Audaces Dominus iuvat!
Eliminato l'ostacolo del cecchino, Fratello Ruggero ordinò
di mettere a mare alcune scialuppe per sbarcare sull'isola, alla testa di un
manipolo di uomini poco pii (come purtroppo era sempre più evidente) ma
valorosi soldati. Io stesso volli farne parte, insieme al mio prezioso Antonio
Maria Accobelli, per proteggere con la mia fede quegli scellerati.
La fortezza sembrava abbandonata: solo un autoblindo tedesco
sembrava testimoniare una presenza successiva ai tempi felici degli Ospitalieri
– di quelli animati da vera fede, intendo. Prima che potessimo ispezionarla,
però, il cecchino che ci aveva così nefandamente accolti ci attaccò nuovamente:
questa volta, però, da morto. Benché orribilmente sfigurato dall'esplosione, si
trascinava con sorprendente velocità verso di noi, bramando le nostre carni in
quel modo cieco e bestiale che hanno i trapassati. Prontamente, gli lanciai
contro una pietra, simbolo infame di lapidazione, che lo colpì in pieno petto
(per rimbalzare poi sul capo di uno dei nostri Ospitalieri, probabilmente in
parziale remissione di un suo probabilissimo peccato). Il mio colpo, così come
quello del fucile a canne mozze di Antonio Maria e quelli di quattro o cinque
mitragliatrici pesanti, ridusse il cadavere ad essere inoffensivo.
Visitammo la fortezza: evidentemente era stata sede
dell'esercito tedesco durante la Guerra mondiale, ma era abbandonata da tempo.
Tuttavia, l'essenziale era ancora funzionante e in breve ci potemmo adattare a
renderla un solido campo base: rimettemmo a posto la Chiesa in mezz'ora di
lavoro; organizzammo cucine e dormitori; trovammo, su una torre, una radio
ancora funzionante con la quale (grazie all'energia di un piccolo generatore
portatile) contattammo Malta; fratello Ruggero fece anche piazzare in luoghi
strategici alcuni cannoni presi dalle galee e fece chiudere il porto con una
forte catena, lì lasciata all'uopo, capace di sbarrare l'ingresso a qualsiasi
nave di legno.
Celebrammo una messa solenne che, grazie anche agli accorti
suggerimenti di Accobelli, abile nel capire gli animi della truppa, ebbe un
grande successo. Accobelli, del resto, era veramente ispirato: nella notte,
volle fare una sorpresa a tutti, incaricando in gran segreto due militi di
apportare alcune modifiche all'autoblindo.
La mattina dopo, il sole si levava su una splendida metafora
degli Ospitalieri: un autoblindo adorno delle sacre insegne! Un crocefisso era
dipinto frontalmente, quattro rosari pendevano ai lati, e ovunque si
osservavano croci e simboli sacri.
Così devono essere i militi di Cristo, forti nel corpo e nel
cuore, e insieme pervasi di spirito cristiano! Sapere che le loro corazze nulla
possono, se non è il Signore a difenderli! Antonio Maria Accobelli volle
battezzare il mezzo “Lancia di Longino”, ed io la benedissi.
Con un mezzo così, non potremo che portare lo sgomento nei cuori dei nemici!
RispondiElimina:D
Già credo anch'io...
RispondiEliminagrande Ursha
RispondiEliminaVolevo puntualizzare due cose....
RispondiElimina1) gli autoblindo di solito sono mimetici per un motivo...
2) di messe ne sono state detto almeno 12, di cui una dalla trreta del blindo...
Qundo servono i cecchini nemici non ci sono mai!
Hai ragione Celestino il vantaggio tattico del mimetismo ve lo siete giocato ma ora avete un mezzo da cui Don Matteo potrà annichilire i nemici grazie ai suoi devastanti sermoni!
RispondiEliminaCelestino eretico, non vorrai mica paragonare i risibili vantaggi tattici del mimetismo con quelli donati dalla protezione divina? ;)
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