonio, e poi perché tutto quanto accade in questa nostra breve vita terrena non è che miraggio e breve sogno.
Quel che conta è che il Santo ignorò tali forme che apparivano sostanza, e rimase fedele alla sua scelta.
Oggi, nel mondo del XX secolo, il vero deserto sono le Terre Perdute, luogo pericoloso, quasi privo di vita e, in questi mesi invernali, battuto da gelidi venti e neve. Qui, nelle Terre Perdute, nel luogo più impervio e surreale di esse, io e Fratello Celestino abbiamo avuto la nostra (seconda) tentazione, abbiamo incontrato il nulla che pare sostanza per mettere alla prova la nostra fede.

Del resto, stavamo vivendo un periodo denso di eventi straordinari. Giorni addietro, c'è stato l'incontro con i sedicenti Angeli, poi la visione e, infine, la sera prima della Tentazione, un incontro molto interessante, benché senza alcun sentore di soprannaturale, anzi caso mai con la puzza acre dell'osteria. Alla sera di un giorno tremendo, in cui avevamo avanzato nella bufera, abbiamo avvistato una sorta di torre posta su un'isoletta fluviale al limite della strada: era uno dei non molti luoghi delle Terre Perdute nei quali si potesse avere un pasto caldo ed un letto sicuro, se disposti a pagare cifre esorbitanti o materiale utile.
Per noi, uomini di Chiesa vincolati dal voto della povertà, non fu un problema separarci da due preziosi anelli che avevamo dovuto controvoglia prendere con noi in una precedente avventura al fine di sviare certe indagini. Fu in questo luogo che trovammo un mercante ubriaco che, prima di crollare, ci narrò leggende interessanti che circolavano nelle Terre Perdute. Ci disse degli Angeli, ma soprattutto raccontò di un luogo che forse avevamo visto negli affreschi della Rocca Templare, un luogo segnato dal simbolo dell'aragosta. Lì, a detta del mercante, si nascondeva il Graal, ma anche un pericolo da cui pochissimi erano fuggiti. Appena entrati nel villaggio, cessava di splendere il sole, e bimbi morti accompagnavano con cantilene i malcapitati viandanti in un palazzo, unico sano nelle rovine, al sicuro dai branchi di lupi morti che ululavano lontano; qui si trovava una tavola imbandita, ma il vero cibo erano proprio loro, i viandanti, che venivano divorati da un essere mostruoso, con il volto coperto da una maschera. Un vivo, che però si nutriva di vivi.

Avremmo voluto parlare ancora con il mercante, ma crollò ubriaco e i suoi colleghi lo portarono via prima che si riavesse. Noi partimmo alla volta di Guernica, ma fummo costretti a fermarci prima.

Camminavamo in un luogo spettrale, spazzato, dove il suolo pareva vetrificato. I miei rapporti segreti parlavano chiaro: lì c'era stata un'esplosione nucleare e, con un po' di fortuna, avremmo trovato un aereo tedesco precipitato con un'altra testata. Dovevo trovarla: copiata, sarebbe stata un'arma formidabile per il Sanctum Imperium, i Tedeschi non avrebbero mai osato attaccarci sapendo che disponevamo di un simile ordigno. Sganciato su una loro città, avrebbe causato danni inenarrabili, generando una quantità indescrivibile di morti.
Vidi, in lontananza, la sagoma di un aereo precipitato, emozionato mi stavo già avviando, quando un istinto mi fece voltare. Così fece Celestino. Non Joaquin, il cui cuore fu trapassato dalla lancia di una donna mostruosa, mutata dalle radiazioni, che ci aggredì brandendo uno spaventoso machete. Io e Celestino facevamo per difenderci, sarebbe stato uno scontro duro, ma due colpi alla testa uccisero il mostro.
Chi li aveva sparati?
Intorno non c'era nessuno.
Solo noi, il vento e il cadavere di Joaquin, già dissanguato.
La nostra Tentazione.
Egli sembrava sparare, sembrava rallegrarsi di avere ucciso il mostro, sembrava raccontare di essere morto nell'assalto alla setta in cui aveva perso la vita anche Otto e di essersi risvegliato con poteri che gli permettevano di simulare la vita. In realtà, io lo sapevo bene, il povero Joaquin era a terra, davanti a noi, perché quel cadavere ragionava, e la Chiesa dice che non esistono morti senzienti. Di conseguenza, Joaquin, il Joaquin che parlava con noi, era solo un'illusione, una manipolazione del demonio. Ebbi la forza di ignorarlo, mentre mi spiace ammettere che Fratello Celestino dava credito a queste vane manifestazioni, credeva che davvero potesse esistere un morto amichevole, un morto che non fosse una vuota bestia affamata di carne viva. Adolf addirittura diceva di aver capito da tempo che Joaquin era oramai un morto, ma di lui non mi stupisco, la vera fede non lo ha mai accompagnato.
Mi rincresce, invece, per Fratello Celestino, ma qui non posso perseguire la sua eresia, ci serve stare uniti nell'interesse superiore della Chiesa: riportarle la bomba atomica.

Ignorando l'illusione di Joaquin, mi diressi verso l'aereo: oramai era tempo di rivelare ai miei compagni quale tesoro si nascondesse lì. Lo trovammo, ma purtroppo trovammo anche l'orrore: la donna mutata teneva lì, appesi, due cadaveri e una donna ancora viva, nuda, ferita. Si nutriva di loro.
Liberammo la donna, che ci rivelò di essere stata attaccata a sorpresa dalla donna mutata mentre si recava a Guernica (pur sapendo che era un luogo infernale) con una Jeep. Non fu difficile trovare la Jeep, ancora funzionante: ci avrebbe aiutato a portare via l'innesco della bomba che, insieme alle foto dell'ordigno che avevo scattato (secondo le indicazioni ricevute da Ardizzone in segreto) avrebbe permesso ai nostri Santi tecnici di riprodurre l'arma.
Non c'era più motivo di proseguire verso ovest, verso la pericolosa Guernica. Il transatlantico americano, a detta del mercante, era a Lisbona, troppo lontano per inseguire una notizia dubbia. Decidemmo, invece, di recarci a nord, verso il presunto nascondiglio del Graal. Io sarei voluto tornare subito in Italia, ma non potevo tornare solo, sarebbe stato troppo pericoloso, più pericoloso che affrontare un giro più lungo insieme al forte Celestino e ad Adolf, che insistevano per andare a Nord.
Così ripartimmo, portando con noi la donna ferita e ancora tormentati dalle visioni del nostro compagno morto.