mercoledì 29 giugno 2022

Il paradiso può attendere

 

Come risvegliato da un lungo viaggio, cerco a fatica di aprire gli occhi accecato da una luce abbagliante. Quello che vedo non può essere descritto a parole, ma solo tramite un versetto, che ricordo aver studiato nelle scuole, scritto dal sommo poeta Dante:


“Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;

e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.”


Abbasso lo sguardo e verso di me vedo tendersi una mano di uomo. Una voce mi invita ad alzarmi. “Ben arrivato Rocco, il mio nome è Adolf Stettermayer, ma puoi chiamarmi Kartoffen, non ti aspettavamo così presto! Vieni con noi Lui ti sta aspettando". Adolf è un bel uomo con chiari lineamenti ariani e il numero 7 tatuato sul petto. E’ accompagnato da Emilio, che dice di essere un soldato di origine italiana e un giapponese Hiroshi Goromaru. Tutti mi guardano con un sorriso e risplendono di luce propria.

Mi alzo e i tre mi accompagnano davanti a una tenda. Sento la voce di Adolf: «Entra Lui è lì».

Non so a chi si riferiscano, ma procedo senza farmi domande. Cosa vedo mi lascia senza parole. Un uomo è seduto su una specie di trono coperto da un velo trasparente con una gamba accavallata sul bracciolo. Assomiglia a me solo con qualche anno in più, un po’ di rughe in volto e alcune ciocche di capelli bianchi. Sdraiate al suo fianco su una grossa branda, due donne bellissime con le ali, totalmente nude, stanno dormendo con un sorriso compiaciuto e un foulart rosso, che lega i loro polsi alla testa del giaciglio.

Non lascio il tempo a quell’uomo di emettere verbo, con lacrime di gioia che mi solcano il viso esclamo: «Capitano Baracca!».

Si alza e viene verso di me. Nell’emozione sono in ginocchio senza fiato. Le sue parole mi riempiono il cuore: «Guglielmo, puoi chiamarmi papà! Sono orgoglioso di te, ora meriti tutto questo»

Mi appoggia una mano sulla spalla e si avvicina all’orecchio susurrandomi: «Ti dirò un segreto, gli angeli un sesso c’è l’hanno e qua di femmine ce ne sono molte. Benvenuto in Paradiso!»

sabato 25 giugno 2022

La caduta del gigante

 Alla luce di questa fioca candela, tra le mura della mia cella, posso scrivere su questo diario gli accadimenti degli scorsi giorni senza paura di essere preso per pazzo o eretico.

Celestino mi aveva avvisato che nel mio cammino mi sarei imbattuto in fatti che non avrei potuto condividere neanche col mio padre confessore, e qui li vado a narrare per chi, un giorno, forse leggerà queste pagine.

La situazione fuori dalla città è già di per se disperata. Ludovico è ferito gravemente, Rocco sta un poco meglio, Vasco, Gaetano ed io siamo in forma, ma troppo pochi per assaltare una base con un numero imprecisato di banditi, l'unica speranza è che il livello intellettivo sia quello di Lollo, altrimenti siamo spacciati sia noi che Simoncino.
Elaboriamo un rapido piano. La città è parzialmente fortificata, sul retro ci sono costruzioni diroccate che permettono di avere una buona visuale sul portone e piazza antistante, lì si posizionerà Vasco col fucile. Gaetano e Ludovico interverranno sfondando il portone e facendo irruzione e portandoci via, sperando ci sia qualcosa da portar via... che Dio ci assista.
Rocco ed io accompagniamo Lollo al portone, mi assale l'ansia. È un piano terribile, siamo pochi e feriti e ci aspetta una trappola. Non esitiamo, non esitiamo mai quando sentiamo che Nostro Signore è con noi!
Lollo prende la parola a sorpresa, grida di farlo entrare, dice che siamo amici! Che lo stiamo riportando a casa!
Si affacciano una decina di uomini dalle mura, penso che sono tanti, troppi, ho un nodo alla gola e mi si stringe lo stomaco. Ma il Signore è con me e guiderà la mia lingua ed il mio braccio fino alla fine di questa storia.
Con tono amichevole dico che abbiamo portato Lollo a casa, e che forse da loro c'è un nostro amico, e gli propongo lo scambio. Si aprono le porte e siamo accolti come amici, con abbracci e grida festanti, ci ringraziano di aver portato sano e salvo Lollo a casa. Lo scambio però non possono deciderlo loro, dobbiamo parlare con "mamma".
Siamo fottuti! In trappola e con un rapporto di 15 a 1 ! E come se non bastasse, con la coda dell'occhio, Rocco ed io notiamo che sul fuoco sta rosolando un cadavere umano mentre in un recinto sono rinchiusi un uomo ed una donna nudi con indosso maschere animali.
Prima di avanzare tra sudiciume, uomini che avrebbero da imparare l'igiene dai caproni e lo schifo generale in cui queste bestie senza Dio vivono, decidono di disarmarci prima di condurci dalla "mamma". Per fortuna sono stupidi, e non ci tolgono le spade ( e a Rocco le granate)
Ci conducono in profondità nei sotterranei di quella che un tempo era una torre. Più si scende più la puzza, la claustrofobia ed il senso di essere un topo in trappola si fanno opprimenti.
Accediamo ad una stanza di grandi dimensioni in cui filtra la luce del sole da piccole aperture molto in alto. Al centro della stanza c'è una donna dalle fattezze abominevoli seduta su una specie di carrello che le consente di essere trasportata. È una morta, di quelle pericolose, di quelle di cui si nega l'esistenza, di quelle di cui non si parla nei rapporti ufficiali.
Trattenere i conati di vomito è impresa titanica, ma il peggio ha ancora da venire.
L'essere immondo sta cercando di sopraffare la mia mente, tutti questi poveri ebeti sono marionette nelle sue mani, i suoi servi, e quando il recinto è vuoto probabilmente i suoi pasti.
Mantengo il controllo, lo sforzo è sovrumano, perdo lucidità, non ho coscienza di ciò che accade realmente intorno a me, vedo Rocco che perde copiosamente sangue dal naso! Sta male! Spero resista.
Il Signore guida le mie parole, mantengo la calma e propongo lo scambio, lei perde tempo, ci invita a rimanere, trovo scuse, le parole mi escono con la dolcezza di un rivolo d'acqua che solca la campagna. Rocco vacilla, la mano va all'elsa della spada, lo blocco! Sta male! Io sto male! Sono al limite!
Non so, sverro', vomitero' o mi sbaglierò sulla morta! Signore Aiutami!
Ed il Signore guida ancora le mie parole, la trattativa continuerà nel cortile, forse abbiamo ancora una speranza, non fosse almeno quella di morire come un sorcio tra merda e pezzi di cadaveri, mangiato da quell'essere ripugnante.
Usciamo, il senso di stordimento è ancora forte, la paura si è diffusa come incenso in chiesa, ci avvolge, non credo di aver mai sentito un senso di oppressione così pesante.
Tutti i presenti si mettono tra noi, la porta e la "mamma". Ora si che siamo fregati!
Rocco ha la lucidità di tentare di liberare Simoncino, lo vedo, mi passa una granata, ormai siamo in ballo, balliamo!
Vasco spara! Colpisce del carburante che detona creando confusione e scompiglio! Poi un secondo colpo, è quello che avvisa Gaetano!
Lancio la granata che a mezz'aria si ferma, torna indietro per cadere dentro la maschera che Simoncino si era appena levato. Esplode!
Rocco e Simone vengono investiti dalla deflagrazione, Simoncino muore sul colpo, Rocco è parzialmente riparato dall'armatura che limita i danni, ma la situazione è disperata. Fugge cercando di guadagnare l'angolo dell'edificio adiacente. È l'ultima volta che lo vedrò vivo, ed ora come non mai mi struggo di aver pensato di lui fosse un vigliacco

Il compito di Dio è quello di giudicare le anime, il mio è quello di fornirgliele!

Mi lancio nella mischia, solo!
In sottofondo grida, imprecazioni, sangue ed i colpi di Vasco che come un orologio segnano la fine di molti banditi!
Mi faccio largo a colpi di spada! Sfondo crani, lacero carni, mutilo uomini fino a trovarmi davanti la mamma!
La vedo, fa schifo, credo che anche il Diavolo l'abbia vomitata in questo angolo di mondo per non vederla mai più!
Il cranio spezzato da cui vedo parte del cervello, è opera di Vasco, credo sia riuscita abbellirla nonostante tutto!
Mi ci avvento contro con l'unico scopo di obliterare quell'abominio dal mondo. Il fendente si ferma, il mio braccio si ferma. È lei che mi ferma!
Non resisto, fuggo!
Un terrore primordiale mi attanaglia la mente. Sono confuso, cosa succede? Sono ancora vivo?
Si! Sono vivo! Ritorno parzialmente in me.
Guidato dall'istinto corro verso il mio expiator.
La mamma è stata fatta a pezzi, da cosa ancora non so. Gaetano sgomma nel cortile col camion mentre Ludovico spara alla cieca facendo una grandissima confusione ma pochissimi morti.
Un cingolato è contro un muro, acceso. I banditi fuggono, imprecano e non sanno cosa fare dopo essere stati liberati dal giogo della mamma.
Grido! Grido a squarciagola di occuparci dei morti, anche ai banditi! Se ritornano è la fine!
Cominciamo a fare a pezzi tutti i cadaveri, finché non ritroviamo Rocco. È sul cingolato.
Ora capisco, la sua fuga aveva lo scopo di prendere il controllo del mezzo, e così ha fatto. È stato lui che col suo ultimo respiro ha travolto e dilaniato la morta, rimettendoci la vita e salvando la nostra!
Non si è ancora risvegliato, per la prima volta non me la sento di calare "Libera nos a malo" su un cadavere, non sul suo. Non merita di andare via così!
In accordo coi miei fratelli decidiamo di imbottirlo con i suoi amati esplosivi e lo facciamo brillare! Così merita di andare Rocco! Con luce, fuoco ed un boato che si senta fino in Paradiso! Arriva Rocco mio Signore, abbilo in gloria che lo merita!

Sul rapporto ufficiale abbiamo convenuto di comunicare che la "mamma" era una donna di grande abilità comunicativa che con l'aiuto di erbe dalle facoltà psicotrope aveva preso il controllo di questa comunità di banditi. Fratello Simoncino al nostro arrivo era già stato ucciso e mangiato, e nel tentativo di annientare i banditi, fratello Rocco

era caduto con onore.

Questo e ciò che è successo, Dio mi è testimone.

Ed ora anche voi!

F.F.

lunedì 20 giugno 2022

Se sono vedove c'è un motivo

 

Siamo da poco giunti alla chiesa, cerchiamo di nascondere il camion nella parte posteriore dell’edificio e urtiamo il campanile facendolo crollare una parte. Fratello Vasco si era appostato sulla sua sommità come vedetta. Aveva appena scorto in lontananza venire verso di noi un blindato tedesco con una bandiera francese. Cerca di scendere per avvisarci, ma l’urto del camion ha fatto crollare le scale e quindi decide di lanciarsi , fortunatamente senza farsi nulla.

Decidiamo velocemente un piano, non sappiamo, se chi sta arrivando sia nemico o amico. Io, fratello Ludovico e fratello Gaetano stiamo con il nostro prigioniero di nome Lollo all’interno delle chiesa e lo teniamo d’occhio dicendogli di stare in silenzio. Fratello Furio si apposta dietro la porta e fratello Vasco, il nostro cecchino si mimetizza in una boscaglia poco vicina per coprirci in caso di attacco.

Il blindato si ferma davanti la chiesa, capiamo di essere stati scoperti e usciamo lasciando Lollo dentro. Dal blindato escono un gruppo di donne armate fino ai denti accompagnate da un inquisitore. A questo punto anche fratello Vasco esce allo scoperto e dopo un po’ di fraintendimenti ci presentiamo.

Disegno di Daniela Giubellini

Il gruppo di donne è formato da cacciatrici di morti rimaste vedove, da qui prendono il loro nome di “LE VEDOVE” e sono accompagnate da uomini di chiesa, dicono di stare cercando tre uomini, che si fanno chiamare gli arcangeli. Io essendo templare e quindi uomo di chiesa, ritengo che potrei avere un certo ascendente su qualcuna di loro. Sono infatti molto affascinanti, soprattutto la loro capo squadra. Su di lei volgo la mia attenzione, e dopo un sorriso e uno sguardo ammiccante mi trovo il suo fucile puntato in fronte. Immagino ora, che non gradisse le avances…

La situazione sembra volgersi al peggio per noi, ma soprattutto per me. Fratello Furio con grandi doti da mediatore riesce a tranquillizzare le acque e regalando un po’ del materiale trovato nella base tedesca riusciamo e soprattutto riesco ad avere salva la vita.

Visto il carattere, sicuramente i loro mariti se la sono vista brutta quando erano in vita.

Riusciamo ad avere anche qualche informazione delle Cicale e scopriamo, che dobbiamo dirigerci a Carcasson.

Le donne decido di ripartire e noi passiamo la notte alla chiesa, per riprendere la nostra missione alle prime luci dell’alba, dopo la preghiera.

martedì 14 giugno 2022

Il muro di Dio

 

La creatura si sta per avventare verso di noi, ma fratello Furio come muro ne ferma l’avanzare colpendola con forza inaudita con il suo expiator. Un arto del mostro viene staccato dal corpo e io e fratello Ludovico abbiamo la possibilità di dirigerci verso l’uscita. Dalla porta da cui è uscita la creatura un gruppo di morti avanza e fratello Gateano si butta contro loro, ma mentre cercava di attaccarli lo fanno cadere e si lanciano contro di lui.

Furio continua a tener testa alla creatura, Gaetano ormai è sotto a una montagnola di morti. Furio resiste a un colpo del mostro che fa trenare anche i muri, ma cade a terra vicino a noi. La bestia si avventa sul nostro baluardo, ma io con le ultime forze accendo l’expiator e lo colpisco, passando con la sega della mia arma, a pochi centimetri dal volto del mio compagno. Ho rischiato di fare a pezzi Furio, ma lui ha il tempo di riprendere la posizione di lotta e avanzare facendo a pezzi l’abomino. Fratello Vasco intanto aiuta Gaetano ad avere la meglio sui morti salvandolo da sicuro soffocamento.

Furio con la sua forza ci ha protetto erigendosi come muro di Dio sui suoi poveri inermi compagni.

La mia gamba e l’inguine di Ludovico continuano a sanguinare. Tenendoci le ferite ci avviciniamo all’uscita. Vediamo sul muro esterno della fabbrica una strana figura umana con ali e testa con grossi occhi da farfalla che ci osserva. L’essere ci fissa e dopo un po’ vola via. Fratello Ludovico sviene e solo l’intervento repentino di fratello Furio, che cuce la ferita sul momento, asportando un testicolo, da la possibilità al nostro compagno di salvarsi la vita fermando l’emorragia . Io me la cavo con una fasciatura stretta.

Gaetano sistema il camion e io e Ludovico ci mettiamo sopra a riposare, il nostro meccanico monta anche l’armamento della moto tedesca sul veicolo in maniera da armarlo per un eventuale scontro.

Furio e Vasco perquisiscono l’edificio. Nella sala dove c’era il tedesco trovano fogli che descrivevano di un fallimento del progetto falena, ma nulla di più. Entrando invece dalla porta laterale esterna, vista prima, accedono ad una cantina, in cui al suo interno veniva tenuto prigioniero un italo francese. L’uomo, che all’apparenza sembrava abbastanza tonto, ci rivela di far parte di un gruppo di banditi chiamati le cicale, che aveva attaccato il camion italiano su cui siamo ora, portandolo alla loro base con il templare che lo guidava. Per divertirsi, però aveva deciso di prendere il camion per farsi un giro ed era stato poi catturato lui stesso a sua volta dai tedeschi e portato li.

Ora abbiamo una pista per trovare fratello Simoncino.

Decidiamo di andare via da Lione e rifugiarci nella chiesa in cui avevamo passato la notte precedente per recuperare le forze.