Dal diario di Frate
Joaquin...
Nella boscaglia, oltre il
fiume, c'è un convento... Dentro il convento, una pietra dell'altare
si muove... Ora sono sott'acqua, mi manca il fiato. Cerco di risalire
in superficie, ma dannazione qualcosa mi trattiene e anzi mi tira giù
verso il fondo! ...oh mio Dio, ma sono i miei compagni...Morti!!!
Un altro dei miei
incubi... Ormai li ho quasi ogni notte e quel che è peggio è che
non posso sapere in anticipo se si avvereranno ancora, com'è
successo con la trappola della casa in fiamme a Firenze, o se si
tratta soltanto del parto malato di una mente delirante.
Questi non sono i
pensieri di un prete, osserverebbe un ipotetico lettore. Già...
Ormai anche i miei compagni sembrano essersene accorti. E le mie
uscite vaghe e sibilline sui pericoli che dovrebbero attendere il
gruppo, non aiutano certo a dissipare i loro dubbi sul mio conto. Ma
se Dio vuole non ci sarà alcun lettore e queste righe rimarranno
solo per i miei occhi; quindi posso lasciar perdere le finzioni,
smettere i panni di frate ed essere finalmente me stesso, almeno su
questo pezzo di carta.
Dopo una notte di incubi
e insonnia, mi alzo e sono pronto a proseguire il cammino con i miei
compagni. Lasciamo la banda sgangherata di King (se quella di King è
sgangerata, la vostra allora com'è? ndr): rimarranno a Sant'Elisa
ancora qualche giorno, ad aspettare che arrivi la ricompensa per aver
ripulito la cittadina dai Morti. I Cacciatori di Morti non sono il
massimo per me, ma questi ragazzi sono stati una manna dal cielo:
senza di loro, probabilmente a quest'ora saremmo anche noi cadaveri
putrescenti, che marciano senza riposo alla ricerca di carne umana.
Dopo alcune ore
raggiungiamo S. Ezechiele. È un paese non troppo grande, ai piedi di
un pendio e per un lungo tratto circondato da un fiume. Gli abitanti
ci scrutano da lontano con diffidenza, ma considerato il mondo
dimenticato da Dio in cui ci troviamo a vivere, meglio vedere un vivo
poco cordiale che non si avvicina per salutarti, anziché un Morto
famelico che ti si avventa contro per sbranarti.
Il primo a rivolgerci la
parola è un bambino ritardato, che ci sciorina un'inquietante
filastrocca su un fiume e una strega. L'unico ad avere un valido
motivo per esserne scosso sarei io, visto il sogno che ho fatto la
scorsa notte, ma anche sugli altri la cantilena sortisce un certo
effetto e sbianchiamo tutti: tutti tranne l'imperturbabile Celestino,
ovviamente, che ci scuote “delicatamente”, ricordandoci
implicitamente che, se proprio vogliamo un motivo valido per
spaventarci, lui è sempre disponibile.
In seguito, facciamo la
conoscenza di Don Avati, il parroco del paese, che ci accoglie con
disponibilità, non fa troppe domande e provvede pure a trovarci un
riparo dignitoso per la notte: niente male 'sto prete! Ci sistemiamo
nella casa disabitata di un pittore ormai defunto, che doveva avere
una spiccata predilezione per le decapitazioni: alle pareti notiamo
infatti molti suoi quadri di gente con la testa tagliata, più un
quadro che rappresenta la cittadina di S. Ezechiele, a cui è stato
strappato un angolo. Dopo esserci dati una ripulita, Granbrace,
Celestino ed io presenziamo alla messa di Don Avati, mentre Otto si
fa un giro in paese; quando lo rivediamo ci racconta di essersi
accordato con un uomo che gli ha fatto intendere di avere importanti
rivelazioni da farci e che ci vuole incontrare nottetempo al fienile
del paese.
Siccome non abbiamo altre
piste da seguire accettiamo e a mezzanotte usciamo di soppiatto,
evitiamo i probi viri di ronda ed eccoci. Attendiamo diverso tempo ma
il nostro uomo non si fa vivo e l'espressione è davvero calzante: il
giorno dopo ce lo ritroviamo a spasso per il paese in qualità di
Morto simplex! Subito Otto ne fa una poltiglia con il suo carcano,
rendendo vani i miei tentativi successivi di comprendere la causa del
decesso.
Alla messa di quel giorno
– che Celestino aveva proposto sarcasticamente di farmi officiare,
palesandomi ancora una volta quanto ormai la mia copertura da frate
sia ridotta a brandelli – Don Avati ricorda il nostro defunto
contatto. Dopo la messa, Otto e Granbrace si recano all'emporio del
paese per cercare qualche nuova pista da seguire e ne rimediano un
foglietto della spesa con su scritte cose costose e difficili da
reperire, come della stoffa particolare, tele, pennelli, tempere,
roba da pittore insomma. Poiché questo al momento non ci porta a
nulla, decidiamo di andare a esplorare quella zona del paese che nel
dipinto in casa del pittore era stata rimossa. In verità, si tratta
di una zona poco fuori dal paese, che raggiungiamo in pochi minuti di
cammino. Arriviamo in riva al fiume che costeggia il territorio e
mentre ci avviciniamo vediamo che, dall'altro lato del fiume, oltre
gli alberi, c'è un convento che sembra abbandonato. Proprio dove
siamo giunti è legata una scialuppa, pronta per attraversare il
fiume.
Subito mi torna alla
mente l'incubo e un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Cerco
di avvertire i miei compagni, accennando confusamente al fatto che ho
un brutto presentimento su questo fiume. Stranamente vengo ascoltato,
anche perché la filastrocca del bambino sul fiume e la strega ha
spaventato anche loro: per prudenza decidiamo di attraversare il
fiume due a due e i templari si tolgono l'armatura, per non andare a
fondo in caso finiscano in acqua. I primi ad attraversare siamo io e
Granbrace: tutto fila liscio e quasi gli altri sono già pronti a
deridere i miei timori. Ma proprio mentre Celestino e Otto sono a
metà della traversata, di colpo la barchetta viene sollevata da una
forza misteriosa e i due finiscono nelle gelide acque del fiume.
Subito Granbrace ed io lanciamo una corda in direzione dei nostri
compagni: Celestino riemerge quasi subito, ma sembra che Otto sia
trattenuto in profondità da qualcosa o qualcuno... Celestino si
immerge di nuovo per recuperare il Cacciatore di Morti e dopo poco
torna in superficie trionfante e acchiappa la corda. Tirarli fuori
non è facile, ma con uno sforzo sovrumano mi avvolgo la corda
intorno al braccio sano e tiro con tutte le mie forze, così da
riportarli all'asciutto. Ma non è finita, perché dall'acqua emerge
il responsabile del bagno fuori programma: è un Morto Atrox e non ha
intenzione di darcela vinta tanto facilmente! Si avventa contro di
noi e ferisce Granbrace, ancora privo dell'armatura. La mia pistola
colpisce alla testa il Morto, ma non è sufficiente e lo stesso vale
per l'expiator di Granbrace; è fratello Celestino a dare il colpo
risolutivo, aprendo la strega del fiume da parte a parte.
Dopo la battaglia ci
guardiamo intorno ansanti, mentre io presto le prime cure a Otto che
è svenuto e rischia l'ipotermia. Siamo riusciti ancora una volta a
sfatare le visioni dei miei incubi, ma cosa ci aspetterà in quel
convento oltre gli alberi?
E' inutile Luca che cerchi di giustificare il tuo atteggiamento misterioso, a Celestino non la si fa!!!
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