Nella vicenda torinese, benché il rischio più grave fosse oramai scongiurato, rimanevano ancora alcuni punti da acclarare. In particolare, ci turbava quella stamperia di libri proibiti che, a quanto ne sapevamo, era stata installata a Vicus Novus, un paesino a circa quindici chilometri da Torino. Decidemmo di recarvici già il mattino dopo la notte dell'assassinio del Cardinale, dopo aver parlato con Pautasso, e, per una volta, di seguire una procedura standard, tanto più che avevamo l'indirizzo della presunta stamperia.
Mi presentai dal Parroco, Don Beppe, con la mia patente di Inquisitore, spiegando la mia esigenza di perquisire la sede dell'indirizzo. Il brav'uomo fu disponibile, pur assicurandoci che il luogo non era sede di una stamperia, ma semplicemente la residenza di due persone dabbene, nonostante avessero avuto la disgrazia di un figlio poco savio.
Devo riconoscere che Don Beppe fu davvero paziente, perché Adof era veramente molesto, quel giorno, forse posseduto da personalità diverse, e lo stesso Jaoquin non riusciva a dominarlo mentre farneticava di roghi da appiccare a tutta la popolazione, senza nemmeno un giusto processo. Credo che dovremmo valutare l'ipotesi di un buon esorcismo a quel ragazzo e valutare se portarlo ancora con noi.
In effetti, i due proprietari della casa all'indirizzo in nostro possesso sembravano due ottime persone, due ex docenti proprietari di una vastissima biblioteca, nella quale, però, non spiccavano testi proibiti. Ci spiegarono che, prima della guerra, Vicus Novus era stata sede di una importante stamperia, che però era stata distrutta dai bombardamenti, sicché gli abitanti avevano una grande abbondanza di testi (anche Don Beppe ne vantava un'ampia collezione). La stamperia, però, non aveva mai ripreso a lavorare, o almeno così dicevano.
Eppure, il marchio era proprio quello che avevamo trovato sui libri proibiti. Fra questi, c'era anche il Sine Requie, stampato nel 1953
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