mercoledì 12 ottobre 2011

Il convento oltre il fiume


Dal diario di Frate Joaquin...


Nella boscaglia, oltre il fiume, c'è un convento... Dentro il convento, una pietra dell'altare si muove... Ora sono sott'acqua, mi manca il fiato. Cerco di risalire in superficie, ma dannazione qualcosa mi trattiene e anzi mi tira giù verso il fondo! ...oh mio Dio, ma sono i miei compagni...Morti!!!

Un altro dei miei incubi... Ormai li ho quasi ogni notte e quel che è peggio è che non posso sapere in anticipo se si avvereranno ancora, com'è successo con la trappola della casa in fiamme a Firenze, o se si tratta soltanto del parto malato di una mente delirante.
Questi non sono i pensieri di un prete, osserverebbe un ipotetico lettore. Già... Ormai anche i miei compagni sembrano essersene accorti. E le mie uscite vaghe e sibilline sui pericoli che dovrebbero attendere il gruppo, non aiutano certo a dissipare i loro dubbi sul mio conto. Ma se Dio vuole non ci sarà alcun lettore e queste righe rimarranno solo per i miei occhi; quindi posso lasciar perdere le finzioni, smettere i panni di frate ed essere finalmente me stesso, almeno su questo pezzo di carta.
Dopo una notte di incubi e insonnia, mi alzo e sono pronto a proseguire il cammino con i miei compagni. Lasciamo la banda sgangherata di King (se quella di King è sgangerata, la vostra allora com'è? ndr): rimarranno a Sant'Elisa ancora qualche giorno, ad aspettare che arrivi la ricompensa per aver ripulito la cittadina dai Morti. I Cacciatori di Morti non sono il massimo per me, ma questi ragazzi sono stati una manna dal cielo: senza di loro, probabilmente a quest'ora saremmo anche noi cadaveri putrescenti, che marciano senza riposo alla ricerca di carne umana.
Dopo alcune ore raggiungiamo S. Ezechiele. È un paese non troppo grande, ai piedi di un pendio e per un lungo tratto circondato da un fiume. Gli abitanti ci scrutano da lontano con diffidenza, ma considerato il mondo dimenticato da Dio in cui ci troviamo a vivere, meglio vedere un vivo poco cordiale che non si avvicina per salutarti, anziché un Morto famelico che ti si avventa contro per sbranarti.
Il primo a rivolgerci la parola è un bambino ritardato, che ci sciorina un'inquietante filastrocca su un fiume e una strega. L'unico ad avere un valido motivo per esserne scosso sarei io, visto il sogno che ho fatto la scorsa notte, ma anche sugli altri la cantilena sortisce un certo effetto e sbianchiamo tutti: tutti tranne l'imperturbabile Celestino, ovviamente, che ci scuote “delicatamente”, ricordandoci implicitamente che, se proprio vogliamo un motivo valido per spaventarci, lui è sempre disponibile.
In seguito, facciamo la conoscenza di Don Avati, il parroco del paese, che ci accoglie con disponibilità, non fa troppe domande e provvede pure a trovarci un riparo dignitoso per la notte: niente male 'sto prete! Ci sistemiamo nella casa disabitata di un pittore ormai defunto, che doveva avere una spiccata predilezione per le decapitazioni: alle pareti notiamo infatti molti suoi quadri di gente con la testa tagliata, più un quadro che rappresenta la cittadina di S. Ezechiele, a cui è stato strappato un angolo. Dopo esserci dati una ripulita, Granbrace, Celestino ed io presenziamo alla messa di Don Avati, mentre Otto si fa un giro in paese; quando lo rivediamo ci racconta di essersi accordato con un uomo che gli ha fatto intendere di avere importanti rivelazioni da farci e che ci vuole incontrare nottetempo al fienile del paese.
Siccome non abbiamo altre piste da seguire accettiamo e a mezzanotte usciamo di soppiatto, evitiamo i probi viri di ronda ed eccoci. Attendiamo diverso tempo ma il nostro uomo non si fa vivo e l'espressione è davvero calzante: il giorno dopo ce lo ritroviamo a spasso per il paese in qualità di Morto simplex! Subito Otto ne fa una poltiglia con il suo carcano, rendendo vani i miei tentativi successivi di comprendere la causa del decesso.
Alla messa di quel giorno – che Celestino aveva proposto sarcasticamente di farmi officiare, palesandomi ancora una volta quanto ormai la mia copertura da frate sia ridotta a brandelli – Don Avati ricorda il nostro defunto contatto. Dopo la messa, Otto e Granbrace si recano all'emporio del paese per cercare qualche nuova pista da seguire e ne rimediano un foglietto della spesa con su scritte cose costose e difficili da reperire, come della stoffa particolare, tele, pennelli, tempere, roba da pittore insomma. Poiché questo al momento non ci porta a nulla, decidiamo di andare a esplorare quella zona del paese che nel dipinto in casa del pittore era stata rimossa. In verità, si tratta di una zona poco fuori dal paese, che raggiungiamo in pochi minuti di cammino. Arriviamo in riva al fiume che costeggia il territorio e mentre ci avviciniamo vediamo che, dall'altro lato del fiume, oltre gli alberi, c'è un convento che sembra abbandonato. Proprio dove siamo giunti è legata una scialuppa, pronta per attraversare il fiume.
Subito mi torna alla mente l'incubo e un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Cerco di avvertire i miei compagni, accennando confusamente al fatto che ho un brutto presentimento su questo fiume. Stranamente vengo ascoltato, anche perché la filastrocca del bambino sul fiume e la strega ha spaventato anche loro: per prudenza decidiamo di attraversare il fiume due a due e i templari si tolgono l'armatura, per non andare a fondo in caso finiscano in acqua. I primi ad attraversare siamo io e Granbrace: tutto fila liscio e quasi gli altri sono già pronti a deridere i miei timori. Ma proprio mentre Celestino e Otto sono a metà della traversata, di colpo la barchetta viene sollevata da una forza misteriosa e i due finiscono nelle gelide acque del fiume. Subito Granbrace ed io lanciamo una corda in direzione dei nostri compagni: Celestino riemerge quasi subito, ma sembra che Otto sia trattenuto in profondità da qualcosa o qualcuno... Celestino si immerge di nuovo per recuperare il Cacciatore di Morti e dopo poco torna in superficie trionfante e acchiappa la corda. Tirarli fuori non è facile, ma con uno sforzo sovrumano mi avvolgo la corda intorno al braccio sano e tiro con tutte le mie forze, così da riportarli all'asciutto. Ma non è finita, perché dall'acqua emerge il responsabile del bagno fuori programma: è un Morto Atrox e non ha intenzione di darcela vinta tanto facilmente! Si avventa contro di noi e ferisce Granbrace, ancora privo dell'armatura. La mia pistola colpisce alla testa il Morto, ma non è sufficiente e lo stesso vale per l'expiator di Granbrace; è fratello Celestino a dare il colpo risolutivo, aprendo la strega del fiume da parte a parte.
Dopo la battaglia ci guardiamo intorno ansanti, mentre io presto le prime cure a Otto che è svenuto e rischia l'ipotermia. Siamo riusciti ancora una volta a sfatare le visioni dei miei incubi, ma cosa ci aspetterà in quel convento oltre gli alberi?

1 commento:

  1. E' inutile Luca che cerchi di giustificare il tuo atteggiamento misterioso, a Celestino non la si fa!!!

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