In quel mentre, sentimmo bussare alla porta. Joe, spostò il
mobile, ripose la sedia, rimosse il capello, aprì la porta: era Lisa. La
fanciulla entrò, poi Joe incollò un capello fra stipite e porta, appoggiò la
sedia, spostò il mobiletto. Lisa veniva a salutarci: non sentendosi accettata,
aveva deciso di restare lì ancora per qualche giorno, per poi spostarsi
autonomamente in Francia, quando oramai noi saremmo già stati sul
transatlantico, in viaggio verso casa. Ci salutò con calore (salvo Joe e
Kartoffen, che fu del tutto ignorato). Accolse anche la mia gentile offerta di
essere confessata, sicché io ora so chi fra lei e Joe aveva mosso le avances,
ma non posso rivelarlo perché è coperto da segreto professionale (o
confessionale che dir si voglia). Certo, era la spiegazione che qualsiasi
essere di buon senso avrebbe dovuto raggiungere da sé.
Lisa non passò nemmeno la notte con noi. Joe spostò il
mobile, ripose la sedia, rimosse il capello, fece uscire Lisa, poi incollò un
capello fra stipite e porta, appoggiò la sedia, spostò il mobiletto.
Dormimmo un paio d'ore, e la mattina ripartimmo, con la sola
Jeep, verso Brighton, dove si diceva fossero rimaste molte delle barche in
disarmo dai tempi della guerra. Vi arrivammo senza intoppi, e non faticammo molto a trovare un peschereccio
in condizioni non troppo disastrose, in grado di prendere il mare con pochi
accorgimenti. Eravamo quasi pronti quando il Pagano cominciò a mostrare segni
di inquietudine, e in effetti, poco dopo, comparve in fondo alla strada la
figura funesta di Skinner, il morto forse diabolicus che avevamo visto a capo
di una schiera di morti intento a saccheggiare città! Il varo del nostro
peschereccio fu eseguito a rapidità da record, ed eravamo già in mare quando
Skinner giunse al molo, e ci guardò sibilando che ci saremmo rivisti. Era
comunque chiaro che, se avesse voluto, avrebbe potuto prenderci.
La notte ed il viaggio procedettero quasi tranquilli, salvo
un paio di aspetti inquietanti. A metà notte, passò non lontano da noi una
figura immensa, che non faticammo a riconoscere con un sommergibile tedesco.
Per fortuna ci ignorò, ma non era consolante pensare che ci saremmo imbarcati
su un transatlantico statunitense con sommergibili tedeschi in giro. L'aspetto
più pericoloso era, però, la presenza di Kartoffen a bordo.
Dormimmo, ma il risveglio la mattina non fu piacevole: una
tremenda esplosione distrusse la barca. Solo io, grazie alla protezione del
Signore, e il Pagano, grazie alla buona sorte, raggiungemmo indenni la riva non
lontana, mentre gli altri persero gran parte dell'equipaggiamento in mare.
Tutti, però, sopravvivemmo: che era successo? Eravamo stati attaccati?
No. Semplicemente, Kartoffen, all'ultimo turno, aveva
pensato che avremmo gradito una colazione di pesce e aveva gettato le reti
nelle minatissime acque davanti al porto di Le Havre. Aveva pescato una bomba.