lunedì 20 gennaio 2014

Il segreto del Louvre

Oh follia e vanagloria degli uomini! Il palazzo del Louvre, già simbolo di sfarzo e potere terreno, si stagliava davanti a noi, fortemente danneggiato dai bombardamenti, perché i superbi saranno umiliati e gli umili esaltati! L'antica reggia versava in uno stato così pessimo che era impossibile stabilire a prima vista se l'ala dei Fiamminghi del Cinquecento sarebbe stata accessibile, per non parlare della Gioconda, per ammirare la quale avevamo addirittura portato un taglierino.
L'edificio sembrava deserto, anche se sapevamo benissimo che non lo era, e udimmo anzi un inquietante suono simile ad un miagolio. Tutti si chiesero cosa potesse essere: io ipotizzai che potesse trattarsi di un gatto, ma la mia idea fu rigettata come fantasiosa.
Si riaccese una discussione: da dove entrare? Kartoffen sconsigliava l'entrata principale: “Potremmo usare una presa d'aria”, suggeriva l'accorto stratega. Il Capitano, ancora più accorto, gli fece notare che palazzo grande non significa prese d'aria in proporzione, e che del resto Kartoffen si era dimostrato troppo grosso per entrare in un carro armato, figuriamoci in una presa d'aria.
Di fatto, i francesi si erano dimostrati abbastanza furbi da non usare per accumulare inestimabili tesori d'arte un palazzo con prese d'aria abbastanza grandi da far passare un uomo, così entrammo dalla porta principale, dopo aver schierato l'intera truppa dei disertori tedeschi nascosti nei dintorni e pronti a coprire col fuoco un'eventuale ritirata. Solo il sergente venne con noi.

Superammo senza problemi (e senza pagare) la biglietteria, e appena entrati nell'atrio notammo che le vie d'accesso al piano superiore erano bloccate dalle macerie. Stavamo valutando se optare per l'ala dei reperti mesopotamici o per quella dei gioielli (con una netta inclinazione per questi ultimi), quando Kartoffen stupì tutti inginocchiandosi e cominciando a omaggiare un certo “Imperatore”, implorandolo di mostrarsi.
A dire il vero, per il momento si rivelò solo uno di quei cadaveri nazisti, che fulmineo uscì dall'ombra e ferì Kartoffen alla spalla. L'avrebbe senza dubbio massacrato, ma il nostro crucco biascicò alcune parole, ed il mostro di fermò, come raggelato. A fatica, Kartoffen si sottrasse al fatale abbraccio, solo per offrirsi alle nostre inquisizioni: dovette rivelare che sapeva cos'erano quei mostri, perché aveva partecipato alle prime fasi della loro progettazione. Erano i Reichward, macchine da guerra potentissime, ma per fortuna conosceva un ordine per fermarli. A suo dire, non aveva ordini per comandarli né poteva rivelarci quello di stop, perché di sicuro l'avremmo pronunciato male. Del resto, quei Reichward in particolare parevano essere soggetti a qualcosa di tremendo, visto come era stato tardo il mostro ad ubbidire.
Joe stava già studiando un carretto a trazione Reichward, data la rapidità del mostro, quando si sentì un nuovo miagolio, ed il cadavere modificato fuggì nelle profondità del museo. Pochi istanti dopo, dalle tenebre uscirono ben diciannove Reichward, che si suddivisero in due ali attorno a noi, lasciando fortunatamente libera la porta.
Non parevano minacciosi, ma Kartoffen ci gridò di inginocchiarci: arrivava l'Imperatore. Ubbidimmo, ed ecco comparire...un gatto! Un gatto che emetteva (pensate un po') dei miagolii, e che aveva sembianze poco europee. Non sembrava pericoloso, anzi si avvicinò a noi, e più precisamente a Kartoffen, il quale continuava ad omaggiarlo come Imperatore. Per non essere da meno, mentre mi prostravo provai a rivolgermi a lui come a Bastet, ma sembrava interessato solo al crucco.
I miei impavidi compari cominciarono a praticare una notevole forma sportiva, che consisteva nel quasi impercettibile movimento di ginocchia e di piedi che permetteva di arretrare verso la porta d'uscita quasi senza cambiare posizione. Solo io rimanevo al fianco di Kartoffen, di fronte al misterioso felino.
Se avevamo immaginato che il nostro buon Otto Kartoffen avesse un piano, oltre a gridare per invocare il Signore del Louvre per richiamarlo davanti a noi, sbagliavamo: sembrava capace solo di ripetere atti di sottomissione all'illustre Imperatore. Improvvisamente, però, cambiò strategia, passando da “Illustre signore” a “bel micino”, allungando la mano per accarezzarlo. Il gatto non si dimostrò infastidito, anzi parve gradire, solo che...staccò con un morso l'indice destro del nostro, mettendosi poi placidamente a mangiarlo, facendo le fusa.
Anche io cominciai a praticare lo stesso esercizio dei miei compagni, iniziando il mio moto immobile verso la porta. La bestiola sembrava intanto gradire il dito di tedesco, così prese anche l'anulare. Kartoffen ne sembrava felice.

Intanto, io avevo raggiunto gli altri sulla soglia del museo, e con un balzo avremmo potuto essere fuori. La missione era stata portata a buon termine: avevamo scoperto cosa si nascondeva al Louvre, avremmo potuto andarcene e incassare la Jeep. Ma che sarebbe stato del nostro amico amante dei felini? E i maestri fiamminghi del Cinquecento? Il Capitano, con la consueta autorevolezza, allora proclamò: “Nessuno del mio gruppo resta indietro. Però è anche vero che Kartoffen non è mai stato veramente parte del gruppo”.

9 commenti:

  1. Grandoso Jacopo! Stavo ridendo come un pirla in sala d'attesa...molto folkloristica eeee...oggettiva come analisi!

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  2. "per non parlare della Gioconda, per ammirare la quale avevamo addirittura portato un taglierino"...
    sto ridendo da un quarto d'ora! :D

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  3. Io son stato piegato dall'inchino con retromarcia fantozziana...!XD

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  4. Ovviamente Jacopo da il meglio di sè, quando Kartoffen rischia la vita... ;-)

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  5. Questo gatto è un po' inquietante... ma c'è una spiegazione?

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    1. Sì, è in terre perdute se vuoi te la spoilero

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    2. Tanto non giocherò mai a sine requie quindi mi interessa questa storia sull'imperatore dei gatti...

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    3. Non si tratta di un'imperatore dei gatti, bensì di una gatta mummificata all'epoca dell'antico Egitto, giunta a Parigi con altri reperti archeologici che si è risvegliata come diabolicus o addirittura Pharao, quindi dotata di poteri immensi ma in parte inconsapevole di questi. I suoi poteri le hanno permesso di prendere il controllo di un'unità di reich varg nazisti.

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