Il Mare Nostrum, il Mediterraneo che fin dai tempi di Roma è
dato per decreto divino in dominio alla nostra italica patria, è oggi solcato
da navi che non solo non riconoscono la nostra sovranità sulle acque, ma
addirittura osano sfidare la nostra supremazia, attaccare le nostre coste,
infastidire le nostre navigazioni!
Questi infingardi sono vili pirati battenti bandiera turca,
su navi il cui equipaggio è un obbrobrioso misto di vivi e di morti. Da oggi,
però, anch'essi conoscono la paura e devono inchinarsi alle leggi del Giusto e
del Forte: hanno capito che l'Italia è tornata sui mari, e che la breve epoca
di licenza e di ferocia già volge al termine.
Conclusi i bagordi veneziani, trovati capri espiatori per le
scappatelle dei Fratelli Camerati Ruggiero e Raffaello, ridotta al minimo la
pena di Giocondo dopo la dipartita del compianto Novella, ci siamo imbarcati
sull'Intrepida Novella (così nomata al seguito della nostra guida spirituale,
che è meglio avere nel cuore che al seguito) alla vota di Malta, e presto
abbiamo avuto occasione di mettere in fuga disordinata le navi degli ignobili
pirati.
Stavamo navigando nella nebbia di marzo al largo della
Puglia, quando abbiamo percepito un odore di bruciato: sulla costa, diverse
case ardevano, mentre una nave era alla fonda. I Turchi stavano rapendo donne e
bambini italiani, per appagare chissà quali sordidi desideri! Atti che
sarebbero degni di biasimo persino se perpetrati contro gli Inglesi,
figuriamoci ai danni dei nostri compatrioti!
Pur consapevole dei rischi dell'impresa, non volli armare i
cannoni, per non mettere a repentaglio la vita dei giovani italici virgulti,
futuro della Patria, né i fecondi ventri delle patrie donne, sicché ordinai
l'abbordaggio alla nave turca.
La nostra valentia gettò subito nel panico i nostri vili
avversari, che non trovarono di meglio che darsi alla fuga, sebbene le loro
navi fossero ben tre (come scoprimmo d'improvviso). Una veloce galea ci passò
di fianco, distruggendo i remi sul fianco destro, mentre una seconda ci colpiva
con due otri di fuoco greco e la terza caricava gli schiavi e si dava alla
fuga, presto imitata dalle altre due.
Ma prima che potessero fuggire, Giocondo colpì una nave con
una bomba a mano. Riconoscendo il più forte, i turchi scelsero la fuga.
Purtroppo, come spesso succede, i vili hanno ali ai piedi, e
per i coraggiosi inseguirli è impossibile. Così (anche considerato che avevamo
metà dei remi fuori uso e parte della nave in fiamme) decidemmo di verificare
le condizioni del villaggio (e di riparare la nostra nave): tanto, nessun vile
può fuggire per sempre.
Infatti, li ritrovammo ancora prima di arrivare a Malta.
Forse punti da vergogna per la loro codardia, ci seguirono, senza tuttavia
osare avvicinarci. All'imbrunire, infatti, vedemmo una nave turca che ci
seguiva, ma il primo incontro era servito a valutare le forze del nemico: le
altre due galee non potevano essere lontane (quale vile si allontana dai
compagni?). Fratello Raffaello aveva inoltre riconosciuto il capitano dei
nostri avversari: era un essere delle peggior specie. Era un morto, tanto per
cominciare, poi era un turco, e infine era un traditore! Si chiamava ….., era
un calabrese ma si era venduto agli Ottomani, per i quali aveva combattuto come
capitano alla battaglia di Lepanto. Bene, noi italiani l'avremmo nuovamente
suonato!
Con il favore delle tenebre, dopo aver spento tutte le luci,
effettuammo una manovra diversiva per trovarci alle spalle della galea che ci
seguiva, e riuscimmo. Ma era presto per gioire: con una improvvisa illuminazione,
mi accorsi che le altre due navi erano alle nostre spalle. Non era tempo di
temporeggiare: confidando sulla superiorità conferita dall'italica ingegneria
navale e dal valore dei nostri militi, ordinai di affiancare il nemico e di
cannoneggiarlo.
Disgraziatamente, la precisione di tiro dei Fratelli
camerati non è pari al loro valore, e riuscimmo appena a danneggiare la galea
nemica, che invece riuscì benissimo a speronarci, bloccandoci (anche se la
nostra corazzatura resse molto meglio della loro): subito, i turchi si diedero
all'abbordaggio.
I Romani, nella loro imperiosa espansione, dimostrarono una
invincibile forza in terra, ma a volte si trovarono in difficoltà sui mari.
Così capita anche agli Italiani, moderni Romani, e infatti i turchi della prima
galea ci abbordavano con successo a dritta, mentre a manca fummo speronati
anche da una seconda galea, ma questa volta non ci lasciammo cogliere di
sorpresa. Ci aspettavamo infatti la manovra di speronamento, e decidemmo di
scaricare una funesta salva di cannonate sul vascello che sopraggiungeva.
Disgraziatamente, nemmeno la perizia nell'uso delle polveri
dei Fratelli camerati è pari al loro valore, sicché l'esplosione non travolse
gli infedeli, ma si fermò nel ventre della nostra nave, portando comunque danni
limitati alla nostra struttura. Anche la seconda galea pirata, comunque, era
ora agganciata alla nostra.
Ed ecco, i pirati erano in trappola!
Avevano commesso un errore nello speronarci, ora le loro
navi erano incastrate alla nostra, e non potevano più fuggire, come uso fra i
vili. Fratello Ruggiero si lanciò sulla nuova nave alla testa di un pugno di
soldati, e compì prodigi di valore tenendo testa al numeroso equipaggio, mentre
i morti incatenati ai remi gemevano in modo orribile.
Sull'altro fianco, eravamo io, Giocondo e Raffaello ad
opporci, con i nostri uomini all'incalzante marea turca che si riversava
sull'Intrepida Novella.
Disgraziatamente, neppure l'abilità nel combattimento
all'arma bianca dei Fratelli camerati è pari al loro valore, e in breve la
situazione su questo fianco diventò critica. Giocondo riusciva con fatica, e
riportando gravi ferite, a tenere la posizione, mentre Raffaello si lanciava
intrepido sulla galea nemica, guadagnando il timone per allontanarla
dall'Intrepida Novella: tali erano i danni causati nello scontro che, se ce
l'avesse fatta, il vascello turco sarebbe certamente affondato.
Disgraziatamente, nemmanco l'abilità al timone dei Fratelli
camerati è pari al loro valore, e Raffaello, nel tentativo di disingaggiare il galeone
nemico dalla nostra galeazza, ci provocò danni ingenti e una falla dalla quale
l'acqua entrava abbondante.
Ed io ancora resisto, resisto di fronte alla marea dei
turchi che incalzano da ogni parte, ma sento il sangue scorrere, infradiciare i
panni sotto la corazza, e frammisto a quello dei nemici c'è il mio. Sono sempre
più debole...
Infine, per le troppe ferite riportate mentre, da
intrepido comandante, pugnava alla testa della sua truppa, Orlando perse i
sensi.
Dicono che fu trascinato fuori dalla zona degli scontri,
dicono che fratello Raffaello gli prestò i primi soccorsi, gli dicono che a
quel punto si rialzò, con la forza di una furia, che iniziò a lottare con un
valore e con una forza mai vista, incitando i militi e menando strage dei
nemici al punto da riguadagnare in breve tempo i terreno perduto e da
ricacciare in mare i turchi che avevano abbordato l'Intrepida Novella, mentre
Ruggiero liberava donne e bambini prigionieri sull'altra nave, vi dava fuoco
rovesciando le loro riserve di fuoco greco e tornava sulla galeazza.
Dicono che una delle due galee dovette ritirarsi malconcia,
mentre l'altra era affondata. Dicono che fu una vittoria, dicono che Orlando si
accasciò non appena il pericolo fu passato, e fu acclamato come un eroe dalla
truppa.
Ma nulla di tutto questo giunse alla sua mente,
infinitamente lontana...
La parte raccontata dopo la sua perdita di conoscenza è la migliore.
RispondiEliminaComunque se questi sono gli italici fratelli...
ricorda Ursha che qui, ormai, ogni cosa non è casuale!!!!
RispondiEliminaI recenti avvenimenti hanno mostrato come l'italico ardore non si piega agli ostacoli opposti dai suoi nemici o dalla malasorte, epperò è infine premiato dalla vittoria! A tal proposito, mi permetto di citare un fatto su cui Orlando ha taciuto, ossia l'epico abbordaggio della galea a tribordo, compiuto da fratello Raffaello: nonostante il suo intento di liberare l'Intrepida Novella dalla morsa della galea a babordo avesse comportato alcuni danni trascurabili all'Intrepida stessa, la sua volontà non ha vacillato e appena possibile è prontamente accorso in aiuto di fratello Ruggero in difficoltà!
RispondiElimina;) Grande post Jacopo, come sempre!
Ahò! E mò c'avete scassato rigà! L'abbordaggio è servito solo a scassacce la chiglie de la Novella! Sei venuto a darme na mano quando ormai avevo finito, e non serviva più ad un benemerito ....! Ebbasta con sta autoproclamazione rigà! La verità è che ce la semo scampata solo pe'r culo, e perchè er morto grosso se fatto li cazzi sua sull'altra nave! Altrimenti a st'ora eramo nella panza der capidoglio morto!
RispondiEliminaIl morto grosso ha telato perché impressionato dall'italico valore! Di fronte a certe gesta, anche i morti conoscono la paura.
RispondiEliminaIn effetti le gesta del prode Raffaello e il suo eroico danneggiamento della Intrepida Novella (ops) non avevano il giusto risalto nel post...
In questo post solo l'abilità di scrittore di Orlando è stata pari all'italico valore!
RispondiEliminaSon proprio gajardi questi Ospitalieri :D
RispondiEliminaMa che vai dicendo, Ruggero?! Così infanghi l'italica gloria! Inoltre, se non era per il mio eroico abbordaggio, tu... Vabbé, sì sì lo so hai ragione... Sapevo che tu o Kuduk mi avreste presto smentito, maledizione!
RispondiEliminaSai cos'è.... è che più che altro hai fatto la parte della pignatta ed i turchi non riusciti a romperti per prendere le caramelle.
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