domenica 16 ottobre 2011

La vera gloria è di chi si fa servo, non di chi si esalta...


Appena arrivato a S. Ezechiele, subii la prima Tentazione del Demonio: davanti a me un uomo giaceva appena squartato in molti pezzi, chiaramente subito dopo la morte. Era stato un templare, come era evidente dalle insegne sulle sue membra, e anzi un uomo di straordinario eroismo, purezza, fede e rettitudine, perché io lo riconobbi subito dalla testa ancora intatta, quella di Fratello Ariosto “Granbrace”, di cui si dicevano mirabilie.
Era incredibile pensare che un uomo di un tale valore avesse potuto soccombere, ed infatti più tardi appresi che non era morto in un combattimento leale, ma attraverso il più ignobile dei sotterfugi, l'avvelenamento.
Ora, però, mentre l'anima l'aveva lasciato, a raccogliere la giusta mercede dei suoi atti preclari nel più alto Empireo, il corpo era rimasto qui, scosso dalla maledizione, alla mercé del Demonio, che infatti si era impossessato di lui e gli faceva proferire parole di apparente innocenza, come di un vivo, nel tentativo di condurmi nell'inganno blasfemo che molti eretici propugnano, riguardo all'esistenza di morti consapevoli, nonostante gli anatemi e i pronunziamenti di Santa Madre Chiesa Cattolica.
Provvidi immediatamente a ridurre la povera testa in brani incapaci di proferir verbo, affinché menti più semplici e meno salde nella Fede della mia non fossero tratte in inganno. Poi, mentalmente recitai una preghiera per l'anima dello sventurato: a volte i disegni del Signore sono davvero imperscrutabili ai nostri miseri occhi mortali. Perché, ad esempio, non aveva preso quel peccatore, quello scellerato di Vent-Otto? Forse per punire i mortali e aiutarli, tramite la sofferenza, a meglio guadagnarsi il Regno dei Cieli?
Le condizioni del corpo mi portarono immediatamente ad intuire che i compagni del povero Granbrace non potevano essere lontani, forse proprio in quell'antico convento diroccato che vedevo poco oltre...ma prima che potessi interrogarmi troppo, fui quasi colpito da un proiettile sparato da qualche essere blasfemo, che si faceva beffe dei Sacri Segni che porto su di me come solo i più ignobili possono. In effetti, aveva sparato Vent-Otto, ma i suoi compari lo ridussero presto a più miti consigli, e fu un bene, giacché avevo una missione che mi riconduceva a loro: Frate Ardizzone mi aveva incaricato di portare una missiva a colui che si faceva chiamare Fratello Gioacchino: gliela consegnai non appena gli altri si furono distratti.
I buoni uffici dei due, veri o presunti, uomini di Chiesa valsero insieme al rispetto che incutevano il mio ruolo ed il nome onorato del mio patrono ad aggregarmi alla compagnia per ispezionare le sale dell'antico convento, nel quale incontrammo la blasfemia e l'orrore.
La blasfemia era nel libro Pseudomonarchia dei Demoni, ma siccome Dio ama instillare la sapienza anche nei luoghi più inattesi, fu attraverso di tale tomo che potemmo decifrare una lettera antica, scoprendo gli atti con cui si riconoscono gli Adoratori del Demonio, e il luogo e la data del loro blasfemissimo rito: a Ravenna, a San Renato avrebbero accolto un nuovo discepolo.
L'orrore era in un Morto, un pittore che ancora compulsivamente dipingeva prendendo ispirazione da un cadavere decapitato e oscenamente incatenato ad una croce. Il Morto era stato un pittore della zona, tale Nicola castiglioni, trapassato nel 1945, come mi rivelarono i miei nuovi compagni, e che aveva riempito il paese delle sue orride tele. Dalla morte, evidentemente non faceva che dipingere e ripetere: “Sono belli i miei colori”. Ma dovevamo ancora scoprire il peggio, una scena così orrida da far rabbrividire perfino me, che sono stato capace di assistere al rogo e alla tortura di coloro che consideravo amici, ma si erano rivelati eretici, senza battere ciglio. Decine di Morti decapitati erano incatenati in una stanza: i soggetti del pittore.
Quando ci allontanammo dal convento, tutti i Morti erano ridotti a brandelli.

Forse i peggiori, però, erano i vivi. Vivi che avevano potuto concepire l'infame progetto di avvelenare un uomo come Granbrace: dovevano essere punti.
Attendemmo il favore delle tenebre per scivolare in paese. Le luci della Chiesa erano accese: confidando di non essere ancora noto ai peccatori che vi si riunivano, entrai. Il prete stava accarezzando un bimbo ritardato con un pugnale, certo per qualche rito immondo. Lanciai i miei anatemi, ma egli non sembrava volersi piegare nemmeno di fronte alla Santa Inquisizione(Santissima direi io, ndr). Mi gettai verso di lui, proiettili dei suoi accoliti mi saettavano vicino senza poter scalfire la corazza della mia Fede, in un attimo fui sul prete, lo segai in due con il mio Requiem, in modo che non potesse nuocere né da vivo, né da morto. Quando mi voltai, vidi gli accoliti riversi in terra, uccisi, ma uno, Armando, il più grosso, si stava già rialzando, con un ghigno demoniaco. Mi lanciai contro di lui, e ancora una volta la mia Fede ebbe la meglio sul Male.
Lo facemmo a brani perché non potesse più nuocere, mentre Vent-Otto, che dal mio arrivo avevo visto solo sparare addosso a un uomo di Chiesa come me e nascondersi nelle retrovie, era già fuori a ricevere le acclamazioni dei paesani e – Dio mi perdoni – specialmente delle paesane. Ma è scritto che la vera gloria è di chi si fa servo, non di chi si esalta, che presto sarà perduto.
Ci acclamavano perché Don Avati teneva da anni in scacco la popolazione, in combutta con i suoi accoliti, nutrendo con la carne dei viandanti avvelenati e di chi osava sollevare la testa la sorella (l'orrenda strega che aveva ferito Granbrace prima che il veleno lo uccidesse) e il pittore.
Un altro piccolo angolo di orrore era stato mondato grazie all'abnegazione della Santa Madre Chiesa, ma dovevamo ancora affrontare il peggio.
E, per me, ci sarebbe stato anche da indagare sull'eresia che serpeggiava nel nostro stesso gruppo: non riconobbi la voce, ma quando Armando si era risvegliato avevo distintamente udito qualcuno, qualcuno dei nostri, definirlo un Diabolicus. (ma la chiesa dice che non esistono morti intelligenti, ndr)

2 commenti:

  1. Occorreva reagire alle insinuazioni di Vent-Otto... :)

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  2. Giusto! Quel pervicace peccatore che non dimostra il giusto rispetto per gli uomini della Santa Chiesa Cattolica! :)

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