domenica 25 marzo 2012

Chi di rogo punisce nelle ceneri perisce (ovvero il ritorno di Adolf)


Finalmente una festa e un po’ di donne. Abbiamo lasciato Malta e ora a Venezia tutti ci acclamano come eroi. Ad un tratto una donna bellissima si avvicina a me… non so chi sia, ma sento di conoscerla. Il cuore mi batte forte, le mani mi sudano e la voglio.
Lei mi afferra e mi porta a ballare. Ad un tratto noto sul suo collo una grossa cicatrice quella ferita apre uno squarcio ben più grande nella mia memoria. Lei a quel punto mi sussurra un nome ADOLF, il mio.
La memoria mi torna di colpo, la donna che ho tra le braccia non è calda ma fredda come il ghiaccio. Lei è la strega che ho amato, con cui ho giaciuto e a cui ho tolto la vita. La testa mi scoppia, Giocondo non è mai esistito, le mie personalità multiple prendono il sopravvento e non mi controllo. Inizio a colpire la gente a casaccio e a scatenare una rissa. Per fortuna Orlando mi ferma.
Stordito mi sveglio in cella l’ultimo volto che ricordo è quello di Novella. E’ talmente malato e malridotto che neanche mi riconosce, ma come suo solito mi accusa, borbotta un po’ di dottrina e chiede che sia imprigionato.
Chiedo di parlare con lui, ma poco dopo capisco che è un errore. Quando gli dico chi sono anche se sotto giuramento di confessione mi rinfaccia il mio comportamento in Francia, l’abbandono e il tradimento di cui mi sono macchiato. La sua è ira nei miei confronti, penso mi ritenga responsabile anche della sua pessima condizione di salute e cecità. Dice di assolvermi ma in realtà mi condanna al rogo. Stupido ottuso come sempre per lui perdonare fa rima con bruciare e l’unico perdono rappresenta il rogo.
Passo la mia ultima notte a ricordare il mio passato anche se so che alla mattina arriverà la mia fine. Quando tutto sembra finito Orlando arriva gioioso a comunicarmi che Novella è morto nella mattina, la mia punizione si trasforma in venti frustate che sono ben poca cosa sul mio corpo anche se rispetto al passato mi sento molto più debole.
Riesco ad assistere al funerale di Novella, ora l’ottuso predicatore è solo un'urna piena di ceneri che vengono sparse in mare. Io, Adolf Stettermayer, come la fenice dalle ceneri risorgo.  
Mentre assisto al funerale  mi ritorna alla mente Carlitos il mio maestro. Siamo stati catturati dai nazisti e mentre io ed i nostri compagni siamo stati deportati, lui e il suo fido compare sono scappati, ma non so dove. Anche se tutto ora sembra impossibile devo ritrovarlo forse è in pericolo, nel buio che ci avvolge ora c’è una piccola luce. Seguirò le parole del mio maestro che  mi insegnò come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire...

4 commenti:

  1. Eh sì Adolf è proprio difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire! Coehlo al tuo confronto è un dilettante! XD

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  2. E' proprio vero! L'erba cattiva non muore mai!
    ( E quella buona finisce subito! )

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  3. Ma è il vero Adolf?

    Oppure il vero Adolf è morto e un altro clone ha assorbito tutte le sue personalità per colpa della solita strega?

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  4. Il vero, l'unico l'inimitabile.... Il numero sul petto è sempre quello!!!
    PS: in realtà l'alba dentro l'imbrunire è una citazione da "prospettiva nevski" di Battiato. Era da tempo che volevo usarla e l'idea di Adolf che risorge dalle tenebre mi sembrava appropriata

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