Colgo l'occasione per ringraziare tutti, in primis chi ci supporta e sopporta seguendo e commentando... Buone feste a tutti e che il 2014 sia un buon anno!!!
lunedì 23 dicembre 2013
sabato 14 dicembre 2013
Il segreto del Louvre
Soli sulla deserta spiaggia
di Le Havre, discutemmo brevemente sulla strada da seguire. Il ritorno in
Inghilterra era precluso dalla pesca miracolosa di Kartoffen, così come un
disperato inseguimento del transatlantico: non si intravedeva alcuna barca in
grado di prendere il mare. Qualcuno accarezzò anche l'idea di percorrere il
nord della Francia alla ricerca di un'imbarcazione per tentare la traversata
oceanica con mezzi propri, ma – anche ammesso di trovare qualcosa e di voler
correre il forte rischio – non avremmo mai trovato abbastanza carburante.
Decidemmo così di avviarci a Lisbona, non senza passare
prima dalla vicina Parigi per recuperare l'oro di Kartoffen e, possibilmente,
un mezzo di trasporto: nessuno di noi era un genio in geografia, ma sappiamo
tutti che l'Europa è grande come il Texas e che Lisbona è al capo opposto,
rispetto a Parigi.
Ci avviammo a piedi: gli Angeli avevano detto che la città
era a due passi, e infatti molto presto ci trovammo fra le rovine della
periferia. Ancora qualche istante, e udimmo una voce da dentro un rudere
intimare di identificarci. Dalla parlata francese, indovinammo che si trattava
di partigiani, così dicemmo di essere soldati americani. Deponemmo le armi, e
subito un drappello di tre individui si fece avanti. Eravamo fortunati: si
trattava di giovanetti imberbi, era probabile che non avessero mai sentito
parlare di Otto, e infatti non lo riconobbero. Furono, anzi, molto gentili:
conosciuta la nostra meta, il capo ci offrì anzi ospitalità per la notte nel
loro rifugio segreto.
Mentre discorrevamo, il Pagano e Kartoffen ebbero
l'intuizione di una bestia umanoide che si celava nell'oscurità di qualche casa
diroccata e ci spiava. Era possibile, come ci confermarono i partigiani: si
doveva trattare del Divoratore, probabilmente un esperimento nazista che ogni
notte minacciava le loro vite.
Seguendo un paio di partigiani assegnatici come guide,
raggiungemmo in breve tempo una galleria della metropolitana che era stata
adattata a rifugio di alcune delle brigate della resistenza francese, quanto
meno della Liberté, della Egalité, della Fraternité e della Marat (poco
fantasiosi e poco religiosi, questi giacobini), e forse anche altre di cui non
incontrammo membri.
Dopo aver superato qualche posto di blocco urlando insulti
ai crucchi come parola d'ordine (incluso un pittoresco vituperio ai danni di
Otto von Skorzery, che si era imbrattato ad arte il volto) e subito un
rimprovero a distanza a carico del capo partigiano che ci aveva lasciato
entrare con troppi pochi controlli, ci fu permesso di accucciarci in un
anfratto coperto di paglia per la notte.
Non era certo un posto tranquillo, anche se non capivo il
francese so che nella notte fui svegliato: a quanto intendemmo, anche e
sopratutto grazie all'interpretazione di Kartoffen che nel suo passato da spia
aveva sviluppato un notevole poliglottismo, il Divoratore aveva colpito ancora,
e proprio il caposquadra che ci aveva ammesso al rifugio era sparito.
Dormimmo in modo agitato. Fummo svegliati da una delegazione
di capi partigiani con un'offerta molto interessante: aiuto in una missione in
cambio di un mezzo a raggiungere Lisbona. Eravamo molto interessati, caspita!
Mesi prima, i partigiani avevano subito un disastroso
attacco da parte di esseri nazisti (morti potenziati sotto il controllo umano?
Mostri geneticamente modificati?) che sembravano inarrestabili e stavano
causando disastri, quando d'improvviso si era udito un urlo provanire dal
Louvre. Tutti gli esseri si erano diretti, come rispondendo ad un richiamo,
verso l'antico museo (che si trovava nella parte della città controllata dai
francesi), vi erano entrati, e da allora non si era più saputo nulla di loro.
Solo uno non aveva raggiunto il Louvre, cadendo in una trappola, ed era stato
ucciso non senza difficoltà.
Ora, la domanda era: chi – o cosa – si nascondeva nel
Louvre? Nessuno dei partigiani, salvo un rinnegato tedesco, aveva il coraggio
di andare a scoprirlo.
Servivano degli eroi, o dei pazzi.
lunedì 9 dicembre 2013
Incontro o r-incontro!!!
Gli Angeli! No, di più, gli Arcangeli!
Essi sono tornati fra noi, nuovamente mi hanno illuminato
con la propria presenza, dopo che già mi avevano sollevato dal fango e indicato
la retta via del Signore, mentre ero immerso nel peccato!
Essi ci attendevano. Sbarcati a Le Havre nel modo poco
ortodosso di cui ho già parlato [Kartoffen aveva pescato una bomba affondando
il peschereccio], trovammo solo una spiaggia deserta. Strano, ci saremmo attesi
una folla desiderosa di rientrare in America, invece non c'era nessuno. Poi,
comparvero Loro: Michele, Gabriele e Raffaele! Si diressero verso di noi, e non
appena riconobbi le loro umane sembianze mi gettai ai loro piedi, devotamente
elogioandoli.
Con l'umiltà che li caratterizza, si schernirono, non
accettando l'esaltazione. I miei compagni erano perlessi: non capivano la loro
altissima autorità, e quasi pareva loro che la mia dignità di Reverendo fosse
sminuita perché l'investitura non era avvenuta da parte della Chiesa, ma da ben
più eccelsa Autorità.
Essi ci hanno indicato la via. Mentre con il solo tocco
delle mani (e con un kit di pronto soccorso) curavano le piaghe di Kartoffen,
ci posero alcune domande, e ci rivelarono che un altro transatlantico era in
partenza per Lisbona. Mi chiesero anche se sapevo con chi mi stavo
accompagnando, ma compresero bene che solo con noi c'era per lui speranza di
redenzione, e il buon pastore non abbandona la pecorella smarrita, nemmeno se
si tratta di un crucco feroce.
Infine, Essi si sono allontanati, lasciandoci sulla spiaggia
con il nostro libero arbitrio.
Ma so che li rivedremo.
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