domenica 21 ottobre 2012

La lancia di Longino


Audaces Dominus iuvat!

Eliminato l'ostacolo del cecchino, Fratello Ruggero ordinò di mettere a mare alcune scialuppe per sbarcare sull'isola, alla testa di un manipolo di uomini poco pii (come purtroppo era sempre più evidente) ma valorosi soldati. Io stesso volli farne parte, insieme al mio prezioso Antonio Maria Accobelli, per proteggere con la mia fede quegli scellerati.
La fortezza sembrava abbandonata: solo un autoblindo tedesco sembrava testimoniare una presenza successiva ai tempi felici degli Ospitalieri – di quelli animati da vera fede, intendo. Prima che potessimo ispezionarla, però, il cecchino che ci aveva così nefandamente accolti ci attaccò nuovamente: questa volta, però, da morto. Benché orribilmente sfigurato dall'esplosione, si trascinava con sorprendente velocità verso di noi, bramando le nostre carni in quel modo cieco e bestiale che hanno i trapassati. Prontamente, gli lanciai contro una pietra, simbolo infame di lapidazione, che lo colpì in pieno petto (per rimbalzare poi sul capo di uno dei nostri Ospitalieri, probabilmente in parziale remissione di un suo probabilissimo peccato). Il mio colpo, così come quello del fucile a canne mozze di Antonio Maria e quelli di quattro o cinque mitragliatrici pesanti, ridusse il cadavere ad essere inoffensivo.

Visitammo la fortezza: evidentemente era stata sede dell'esercito tedesco durante la Guerra mondiale, ma era abbandonata da tempo. Tuttavia, l'essenziale era ancora funzionante e in breve ci potemmo adattare a renderla un solido campo base: rimettemmo a posto la Chiesa in mezz'ora di lavoro; organizzammo cucine e dormitori; trovammo, su una torre, una radio ancora funzionante con la quale (grazie all'energia di un piccolo generatore portatile) contattammo Malta; fratello Ruggero fece anche piazzare in luoghi strategici alcuni cannoni presi dalle galee e fece chiudere il porto con una forte catena, lì lasciata all'uopo, capace di sbarrare l'ingresso a qualsiasi nave di legno.
Celebrammo una messa solenne che, grazie anche agli accorti suggerimenti di Accobelli, abile nel capire gli animi della truppa, ebbe un grande successo. Accobelli, del resto, era veramente ispirato: nella notte, volle fare una sorpresa a tutti, incaricando in gran segreto due militi di apportare alcune modifiche all'autoblindo.
La mattina dopo, il sole si levava su una splendida metafora degli Ospitalieri: un autoblindo adorno delle sacre insegne! Un crocefisso era dipinto frontalmente, quattro rosari pendevano ai lati, e ovunque si osservavano croci e simboli sacri.
Così devono essere i militi di Cristo, forti nel corpo e nel cuore, e insieme pervasi di spirito cristiano! Sapere che le loro corazze nulla possono, se non è il Signore a difenderli! Antonio Maria Accobelli volle battezzare il mezzo “Lancia di Longino”, ed io la benedissi.

6 commenti:

  1. Con un mezzo così, non potremo che portare lo sgomento nei cuori dei nemici!
    :D

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  2. Volevo puntualizzare due cose....
    1) gli autoblindo di solito sono mimetici per un motivo...
    2) di messe ne sono state detto almeno 12, di cui una dalla trreta del blindo...
    Qundo servono i cecchini nemici non ci sono mai!

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  3. Hai ragione Celestino il vantaggio tattico del mimetismo ve lo siete giocato ma ora avete un mezzo da cui Don Matteo potrà annichilire i nemici grazie ai suoi devastanti sermoni!

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  4. Celestino eretico, non vorrai mica paragonare i risibili vantaggi tattici del mimetismo con quelli donati dalla protezione divina? ;)

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