venerdì 9 dicembre 2011

Extra Ecclesiam nulla salus

Dopo la morte di Gesù, i sacerdoti farisei chiesero a Pilato «[Mt 64]Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!»

Questa richiesta prova, chiaramente, che sin dalla morte terrena di Cristo c'era chi voleva confondere i Fedeli. Ma se allora costoro erano increduli, in seguito anche i malvagi si dovettero arrendere di fronte alla Verità: non per questo, però, cessarono di ordire inganni, senza risparmiare nemmeno il Salvatore. Noi uomini di Chiesa siamo saldi abbastanza per non cadere negli ingenui trucchi dei malvagi e del Demonio, ma dobbiamo preservare dall'inganno anche chi ha meno saggezza e consapevolezza di noi.

Io stesso fui chiamato a tale dovere.

La notte stessa dell'assassinio del Cardinale, essendo stati scacciati dal suo palazzo, ci dirigemmo verso i sotterranei della Mole, dove – così avevamo intuito date le leggende sulla sacralità blasfema di quel luogo, che lo rendeva caro ad eretici e sette – probabilmente si incontravano gli adepti della cellula torinese dei Decussi, che ordivano trame dai contorni ancora indefiniti ma minacciosi.

In realtà, la Mole Antonelliana (o quel che ne restava, dopo i bombardamenti e l'incuria che merita un tempio israelita) appariva tranquilla, dal di fuori, nella sua nuova funzione di magazzino. Eppure, io sentivo ancora quel canto, quella nenia che già avevo udito nella notte in cui ispezionammo il Museo Egizio: probabilmente, era la setta riunita, che cantava il proprio distorto senso del sacro.

Fu però Joaquin a trovare l'accesso ai sotterranei, attivando una leva occultata nelle forme di una statua troppo nuova e troppo profana per essere realistica: si trovava in un vicolo, e un muro lì vicino si apriva su una scalinata che portava nelle viscere della terra, ai cunicoli che un tempo erano serviti a difendere la città. Scendemmo di almeno una quindicina di metri in un'oscurità appena diradata dalle nostre candele, sempre più giù, sempre procedendo in direzione della Mole, sino a quando non trovammo un cunicolo segnato da sporadiche candele. Lo seguimmo, ignorando le diramazioni, sebbene in una di esse avessi intravisto balenare una figura che mi pareva fosforescente. Ma era tempo di affrontare la setta, e poco ci spaventava un individuo barcollante, rotto dalla sua stessa malattia.

Giungemmo così ad un ampio sotterraneo, dove finalmente Nuntium Gaudi e Liberanosamalo avrebbero potuto avere la massima efficienza. Lo spettacolo era preoccupante: in un recinto, erano abbandonati un gruppo di infanti piangenti; poco oltre, c'erano i membri della setta, una ventina, attorno ad un individuo che pareva il capo, mascherato, assiso su un trono vicino ad un sarcofago che – non faticavamo ad indovinarlo – era quello trafugato dal Museo. Egli celebrava un successo imminente, sostenendo che il contenuto del sarcofago avrebbe loro permesso di fare a meno del Re Nero (ossia il capo dei Decussi) e di dominare e abbattere persino la Chiesa.

Non potevo permetterlo. Extra ecclesia nulla salus: non c'è salvezza, non c'è vita al di fuori della Chiesa.

Non facemmo in tempo ad agire: dietro di noi udimmo armarsi il cane di una doppietta, ci girammo di scatto, era l'uomo fosforescente. In un lampo, Joaquin fece per sparargli, ma la pistola si inceppò. L'uomo esplose il suo colpo, ferendo Joaquin e, in minima parte, Fratello Celestino. Ma non poté usare il secondo proiettile: lanciò un urlo, una costola gli uscì dal ventre. Dietro di lui c'era la figura orrenda di una Scannatrice.


Il mostro toccò appena Joaquin e Celestino, scaraventandoli lontano: per fortuna, non cercava noi e passò oltre. Puntò dritto sul capo della setta, che, tolta la maschera, somigliava moltissimo alla Contessa Malan, pur essendo un uomo di cinquant'anni. Probabilmente, era il Conte che aveva finto la morte, ma aveva fatto male ad inimicarsi i vertici della sua stessa setta, degli stessi Decussi che ora gli mandavano contro i loro mostri.

«Ah! In effetti avevo avuto la visione di un carro funebre, entrando qui», esclamò Adolf «ma non sembrava proprio una cosa importante, così non ve l'ho detto».

Non c'era tempo per insultarlo. Io mi precipitai al sarcofago, mentre la Scannatrice faceva scempio del Malan e inseguiva gli altri adepti: qualunque cosa ci fosse dentro, così pericolosa per la Chiesa, dovevo distruggerla.

Stranamente, il sarcofago aveva foggia egizia, ma non iscrizioni geroglifiche, bensì greche. Subito riconobbi il monogramma di Cristo.

Non ebbi il tempo di agire, perché comparvero Federico, il contatto di Joaquin, e un altro: essi si presentarono come Marco e Paolo, ed io risposi loro come Mattia. I vecchi nomi da seminario. Solo io e Celestino rimanemmo con loro (e questi solo su precisa richiesta e con voto di silenzio), per aiutarli ad aprire il sarcofago.

Dentro, c'era un uomo incredibilmente ben conservato, benché fosse evidentemente morto da tempo (e stranamente non risorto nonostante le sue condizioni). Ciò che era più eccezionale, però, era la sua somiglianza con Nostro Signore Gesù Cristo. Era evidente che non poteva essere lui, visto che i Vangeli affermano chiaramente che era risorto nella carne: qualcuno aveva mummificato, forse con tecniche egizie, un uomo che gli somigliava in modo straordinario, proprio per ingannare i meno saldi nella Fede, dando loro ad intendere che Gesù non era risorto, e che quindi il Cristianesimo non aveva fondamento.

Quell'opera del demonio andava, evidentemente, distrutta, o qualcuno avrebbe potuto lasciarsi ingannare (perfino Celestino vacillava, ed ebbi l'impressione che perfino Marco e Paolo pensassero che nel sarcofago ci fosse il vero corpo di Cristo). Per fortuna, avevano portato con loro molta dinamite.

24 commenti:

  1. Scusate ma perchè quando Joaquin ha dei comportamenti strani tutti lo aggredite e lo minacciate di tradimento, mentre adesso che fra Novella si fa chiamare con un altro nome e parla in latino con degli sconosciuti nessuno dice niente?

    RispondiElimina
  2. Cur latine loqui in suspicione mihi adduceret? Lingua materna clericorum est... :P Et, ut scripsi, ea nomina temporibus scholae habuimus...

    (Perché mai parlare latino dovrebbe rendermi sospetto? E' la lingua materna dei chierici! E, come ho scritto, abbiamo avuto quei nomi ai tempi della scuola...)

    RispondiElimina
  3. Guarda che io sono padrelingua latino, quindi puoi anche evitare le traduzioni!!!!

    RispondiElimina
  4. Te esse linguae latinae nativus scio, sed nescio an omnes lectores huius commentarii linguam ecclesiae intellegant! Et plurimos lectores habemus: nam istorum non curas?

    RispondiElimina
  5. Se per sta volta, comunque , decidi di tradurlo, non per me ma per chi ci segue da casa sarebbe meglio ;-)

    RispondiElimina
  6. Ut Narrator meus delectus mihi imperat!

    *So che tu sei un parlante nativo del latino, ma non so se tutti i lettori di questo blog comprendano la lingua della Chiesa! E abbiamo molti lettori: non ti preoccupi di questi? :P

    RispondiElimina
  7. Ma u pezzu a undi ti cacasti in coddu pecchi vidisti a Scannatrice, no scrivisti?

    *Ma la parte dove si narra della fuga innanzi la Scannatrice è stata volutamente omessa, o è solo frutto di dimenticanza? ( Traduzione dal calabrese )

    RispondiElimina
  8. Numquam fugivi! Contra hereticos impetum feci, cum Scannatrix non cura nostra esset... :P

    * Non sono mai fuggito! Ho caricato gli eretici, visto che la Scannatrice non era un nostro problema...

    PS: mi piace questo blog che oltre ad essere scritto a più mani sta anche diventando multilingue!

    RispondiElimina
  9. Bello il multilingue! (Per me non datevi cruccio: latino e calabrese non sono un problema) ;-)

    RispondiElimina
  10. Volendo si potrebbe postare pure in piemontese, ferrarese e veneto... ma trovo siano dialetti che perdono una volta scritti! :)

    RispondiElimina
  11. Il problema del veneto sta nella bestemmia intercalare, paisa nun ce provare che ci fanno chiudere tutto!!!!!

    RispondiElimina
  12. ...l'unico "problema di comprensione" potrebbe essere il ferrarese...
    In effetti il veneto potrebbe presentare questo inconveniente...

    RispondiElimina
  13. Anche col ferrarese potrebbe esserci qualche problema con l'intercalare... Capì, banadet al mè putin!

    RispondiElimina
  14. Si Jamilia et linguam latinam, et calabram intellegit, magna commoditas in hoc commentarium legendo habet! Sed circiter et ego quod Celestinus scripsit intellexi, et versio in vulgarem libera mihi videtur!
    :P
    Vehementer eum qui vulgare pedemontano utatur expecto: enim nostras res gestas in Piemonte sitae sunt!

    ( Se Jamilia capisce sia il latino sia il calabrese, ha un gran vantaggio nel leggere questo blog! Ma anche io ho più o meno capito quel che ha scritto Celestino, e la traduzione in volgare mi pare abbastanza libera!
    Aspetto con ansia chi userà il piemontese: infatti le nostre imprese si svolgono in Piemonte!)

    RispondiElimina
  15. Credo che veneto e piemontese presentino delle difficoltà ad essere convertiti in scrittura, certi suoni non sono di facile trascrizione.
    Ad ogni modo, il mio "plurilinguismo" è presto spiegato: mamma piemontese, papà veneto e marito di origini calabre. Il latino lo conosco per gli stessi motivi per cui lo conoscete voi (ma sono un po' fuori allenamento).

    RispondiElimina
  16. Grammaticae linguarum pedemonatanae venetaeque sunt quae indicationes usi scribendi quoque habent, et lingua Veneta etiam clarissimae litterae scriptae sunt: Goldoni Ruzanteque eam inaptam scripturae esse certe non putaverunt! :)

    RispondiElimina
  17. Allora, già Fra Novella mi sta un pò antipatico (adesso che ha pure dei segreti, ancor di più...) poi se deve venir qua a fare lo sborone col latino...

    RispondiElimina
  18. Assecondando le dichiarazioni di Jamila, beh io e Celestino abbiamo genitori veneti ed emiliani(rispettivamente madre e padre io, e padre e madre lui) e poi entrambi abbiamo sposato donne di sangue caliente calabro!!!
    Mannaia u tambutu!!!

    RispondiElimina
  19. Io??? Segreti per il mio Master??? Ma quando mai???
    (Notare quanto prontamente sono tornato all'italiano!)

    RispondiElimina
  20. Accidenti, quanti commenti! Voglio contribuire anch'io a raggiungere il numero 20!
    Finalmente, per una volta Kuduk si schiera dalla parte di Joaquin, bravo! Questo Fra Novella voleva passare per limpido e trasparente,, ma ultimamente è sempre più sospetto: prima con la strega, che addirittura pensava di liberare; poi con la scannatrice, che non ha nemmeno pensato di eliminare; infine con gli insegnanti atei, che ha giudicato essere brave persone!
    Beh, invettiva a parte, complimenti a Jacopo per i post!

    RispondiElimina
  21. Noto con piacere che si è creata una bella faida!!! manca solo l'infame Adolf

    RispondiElimina
  22. Beh...brave persone sì...la mamma è sempre la mamma! :D
    Webrider, devi sapere che con un avvitamento fantasia-reale il nostro geniale Master ci ha fatto incontrare i miei genitori (reali). E che dire? Sarò pure inquisitore, ma pur sempre italiano! Quanto alla scannatrice, c'era in ballo la sopravvivenza stesso della Chiesa! E comunque...la prossima volta per affrontare la Scannatrice chiamo te: con una spintarella ha steso Celestino! :P
    Grazie per i complimenti, ma ho compari che mi forniscono ottimo materiale!

    RispondiElimina
  23. Le turbe psichiche del nostro master contribuiscono a creare situazioni ai limiti... Ma essendo noi altrettanto psicopatici riusciamo a far rendere il gioco alla grande... E poi questo è il più bel gruppo con cui abbia mai giocato! Se manca uno si spezza l'alchimia che si crea ogni sessione di gioco, ognuno di noi ha ormai un ruolo ben preciso nell' andamento delle avventure...
    E detto da me che sono la figura più "nobile" e senza macchia del gruppo, potete fidarvi!

    RispondiElimina
  24. ecco perchè non abbiamo ancora cambiato ;-)

    RispondiElimina