Arrivati a S. Maria Annunziata,
trovammo le porte spalancate. Gli Ospitalieri stavano per
precipitarsi dentro, quando fu loro ricordato che non si entra armati
nella casa del Signore. D’altra parte, visto che stavamo cercando
una setta di potenziali eretici che non avrebbero avuto scrupoli del
genere, forse non era nemmeno il caso di entrare disarmati. La nostra
excubitora, Luisa o Lucia, aggirò furtivamente la chiesa e l’annessa
casa del parroco, notando che era probabilmente abitata e che c’erano
due porte (una delle quali era la porta di un garage).
Decidemmo di entrare (armati) nella
casa: Mauro sarebbe rimasto nei pressi della porta della chiesa, per
evitare fughe, i due Ospitalieri avrebbero fatto irruzione dalla
porta principale della casa del parroco, le due femmine di excubitor
da una finestra sul retro, io avrei seguito gli Ospitalieri.
Tutto funzionò alla perfezione, almeno
finché non entrammo nell’edificio. Appena i miei alleati furono
dentro, sentii spari, grida. Mi precipitai dentro: i due Ospitalieri
erano già gravemente feriti, fratello Emilio si teneva un braccio
orribilmente squarciato. Provai ad urlare che stavamo venendo in
pace, ma siccome sapevo quegli eretici non mi avrebbero dato retta,
al contempo sparai colpendone uno in testa. I peccatori si erano
appostati dentro la Chiesa, e sparavano. Alcuni (appresi dopo)
avevano anche tentato di prenderci alle spalle, ma Mauro li aveva
spazzati via con una raffica della sua micidiale doppietta,
proponendo a gran voce la dottrina per cui le armi non devono entrare
nella Casa del Signore, ma non viene specificato nulla a proposito
dei proiettili.
Un’idea convincente, infatti sparammo
contro tutti coloro che si muovevano, finché furono morti o si
diedero alla fuga.
Eliminato questo pericolo, trovammo la
stanza nella quale erano entrate le due femmine di excubitores, che
poi era il garage: erano con Toaff, il quale era stato evidentemente
torturato anche se, come appurai quasi subito, non da loro, bensì da
un tizio (in combutta con quelli che avevamo eliminato) che ora
giaceva scrupolosamente fatto a pezzi sul pavimento.
Luisa o Lucia era bianca in volto, come
se avesse visto qualcosa di tremendo, mentre Fanny era scomparsa. La
femmina rimasta ci indicò un carro, parcheggiato al centro del vasto
garage, con sopra una bara (una bara? Chi le usa, ancora?) e una
sorta di gigante di argilla. Il gigante, come avevamo studiato a
teologia, era un golem, con la sua brava scritta “Emet” sulla
fronte da alterare cancellando l’iniziale per disattivarlo.
Luisa o Lucia ci disse, invece, che
dentro la bara c’era qualcosa di terribile, qualcosa la cui vista
Fanny non aveva potuto sopportare, al punto di darsi alla fuga, e che
aveva inquietato orribilmente anche lei. L’aprimmo: vi era una
strana figura bianchissima, poteva sembrare un cadavere, ma era
inerte; inoltre, era senza occhi e con mani fornite di terribili
artigli.
Non c’erano dubbi: era la Morte
Bianca, quella che aveva fatto strage di Pannacci e dei suoi seguaci,
e che evidentemente necessitava di qualche strano rito blasfemo per
attivarsi.
Andava bruciata quanto prima, e non
esitammo un momento.
Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti
La morte bianca... Questo nome l'ho già sentito in un librogame....
RispondiElimina