Siccome era quasi l’una, decidemmo di
requisire la zuppa come preda di guerra, ma prima di consumarla
mandai i due Ospitalieri a recuperare Ventura: questa volta, fu
fratello Emilio a ruzzolare dalle scale, ma almeno uno dei due resta
sempre in piedi e così il fuggitivo fu catturato. A dire il vero, il
Ventura era terrorizzato: si era nascosto lì non per paura della
legge, ma della “Morte Bianca”, una imprecisata minaccia di cui
aveva parlato Pannacci.
Finita la zuppa e assolto il Masiero,
affidammo ai due excubitores vicinovesi il compito di consegnare il
Ventura alla Guidotti e, così liberatici di loro, ci incamminammo
verso la Chiesa di S. Maria Annunziata di None, dove speravamo di
trovare Toaff.
Uscendo dal paese, trovammo il posto di
controllo dove erano stati avvistati, nei giorni precedenti, due
uomini in fuga: ne approfittammo per interrogare gli agenti lì in
servizio, che sfortunatamente non erano quelli che avevano assistito
al fatto. A passare, comunque, erano stati un uomo enorme e uno di
dimensioni normali; un agente giurava di aver colpito l’uomo
enorme, ma senza effetto.
Tavola di Simone Delladio
Basato sull'avventura di Nicolò Spiriti
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