Richiamata la mia pettegola scorta ai
doveri, ci recammo nella Domus populi, la sede degli excubitores,
dove l’unico ad ottenere un risultato notevole fu Fratello
Guglielmo, che trovò diverse excubitores intenzionate a dannare la
sua anima nel girone dei lussuriosi. Mi auguro che sappia resistere.
Per il resto, ci fu solo ribadito il contenuto di un rapporto: prima
della strage di Pannacci, alcuni degli ex membri della sua squadra
erano stati uccisi da Toaff in casa sua, ma era stata giudicata
legittima difesa; dopo la strage, la casa di Toaff era stata
distrutta coi colpi di un mortaio rubato dall’armeria della Domus
populi. Di tutta la vecchia squadraccia, solo due erano fuggiti a
morte violenta: uno era stato arrestato per ubriachezza molesta, solo
per morire soffocato dal suo stesso vomito in cella; l’altro, un
certo Ventura, era latitante.
Per capirci qualcosa, decidemmo di
recarci nei luoghi dei delitti, con due excubitores vicinovesi alle
costole. A casa di Pannacci, posta ai margini del paese, trovammo dei
segni inquietanti, oltre alla già inquietante croce di sangue
disegnata sulla porta (così simile a quella di recenti assassinii
accaduti in Torino): una porta rinforzata e abbattuta con forza
spaventosa, segni di spari sui muri, graffi profondi nelle pareti.
Eppure, anche se tanti uomini armati erano barricati dentro e pronti
a resistere, nessuno degli aggressori era stato trovato sul posto.
Ispezionando il posto, trovammo alcuni cimeli di stampo illegalmente
fascista e notammo che dalle pareti mancava un quadro.
Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti
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