lunedì 11 aprile 2022

Non vedo, non ti sento, tranquilli, io non ricordo!!!

 

Mio padre morì che ero molto giovane e mia madre mi rivelò che quello non era il mio padre naturale. Mi disse, che appena quattordicenne conobbe un templare venuto da Torino. Si faceva chiamare comandante Baracca! Lui dovette lasciarla perché chiamato a lottare sull’isola di Malta. Lei si dovette sposare, ma sapeva che il figlio che aveva in grembo era suo e mi chiamò Rocco, come roccia dura, duro come era stato il loro breve, ma intenso amore.

Decisi quindi di intraprendere anche io la via dei templari. Mi stette vicino in questo periodo un templare di nome Celestino, che diceva di aver conosciuto il mio vero padre e me ne elogiava le gesta. Mi raccontò, che a Malta fondò il convento della Rasata e in Piemonte vicino a Torino un ippodromo, per ricordare il sacrificio di 10cavalli, che permisero a Baracca di sgominare dei briganti. Mi parlò anche di un altro convento, fondato da Baracca, un convento nelle zone di Pinerolo, per soccorrere le povere fanciulle, che scappavano dal suolo francese, si chiamava l’Ultimo Impero.

Fratello Simoncino
Ci sto passando a fianco ora e immagino i canti di gioia provenire dall’interno. Ora mi trovo in Piemonte, non ho mai combinato nulla nella mia vita, nulla di veramente importante, nulla che mi rendesse leggendario come mio padre. L’occasione è capitata qualche giorno fa, quando una missiva, pervenuta al comando di Chieti, richiedeva rinforzi da mandare in Piemonte per una missione. Ho capito che era papà Baracca a chiamarmi, la sua via è ora la mia strada.

Sto viaggiando con il nostro comandante, fratello Furio e un templare che si fa chiamare fratello Vasco, un Parisienne, perché fa spesso missioni in Francia. Sinceramente al comando ci hanno detto la missione, ma non la ricordo, ero troppo attento ad osservare i miei compagni e ansioso di rivivere le gesta di mio padre. Comunque parlavano che dovevamo liberare un certo Fratello Simoncino, scomparso in circostante sospette e per farlo avremmo dovuto recarci in Francia, nelle Terre Perdute.

Mi ricordo solo che dovevamo passare dal Monginevro, questo luogo mi è subito balzato alla mente perché mio padre aveva combattuto in quella zona contro un brigante folle, un certo Claudio Maria Tandrelli, detto dai compagni Rovina, ma non era riuscito ad ucciderlo.

Furio è un uomo tutto di un pezzo, forte, grosso, impavido. Ha solo un problema, le cose le devi ripetere ad alta voce. E’ sordo come una campana. Il Vasco si vanta di avere occhio aguzzo e mira infallibile. Peccato che arrivati a Monginevro non si è accorto di un morto legato alla croce e due roghi sotto di lui, all'ingresso del paese in piena vista.

Così infatti è iniziata la nostra avventura, marciando lungo il passo di montagna per passare il confine, nel pomeriggio un gruppo di corvi ha attirato la nostra attenzione. Subito io e Furio e qualche minuto dopo il Parisienne, abbiamo visto questa macabra visione. Il corpo era di un prete, che abbiamo fatto a pezzi, nei roghi saranno arse 6 persone e entrati in paese un morto tagliava le siepi di un giardino. Anche lui lo abbiamo fatto a pezzi. Nel paese tracce di lotta, sangue e segni di un carro e di persone che uscivano da Monginevro.

La pioggia inizia a cadere, proseguiamo il viaggio. Dobbiamo scoprire cosa sia capitato. Arriviamo nei pressi di Brianzon, io e il Parisienne sentiamo campane, che facciamo notare a Furio. Un riflesso dalla torre dal campanile attira la mia attenzione, non posso dire la stessa cosa del Parisienne, al quale quando strappo di mano il cannocchiale, che teneva dal lato sbagliato, faccio notare che ci sono 2 adolescenti che chiedono aiuto. Scorgiamo anche un gruppo di morti ai piedi della chiesa, che cercano di entrare. Ci dirigiamo per salvare i fanciulli, e dopo aver abbozzato un piano mi accorgo che stavo inutilmente cercando di proporre una strategia a Furio, che dopo le mie parole si è girato chiedendomi “EH??”. La sordità e la cecità ci avevano portato faccia a faccia  contro 10 morti. Pezzi di cadaveri volavano sbrandellati dai nostri expiator (nostri intendo mio e di Furio), brandelli di carne morta ovunque e qualche lieve graffio per noi. Salviamo i due adolescenti, che si chiamano Francoise e Amelie. Ci raccontano, che un inquisitore è entrato a Monginevro e con i sui briganti ha iniziato a fare assurde punizioni e uccidere gli abitanti. I due giovani erano riusciti a scappare. L'inquisitore diceva di chiamarsi Ruina, Rovina!

Monginevro 1957


Nessun commento:

Posta un commento