domenica 12 febbraio 2012

Le verità nascoste


Quando Sant'Antonio stava nel deserto, proprio come il Nostro Salvatore fu sottoposto alle tentazioni da parte del Demonio. Il Maligno gli offrì denaro, piaceri, cercando di fargli rinnegare lo spirito con il miraggio degli ignobili beni terreni. Ma era vero quello che il Santo vedeva, o solo inganno e miraggio? Poco conta, in fondo, perché era opera del Demonio, e poi perché tutto quanto accade in questa nostra breve vita terrena non è che miraggio e breve sogno.
Quel che conta è che il Santo ignorò tali forme che apparivano sostanza, e rimase fedele alla sua scelta.
Oggi, nel mondo del XX secolo, il vero deserto sono le Terre Perdute, luogo pericoloso, quasi privo di vita e, in questi mesi invernali, battuto da gelidi venti e neve. Qui, nelle Terre Perdute, nel luogo più impervio e surreale di esse, io e Fratello Celestino abbiamo avuto la nostra (seconda) tentazione, abbiamo incontrato il nulla che pare sostanza per mettere alla prova la nostra fede.

Del resto, stavamo vivendo un periodo denso di eventi straordinari. Giorni addietro, c'è stato l'incontro con i sedicenti Angeli, poi la visione e, infine, la sera prima della Tentazione, un incontro molto interessante, benché senza alcun sentore di soprannaturale, anzi caso mai con la puzza acre dell'osteria. Alla sera di un giorno tremendo, in cui avevamo avanzato nella bufera, abbiamo avvistato una sorta di torre posta su un'isoletta fluviale al limite della strada: era uno dei non molti luoghi delle Terre Perdute nei quali si potesse avere un pasto caldo ed un letto sicuro, se disposti a pagare cifre esorbitanti o materiale utile.
Per noi, uomini di Chiesa vincolati dal voto della povertà, non fu un problema separarci da due preziosi anelli che avevamo dovuto controvoglia prendere con noi in una precedente avventura al fine di sviare certe indagini. Fu in questo luogo che trovammo un mercante ubriaco che, prima di crollare, ci narrò leggende interessanti che circolavano nelle Terre Perdute. Ci disse degli Angeli, ma soprattutto raccontò di un luogo che forse avevamo visto negli affreschi della Rocca Templare, un luogo segnato dal simbolo dell'aragosta. Lì, a detta del mercante, si nascondeva il Graal, ma anche un pericolo da cui pochissimi erano fuggiti. Appena entrati nel villaggio, cessava di splendere il sole, e bimbi morti accompagnavano con cantilene i malcapitati viandanti in un palazzo, unico sano nelle rovine, al sicuro dai branchi di lupi morti che ululavano lontano; qui si trovava una tavola imbandita, ma il vero cibo erano proprio loro, i viandanti, che venivano divorati da un essere mostruoso, con il volto coperto da una maschera. Un vivo, che però si nutriva di vivi.

Avremmo voluto parlare ancora con il mercante, ma crollò ubriaco e i suoi colleghi lo portarono via prima che si riavesse. Noi partimmo alla volta di Guernica, ma fummo costretti a fermarci prima.

Camminavamo in un luogo spettrale, spazzato, dove il suolo pareva vetrificato. I miei rapporti segreti parlavano chiaro: lì c'era stata un'esplosione nucleare e, con un po' di fortuna, avremmo trovato un aereo tedesco precipitato con un'altra testata. Dovevo trovarla: copiata, sarebbe stata un'arma formidabile per il Sanctum Imperium, i Tedeschi non avrebbero mai osato attaccarci sapendo che disponevamo di un simile ordigno. Sganciato su una loro città, avrebbe causato danni inenarrabili, generando una quantità indescrivibile di morti.
Vidi, in lontananza, la sagoma di un aereo precipitato, emozionato mi stavo già avviando, quando un istinto mi fece voltare. Così fece Celestino. Non Joaquin, il cui cuore fu trapassato dalla lancia di una donna mostruosa, mutata dalle radiazioni, che ci aggredì brandendo uno spaventoso machete. Io e Celestino facevamo per difenderci, sarebbe stato uno scontro duro, ma due colpi alla testa uccisero il mostro.
Chi li aveva sparati?
Intorno non c'era nessuno.
Solo noi, il vento e il cadavere di Joaquin, già dissanguato.
La nostra Tentazione.
Egli sembrava sparare, sembrava rallegrarsi di avere ucciso il mostro, sembrava raccontare di essere morto nell'assalto alla setta in cui aveva perso la vita anche Otto e di essersi risvegliato con poteri che gli permettevano di simulare la vita. In realtà, io lo sapevo bene, il povero Joaquin era a terra, davanti a noi, perché quel cadavere ragionava, e la Chiesa dice che non esistono morti senzienti. Di conseguenza, Joaquin, il Joaquin che parlava con noi, era solo un'illusione, una manipolazione del demonio. Ebbi la forza di ignorarlo, mentre mi spiace ammettere che Fratello Celestino dava credito a queste vane manifestazioni, credeva che davvero potesse esistere un morto amichevole, un morto che non fosse una vuota bestia affamata di carne viva. Adolf addirittura diceva di aver capito da tempo che Joaquin era oramai un morto, ma di lui non mi stupisco, la vera fede non lo ha mai accompagnato.
Mi rincresce, invece, per Fratello Celestino, ma qui non posso perseguire la sua eresia, ci serve stare uniti nell'interesse superiore della Chiesa: riportarle la bomba atomica.

Ignorando l'illusione di Joaquin, mi diressi verso l'aereo: oramai era tempo di rivelare ai miei compagni quale tesoro si nascondesse lì. Lo trovammo, ma purtroppo trovammo anche l'orrore: la donna mutata teneva lì, appesi, due cadaveri e una donna ancora viva, nuda, ferita. Si nutriva di loro.
Liberammo la donna, che ci rivelò di essere stata attaccata a sorpresa dalla donna mutata mentre si recava a Guernica (pur sapendo che era un luogo infernale) con una Jeep. Non fu difficile trovare la Jeep, ancora funzionante: ci avrebbe aiutato a portare via l'innesco della bomba che, insieme alle foto dell'ordigno che avevo scattato (secondo le indicazioni ricevute da Ardizzone in segreto) avrebbe permesso ai nostri Santi tecnici di riprodurre l'arma.
Non c'era più motivo di proseguire verso ovest, verso la pericolosa Guernica. Il transatlantico americano, a detta del mercante, era a Lisbona, troppo lontano per inseguire una notizia dubbia. Decidemmo, invece, di recarci a nord, verso il presunto nascondiglio del Graal. Io sarei voluto tornare subito in Italia, ma non potevo tornare solo, sarebbe stato troppo pericoloso, più pericoloso che affrontare un giro più lungo insieme al forte Celestino e ad Adolf, che insistevano per andare a Nord.
Così ripartimmo, portando con noi la donna ferita e ancora tormentati dalle visioni del nostro compagno morto.

1 commento:

  1. In effetti guardando l'occhio spento avremmo dovuto intuire che era morto... :)

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