Quasi appena arrivati, avemmo l'onore di conoscere la
dottoressa Diana Selftidge: una donna sui quarant'anni decisamente avvenente,
che stava conducendo studi sui morti. Ma i primi scambi di vedute non furono
sui morti, bensì su Kartoffen. La reazione dei più autorevoli dei nostri
ospiti, nel vederlo, fu simile a quella che aveva avuto Liza: estrema durezza.
Anche loro avevano non solo intuito che non era chi diceva di essere, ma anche
riconosciuto la sua vera identità. Kartoffen provò a tergiversare, ma niente
meno che Otto Skorzery, uno dei più noti ufficiali delle SS, la mente dietro la
liberazione di Mussolini, colui che quasi era riuscito ad effettuare un
attentato ai danni di Churchill, Stalin e Truman a Teheran! Sapevamo che ci
nascondeva qualcosa, ma non immaginavamo tanto!
I nostri ospiti incalzarono il traditore tedesco con
domande: in particolare, non riuscivano a capire cosa lo avesse spinto a
lasciare la Germania, visto che là avrebbe potuto avere una posizione di grande
prestigio. Kartoffen rispondeva, semplicemente, che non voleva servire i morti.
Strano, visto che, come ci fu rivelato, aveva guidato il team nazista che aveva
compiuto le prime sperimentazioni genetiche sui morti condotte dal Reich per
creare mostruosi esseri al suo servizio, compresa una serie di cloni
supersoldati (uno dei quali era il vecchio pazzo che aveva scoperto al
castello).
Io pensai che era certo un uomo malvagio, ma se il Signore
l'aveva posto sulla nostra strada, era senza dubbio per un motivo valido.
Voleva che io lo redimessi? Era possibile. Inoltre, forse voleva che le
conoscenze dei tedeschi fossero rese note, tramite lui, a questi inglesi che
stavano cercando una cura per l'epidemia. Così, con il consenso del Comandante
e degli altri membri del gruppo, ottenemmo che la vita di Otto Kartoffen fosse
risparmiata: avrebbe rivelato le sue conoscenze sui morti, e noi lo avremmo
portato via con noi.
Comunque, gli furono assegnate due guardie, con il compito
di non perderlo di vista durante tutta la sua permanenza del centro – le armi,
del resto, ci erano già state requisite all'ingresso, secondo una consolidata
prassi di sicurezza resa necessaria dopo che degli appartenenti ad un gruppo
nemico (blasfemo come gli uomini continuino a volersi del male anche in una situazione
di comune disgrazia e in spregio agli insegnamenti del Cristo!) si erano
introdotti nella fortezza fingendosi bisognosi d'aiuto, arrecandovi numerosi
danni.
La sera e la notte procedettero senza particolari intoppi. A
cena, Kartoffen cominciò a discutere con la dottoressa (ma presto fu raggiunto
da me e dal pagano, che non volevamo perderci informazioni sui morti), la quale
era isolata e malvista dopo che la cattura dei due morti che stava analizzando
era costata la vita a otto degli abitanti della fortezza. Il Capitano, invece,
fece conoscenza con due americani come noi, che però oramai si sentivano di
casa a Londra. Alla sera, Liza volle che vicino a lei non si sdraiasse Joe, ma
qualcun altro: il Pagano fu lesto a cogliere l'invito.
La mattina seguente fummo introdotti nel laboratorio, dove
due morti erano legati: una donna orrenda e sbavante, senza un braccio, legata
al muro da quattro catene che cercava di staccare invano, e un altro crocefisso
alla parete. Erano i soggetti degli studi della dottoressa, sino ad allora
vani. Ma c'era qualcuno più eccezionale di loro: il dottor Pelegatti, il
celeberrimo autore del Sine Requie! Egli aveva incontrato un gran numero di
morti, compreso un Diabolicus in Spagna, che lo aveva contattato perché era
stato raggiunto dalla sua fama. Chiedemmo ed ottenemmo di assistere
all'incontro fra tre dei massimi conoscitori dei morti: il dottor Pelegatti
(massimo esperto del Sanctum Imperium, dal quale era stato tuttavia esiliato
perché il Papa – ecco l'antico oscurantismo cattolico! - aveva decretato che
tutti i morti fossero uguali e non senzienti); Otto Kartoffen (depositario di
molte conoscenze del Reich); la dottoressa Diana Selftidge (forse la miglior
studiosa delle Terre Perdute).
Non avevamo che da apprendere, e forse l'umanità avrebbe
avuto grandi vantaggi da questo incontro.
Colpo di scena, le cose si fanno intriganti (sopratutto per il Pagano).
RispondiEliminaMa guarda un po' che svolta la storia! Direi però di andarci piano con l'ottimismo che c'è ancora molto da scoprire, eppoi anche Lisa rimane un personaggio un po' misterioso!
RispondiEliminaI colpi di scena e le invenzioni di kartoffen non sono ancora finiti...
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