mercoledì 30 novembre 2011

Beati i deboli, perchè di essi è il regno dei cieli

Se un peccato ha effetti positivi, sostengono i peccatori, è pertanto da considerarsi scusato, e perfino positivo esso stesso. L'oziosità di tale ragionamento, formulato da chi anela soggiacere ai più bassi istinti e ne cerca giustificazioni, è evidente: esiste sempre una via santa e pura per il bene. E se così i peccatori possono sperare di ingannare gli uomini, il Giudizio Divino non può essere aggirato. Questo fu evidente anche dalla storia che occorse ad Adolf e alla strega.

Svegliati nella notte, ci trovammo dunque di fronte ad uno spettacolo agghiacciante: Celestino in terra, la strega nel suo carro, con uno sguardo da brividi. Io mi precipitai a soccorrere Celestino, pronto a confortarlo e aiutarlo nel risveglio, consegnargli gli estremi sacramenti o dilaniarlo a brani, a seconda della sua condizione. Per fortuna, mi resi subito conto che era solo momentaneamente sotto shock, ma non in pericolo di vita.

Il resto, accadde rapidamente: la strega aprì di schianto la porta, colpendo fra Claudio, che le si era avvicinato, poi estrasse un coltello con il quale ferì Maurizio, e fuggì nella nebbia. Gioacchino le sparò, riuscendo a colpirla ma in modo lieve, giacché ella continuò la sua corsa, mentre un coltello lanciato da Adolf la colpì solo con il manico.

Nonostante le nebbie e le mie ridotte capacità visive, causate dall'essere provvisto di un solo occhio, mi gettai all'inseguimento della donna, e con me venne Adolf, covando nell'animo propositi ben diversi.

Non fu facile raggiungerla: ella si era rifugiata in un sistema di grotte carsiche assai intricato, tanto che dovemmo dividerci per cercarla meglio. Nell'impeto del momento, ingenuamente non pensai che dare ad Adolf la possibilità di incontrare da solo una donna non era una mossa saggia, né badai al fatto che Adolf aveva un coltello in meno, e la strega uno in più... quando, pochi (e sottolineo pochi) minuti dopo li incontrai, i due peccatori erano assieme, ignudi, dopo aver giaciuto assieme.

Pazzi! Adolf era oramai completamente dominato dalla donna, la quale farneticava di essere stata aiutata dal nostro compagno di viaggio, che togliendole la verginità l'aveva resa inadatta al rito che, a suo dire, avrebbe dovuto averla come oggetto.

Stavamo alterecando, quando udimmo un rumore di expiator: accorremmo, era quello di Celstino. Quando lo trovammo, dinnanzi a lui c'era Fra Claudio ridotto a brandelli. Celestino sembrava sconvolto, assicurava di avere avuto l'impressione di essere attaccato da un morto dei più feroci, che si era rivelato essere Fra Claudio (ancora vivo) solo dopo essere stato colpito a morte. Evidentemente il luogo era denso di influenze maligne, nonostante un altare consacrato che trovammo (e dal quale raccolsi una scheggia di legno che mi pareva emanare un'energia benefica: forse era una scheggia della Vera Croce?).

Dopo alcuni scontri verbali (e per poco non trascesero), in cui la complicità di Adolf con la strega e il suo essere succube della donna risultò evidente, decidemmo di riportare la strega al carro e di lì al monastero di Crea, dove però saremmo stati bene in guardia, nel caso che ciò che la fattucchiera andava affermando, cioè che fosse un covo di una setta blasfema, corrispondesse a verità. Nel caso, Celestino (per cui si preparava, a dire della pretesa veggente, un grande destino) era indicato dalla donna come capace di vincere questa blasfemia.

Per scrupolo, comunque, legammo la donna e la tenemmo lontana da Adolf.

Giungemmo al monastero a sera, e subito ci accorgemmo che i pretesi frati avevano qualcosa di strano, benché io non sapessi definire cosa; Gioacchino, però, vide che avevano tatuato sul polso un serpente. Del resto, malcelata dietro una formale gentilezza, essi diedero mostra di volerci allontanare già per la notte stessa, e solo dietro le nostre insistenze ci accolsero in foresteria. Ad ascoltare l'abate, sarebbe giunto qualcuno dalla città per il processo dopo la purificazione, ma ciò non aveva senso, e noi eravamo convinti che qualcosa sarebbe accaduto nella notte stessa: forse, il rito.

Stavamo preparando un piano d'azione, quando sentimmo un grido alto provenire dalla Chiesa: «Tradimento! Non è vergine!»

Non ci restava che improvvisare. Con le armi in pugno, ci dirigemmo all'uscita della Chiesa, appena in tempo per vedere aprire le porte e vomitarne i frati armati. Fu una strage: Liberanosamalo e Nuntius Gaudii cantarono dilaniando carni, i proiettili di Giacchino e Adolf furono impietosi. In pochi attimi, avevamo sterminato i blasfemi seguaci dell'eresia, perché il Signore combatte con i giusti.

Dentro, si annidavano ancora il finto abate e tre seguaci, armati con fucili e pistole. Il loro capo aveva preso in ostaggio la strega, e minacciava di ucciderla se ci fossimo fatti avanti. Io, però, decisi che, benché fosse una peccatrice, non lo era al punto da meritare di essere uccisa senza un giusto processo che – oramai mi era evidente – non era mai avvenuto. Così, presi tempo, e con la mia pistola piazzai un colpo preciso nella testa del finto abate, che stramazzò morto senza poter nuocere alla donna.

Ma Dio non vuole che i peccati rimangano inulti, non permette la gioia delle meretrici e dei loro sodali. Così, fu la stessa mano di Adolf ad essere strumento di quello che, a conti fatti, non può che essere un giudizio divino. Anch'egli volle tirare al finto abate, ma lo fece in modo goffo, così goffo da colpire al collo la sua amata, condannandola a morte.

Grande fu il dolore dello scellerato. Grande e tardivo, perché la punizione del Signore cala su tutti i peccatori, e ancora più feroce su chi prova a farsi beffe di Lui. Adolf aveva messo a repentaglio la nostra vita per le sue voglie lussuriose, aveva favorito la fuga della donna senza consultarci e armandola, in modo tale che aveva ridotto in fin di vita un uomo (che avrebbe potuto essere uno di noi) per i suoi scopi libidinosi.

Ora soffriva il fio della sua scelleratezza, ma quanto potevamo fidarci di un compagno così?

Sparì nelle tenebre per seppellire il corpo della sua amata strega, mentre noi scendevamo nelle segrete, sperando di trovare i veri monaci.

Non ne trovammo che i cadaveri, chiusi in celle, parzialmente divoratisi l'uno con l'altro, in uno spettacolo orribile.

Avevamo debellato una cellula di una setta, ma per loro era tardi. E non avevamo ancora concluso il nostro dovere: era evidente che la setta aveva agganci molto altolocati, se la strega (affidataci dal Cardinale di Torino stesso) giungeva sin da Milano.

5 commenti:

  1. Meno male che non ci è rimasto che improvvisare... avessimo partorito un piano sicuramente avremmo rischiato l'uso di granate da parte di Otto-Adolf...

    RispondiElimina
  2. Povera ragazza, le sue doti di preveggenza alla fine non sembrano esserle servite a molto.

    RispondiElimina
  3. P.S. io voto per celestino

    RispondiElimina