venerdì 8 luglio 2011

In viaggio

Il Male e il Peccato si possono annidare anche nei luoghi meno sospettabili, financo in seno alla Santa Madre Chiesa istessa. Per questo l'animo mio, e quello dei miei audaci compagni, non poteva restar sordo alla richiesta del Maestro Templare di Napoli, l'eccellente Giovanni Battista D’Aiello quand'anche non fossimo stati costretti dal vincolo di ubbidienza dovuto al Sacro Ordine dei Templari, al quale mi onoro di appartenere.

Alla veneranda attenzione del Maestro era giunta una lettera dell'excubitor di Monte Croce, una cittadella arroccata a due giorni di viaggio da Napoli, il quale segnalava un nuovo arrivo, nella parrocchia locale, che si potrebbe definire stupefacente se non fosse blasfemo: il tizio, un certo frate Cosimiro, da lui a suo tempo indagato con prove inconfutabili per eresia, passato nelle mani dell'Inquisizione, ed evidentemente da loro riabilitato.

Guai a voi, inquisitori ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità!

Ecco il cancro della nostra Santa Chiesa! Forse non tutti gli inquisitori sono così, ma troppi lo sono, e gli altri sono colpevoli davanti agli uomini e davanti a Dio di non estirpare il male.

Subito, ci siamo messi in viaggio alla volta di Monte Croce, vestendo le spoglie di infermieri, al seguito del medico laico Gioacchino, per poter indagare senza esser riconosciuti come Templari (perché il malvagio subito lotta contro il giusto, se lo riconosce), con il pretesto di dover inoculare certi vaccini, in realtà banali placebo.

Nonostante una fitta pioggia e un incidente, il viaggio si è svolto senza eccessivi intoppi. Abbiamo, è vero, incontrato due Morti simplices, ma i nostri exquisitores hanno dato ai loro corpi l'eterna pace.

La prima grossa sorpresa è arrivata alle porte di Monte Torre: a stento siamo riusciti ad entrare all'interno delle possenti mura che circondavano il paese, nonostante le bolle papali attestassero la nostra missione. Ci si è presentato un sedicente comandante degli escubitores locali, che affermava di chiamarsi Vito Colombo, ma che non corrispondeva per nulla alle descrizioni in nostro possesso del mittente della lettera al Maestro, e che per di più diversi abitanti hanno per errore chiamato Enzo. “Un soprannome che avevo da piccolo”, ha spiegato lui in modo poco convincente.

L'unico punto in comune con quanto sapevamo di Colombo era inquietante: portava la stessa catena con la Sacra Effige di Nostro Signore Gesù Cristo. Come ne era venuto in possesso?

Ma per qualificare la bassezza e l'abiezione del personaggio, basterà ricordare che avrebbe voluto negarci l'accesso alla città anche dopo aver visto le bolle papali. Quale individuo può essere così abbietto da resistere ad un volere di Sua Santità? Solo un eretico, o un criminale della peggior specie.

Solo con insistenze siamo riusciti ad avere accesso alla città, trovando ricetto in una casa di proprietà della Chiesa, dove siamo stati accompagnati dai due aiutanti di Cosimiro , il loquace Don Gualdo e il più taciturno Don Ferrino . A sera ci è stato portato dell'ottimo cibo.

Ciò che più ci ha stupito è stata la grande serenità che pareva albergare nei cuori dei paesani, una serenità che a prima vista si sarebbe potuta dire di santa fiducia nel Signore, ma è noto che spesso è il Maligno ad ingannare con i suoi falsi profeti: “Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti, (…) falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti”.

Ecco il portento: la serenità nei giorni tremendi!

Ed ecco il falso profeta: la Santa Messa del mattino era officiata proprio da frate Cosimiro , che bestemmiò dal pulpito, dubitando apertamente della Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana, unica via di salvezza, per proporre ai fedeli lì riuniti in massa la propria blasfema verità, un'eretica via di salvezza in quello che descriveva come la fine del tempo oramai in arrivo. A chiosa dell'inganno, una donna, forse prezzolata, forse invasata dalle menzogne, cominciò a parlare con voce d'oltremondo, dando ad intendere che un Angelo la dominasse.

Il popolino era impressionato (ed invero anche io ebbi un momento di mancamento, tanto era convincente la finzione), Cosimiro così soddisfatto da lanciarci uno sguardo di sfida, come a stranieri.

Ma, forse, ancora ignorava che erano giunti nel paesello che oramai sembrava considerare suo e che teneva con l'inganno, coloro che avrebbero separato il grano dal loglio.

1 commento:

  1. Kuduk vi devo fare davvero i complimenti per lo spettacolo di blog che avete creato! E' sempre un piacere venirvi a leggere, tanto che ho deciso di riprendere con calma la lettura da capo.
    E la colonna sonora è un'idea eccezionale... Ci stavo pensando anch'io da un po' di tempo, ma non sapevo come organizzarla: grazie per avermi risolto il problema!

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