Quando Sant'Antonio stava nel deserto, proprio come il
Nostro Salvatore fu sottoposto alle tentazioni da parte del Demonio. Il Maligno
gli offrì denaro, piaceri, cercando di fargli rinnegare lo spirito con il
miraggio degli ignobili beni terreni. Ma era vero quello che il Santo vedeva, o
solo inganno e miraggio? Poco conta, in fondo, perché era opera del Demonio, e
poi perché tutto quanto accade in questa nostra breve vita terrena non è che
miraggio e breve sogno.
Quel che conta è che il Santo ignorò tali forme che
apparivano sostanza, e rimase fedele alla sua scelta.
Oggi, nel mondo del XX secolo, il vero deserto sono le Terre
Perdute, luogo pericoloso, quasi privo di vita e, in questi mesi invernali,
battuto da gelidi venti e neve. Qui, nelle Terre Perdute, nel luogo più
impervio e surreale di esse, io e Fratello Celestino abbiamo avuto la nostra
(seconda) tentazione, abbiamo incontrato il nulla che pare sostanza per mettere
alla prova la nostra fede.
Del resto, stavamo vivendo un periodo denso di eventi straordinari.
Giorni addietro, c'è stato l'incontro con i sedicenti Angeli, poi la visione e,
infine, la sera prima della Tentazione, un incontro molto interessante, benché
senza alcun sentore di soprannaturale, anzi caso mai con la puzza acre
dell'osteria. Alla sera di un giorno tremendo, in cui avevamo avanzato nella
bufera, abbiamo avvistato una sorta di torre posta su un'isoletta fluviale al
limite della strada: era uno dei non molti luoghi delle Terre Perdute nei quali
si potesse avere un pasto caldo ed un letto sicuro, se disposti a pagare cifre
esorbitanti o materiale utile.
Per noi, uomini di Chiesa vincolati dal voto della povertà,
non fu un problema separarci da due preziosi anelli che avevamo dovuto
controvoglia prendere con noi in una precedente avventura al fine di sviare
certe indagini. Fu in questo luogo che trovammo un mercante ubriaco che, prima
di crollare, ci narrò leggende interessanti che circolavano nelle Terre
Perdute. Ci disse degli Angeli, ma soprattutto raccontò di un luogo che forse
avevamo visto negli affreschi della Rocca Templare, un luogo segnato dal
simbolo dell'aragosta. Lì, a detta del mercante, si nascondeva il Graal, ma
anche un pericolo da cui pochissimi erano fuggiti. Appena entrati nel
villaggio, cessava di splendere il sole, e bimbi morti accompagnavano con
cantilene i malcapitati viandanti in un palazzo, unico sano nelle rovine, al
sicuro dai branchi di lupi morti che ululavano lontano; qui si trovava una
tavola imbandita, ma il vero cibo erano proprio loro, i viandanti, che venivano
divorati da un essere mostruoso, con il volto coperto da una maschera. Un vivo,
che però si nutriva di vivi.
Avremmo voluto parlare ancora con il mercante, ma crollò
ubriaco e i suoi colleghi lo portarono via prima che si riavesse. Noi partimmo
alla volta di Guernica, ma fummo costretti a fermarci prima.
Camminavamo in un luogo spettrale, spazzato, dove il suolo
pareva vetrificato. I miei rapporti segreti parlavano chiaro: lì c'era stata
un'esplosione nucleare e, con un po' di fortuna, avremmo trovato un aereo
tedesco precipitato con un'altra testata. Dovevo trovarla: copiata, sarebbe
stata un'arma formidabile per il Sanctum Imperium, i Tedeschi non avrebbero mai
osato attaccarci sapendo che disponevamo di un simile ordigno. Sganciato su una
loro città, avrebbe causato danni inenarrabili, generando una quantità
indescrivibile di morti.
Vidi, in lontananza, la sagoma di un aereo precipitato,
emozionato mi stavo già avviando, quando un istinto mi fece voltare. Così fece
Celestino. Non Joaquin, il cui cuore fu trapassato dalla lancia di una donna
mostruosa, mutata dalle radiazioni, che ci aggredì brandendo uno spaventoso
machete. Io e Celestino facevamo per difenderci, sarebbe stato uno scontro
duro, ma due colpi alla testa uccisero il mostro.
Chi li aveva sparati?
Intorno non c'era nessuno.
Solo noi, il vento e il cadavere di Joaquin, già
dissanguato.
La nostra Tentazione.
Egli sembrava sparare, sembrava rallegrarsi di avere ucciso
il mostro, sembrava raccontare di essere morto nell'assalto alla setta in cui
aveva perso la vita anche Otto e di essersi risvegliato con poteri che gli
permettevano di simulare la vita. In realtà, io lo sapevo bene, il povero
Joaquin era a terra, davanti a noi, perché quel cadavere ragionava, e la Chiesa
dice che non esistono morti senzienti. Di conseguenza, Joaquin, il Joaquin che
parlava con noi, era solo un'illusione, una manipolazione del demonio. Ebbi la
forza di ignorarlo, mentre mi spiace ammettere che Fratello Celestino dava
credito a queste vane manifestazioni, credeva che davvero potesse esistere un
morto amichevole, un morto che non fosse una vuota bestia affamata di carne
viva. Adolf addirittura diceva di aver capito da tempo che Joaquin era oramai
un morto, ma di lui non mi stupisco, la vera fede non lo ha mai accompagnato.
Mi rincresce, invece, per Fratello Celestino, ma qui non
posso perseguire la sua eresia, ci serve stare uniti nell'interesse superiore
della Chiesa: riportarle la bomba atomica.
Ignorando l'illusione di Joaquin, mi diressi verso l'aereo:
oramai era tempo di rivelare ai miei compagni quale tesoro si nascondesse lì.
Lo trovammo, ma purtroppo trovammo anche l'orrore: la donna mutata teneva lì,
appesi, due cadaveri e una donna ancora viva, nuda, ferita. Si nutriva di loro.
Liberammo la donna, che ci rivelò di essere stata attaccata
a sorpresa dalla donna mutata mentre si recava a Guernica (pur sapendo che era
un luogo infernale) con una Jeep. Non fu difficile trovare la Jeep, ancora
funzionante: ci avrebbe aiutato a portare via l'innesco della bomba che,
insieme alle foto dell'ordigno che avevo scattato (secondo le indicazioni
ricevute da Ardizzone in segreto) avrebbe permesso ai nostri Santi tecnici di
riprodurre l'arma.
Non c'era più motivo di proseguire verso ovest, verso la
pericolosa Guernica. Il transatlantico americano, a detta del mercante, era a
Lisbona, troppo lontano per inseguire una notizia dubbia. Decidemmo, invece, di
recarci a nord, verso il presunto nascondiglio del Graal. Io sarei voluto
tornare subito in Italia, ma non potevo tornare solo, sarebbe stato troppo
pericoloso, più pericoloso che affrontare un giro più lungo insieme al forte
Celestino e ad Adolf, che insistevano per andare a Nord.
Così ripartimmo, portando con noi la donna ferita e ancora
tormentati dalle visioni del nostro compagno morto.
In effetti guardando l'occhio spento avremmo dovuto intuire che era morto... :)
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